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Un cammino in 14 tappe, una terra di confine costellata di forti e fortificazioni
Da vocepinerolese.it del 18 marzo 2025

Un cammino in 14 tappe, una terra di confine costellata di forti e fortificazioni ideate per dividere e per difendere. Il fiume Po, da Villafranca Piemonte, come punto di partenza; il Monviso, come faro, che accompagna lungo il percorso. Nel mezzo: pianure, vigneti eroici, dimore storiche, la Città di Pinerolo, luoghi simboli della cultura valdese, laghi, cascate, Usseaux, uno dei Borghi più belli d’Italia, forti, la Strada dell’Assietta, il Forte di Fenestrelle con i suoi 4000 gradini, la più grande struttura fortificata d’Europa e la più estesa costruzione in muratura dopo la Muraglia cinese. Ecco “Le strade di forti”, un nuovo cammino che viene presentato al grande pubblico giovedì 27 marzo alle 10,30 nella suggestiva cornice del Forte di Fenestrelle: in un mondo che cerca di rallentare, ritrovare il giusto passo, è una nuova proposta turistica per il Piemonte che si snoda per una parte all’interno del Parco delle Alpi Cozie e percorre, per un lungo tratto, il Sentiero del Glorioso Rimpatrio dei Valdesi. Può essere sì percorso a piedi ma anche in bicicletta. (https://vocepinerolese.it/)
 

È il Consorzio Turistico Pinerolese e Valli  organizzare la presentazione: il pubblico potrà percorrere lagenesi dell’iniziativa, risultato di una progettualità avviata alcuni anni fa dalle amministrazioni delterritorio. È realizzata con il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo e punta a far conoscere iluoghi più interessanti del Pinerolese, unendo al trekking (o all’esperienza in bici) la valorizzazione distoria, cultura, prodotti tipici, vini. Dopo i saluti di Alberto Cirio , presidente della Regione Piemonte, Davide Nicco , presidente del ConsiglioRegionale ed Andrea Cerrato , presidente Federazione dei Consorzi Turistici del Piemonte, l’AssociazioneStudio ArteNa e il Consorzio Turistico Pinerolese e Valli illustreranno il nuovo cammino.

Poi, si parlerà di turismo lento, passi, esperienze, del valore del paesaggio fruito attraverso il cammino,con Sara Furlanetto, cofondatrice di Va’ Sentiero , realtà amatissima sui social e diventata anche un libro,che realizza spedizioni documentative per esplorare le Terre Alte e condividere le sue scoperte, PietroVertamy, fotografo, editor, creatore di cammini e fondatore di Around the Walk, laboratorio errante diindagine visuale, e Diletta Zanella, guida escursionista del Cammino di Oropa che racconterà quest’altraesperienza piemontese. L’incontro, moderato dalla giornalista Chiara Priante, sarà concluso da Rossana Turina, presidente delConsorzio Turistico Pinerolese e Valli. Presente Il Teatro a pedali de Il Mulino ad arte, format esperienziale che permette, grazie alla pedalata delpubblico, di alimentare una zona a led: un modo per ribadire l’invito a esperienze più sostenibili. Il cammino de Le Strade dei Forti si può scoprire su www.lestradeiforti.it (http://www.lestradeiforti.it/)

:le 14 tappe sono già strutturate, così come il «Kit dei forti», ovvero il passaporto e i timbri con i qualividimare il percorso per chi si accrediterà al cammino. Nei prossimi mesi, si allargherà il Club di Prodottodegli operatori turistici (la rete che raccoglie le strutture ricettive aderenti al cammino, nda) e sisvilupperanno ulteriori servizi, come agevolazioni e sconti dedicati.

Le 14 tappe

Tappa 1: Villafranca Piemonte – Cavour
Tappa 2: Cavour – Pinerolo
Tappa 3: Pinerolo Centro
Tappa 4: Pinerolo – San Germano Chisone
Tappa 5: San Germano Chisone – Perosa Argentina
Tappa 6: Perosa Argentina – Fenestrelle
Tappa 7: Fenestrelle – Pian dell’Alpe
Tappa 8: Pian dell’Alpe – Casa Assietta
Tappa 9: Casa Assietta – Rifugio Mulino di Laval
Tappa 10: Rifugio Mulino di Laval – Foresteria di Massello
Tappa 11: Foresteria di Massello – Prali
Tappa 12: Prali – Conca del Prà
Tappa 13: Conca del Prà – Gran Tour del Monviso (o, alternativa, tappa 14)
Tappa 14: Conca del Prà – Bobbio Pellice

 

Scoperti misteriosi tunnel progettati da Leonardo Da Vinci sotto il Castello Sforzesco
Da greenme.it del 18 marzo 2025

Di Roberta Ragni

Un team di ricercatori ha scoperto misteriosi tunnel sotterranei progettati da Leonardo Da Vinci sotto il Castello Sforzesco di Milano.

Un’incredibile scoperta archeologica ha riportato alla luce misteriosi tunnel sotterranei, progettati dal genio rinascimentale Leonardo Da Vinci, sotto il Castello Sforzesco di Milano. Grazie alle più avanzate tecnologie di scansione, tra cui georadar, laser scanner, GPS, fotogrammetria e modellazione 3D, gli studiosi hanno individuato strutture rimaste nascoste per secoli, rivelando nuovi segreti della fortezza.

Una scoperta oltre le aspettative Secondo Francesca Biolo, storicadell’architettura presso il Politecnico di Milano.

"Abbiamo scoperto stanze su un secondo livello interrato e un ulteriore passaggio parallelo a quello già noto".

Questa rivelazione suggerisce che il Castello Sforzesco, oltre ai cunicoli già conosciuti, possa ancora nascondere altri spazi segreti. Il ruolo di Leonardo Da Vinci nella progettazione Costruito nel XIV secolo e ampliato nei secoli successivi, il Castello Sforzesco fu un importante centro artistico e ingegneristico durante l’Alto Rinascimento. Leonardo Da Vinci, oltre ad essere pittore e scultore, era anche un esperto di fortificazioni militari e fu incaricato di progettare parte delle difese del castello.

Analizzando alcuni schizzi dell’epoca, i ricercatori hanno riconosciuto la struttura principale del castello e numerosi passaggi segreti che potrebbero essere ancora inesplorati. Questa scoperta getta nuova luce sul genio ingegneristico di Da Vinci e apre la possibilità di ulteriori ritrovamenti sotto la storica fortezza milanese.

Gli esperti ritengono che le gallerie sotterranee del Castello Sforzesco fossero utilizzate principalmente per scopi militari,ma alcuni passaggi potrebbero aver avuto anche altre funzioni. Un esempio significativo è il corridoio che collega il castello alla Basilica di Santa Maria delle Grazie, la chiesa voluta da Francesco Sforza, celebre per ospitare L’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci. Questo passaggio segreto potrebbe aver garantito un collegamento sicuro tra i due luoghi, facilitando sia le operazioni strategiche sia l’accesso alle tombe della famiglia Sforza, tra cui quella di Beatrice d’Este, moglie di Ludovico il Moro. Oggi, il Castello Sforzesco è sede di tre importanti musei:
 

  • La Pinacoteca del Castello Sforzesco, che conserva capolavori dell’arte italiana,

  • Il Museo della Pietà Rondanini, dedicato all’ultima scultura incompiuta di Michelangelo,

  • Il Museo d’Arte Antica, che raccoglie opere e reperti legati alla storia del castello.
     

Sebbene il sistema sotterraneo non sia ancora completamente accessibile, le indagini condotte con georadar e scansione laser hanno confermato la presenza di questi tunnel, aprendo nuove prospettive per la loro esplorazione.

"L’obiettivo è creare un gemello digitale del Castello Sforzesco, un modello virtuale che non solo riproduca l’aspetto attuale del complesso, ma che permetta di esplorare anche il suo passato, recuperando elementi storici non più visibili”, ha dichiarato Franco Guzzetti, professore di Geomatica al Politecnico di Milano.

Grazie alla realtà aumentata, i visitatori potrebbero presto immergersi in un viaggio virtuale attraverso i misteriosi sotterranei del castello e i suoi ambienti nascosti. Un’esperienza innovativa che, ancora una volta, celebra il genio di Leonardo Da Vinci,  rendendo il suo lascito accessibile anche al pubblico moderno.

 

Un viaggio nella storia di Forte Ardietti
Da radiopico.it del 18 marzo 2025

La Proloco di Ponti sul Mincio ha organizzato un appuntamento dedicato agli appassionati di storia e architettura presso Forte Ardietti. Il fine settimana del 5 e 6 aprile sarà dedicato alla riscoperta di questo esempio di architettura asburgica, noto anche come Werk VI, con una serie di iniziative da non perdere.

Il programma

L’evento prenderà il via sabato 5 aprile alle 17:30 con una conferenza itinerante guidata dall’Architetto Fiorenzo Meneghelli, esperto di storia dell’architettura militare. Durante la visita, i partecipanti avranno l’opportunità di esplorare il forte e conoscerne la storia.

A seguire, sarà possibile prendere parte a un’apericena all’interno della fortezza. Una vera occasione per immergersi nell’atmosfera ottocentesca del luogo.

La partecipazione all’apericena è su prenotazione.

La manifestazione proseguirà domenica 6 aprile dalle 9 alle 19 con una giornata interamente dedicata alla rievocazione storica.

Sarà possibile assistere a scene di addestramento e scaramucce tra soldati, immergendosi nell’esperienza.

All’interno del Forte, i visitatori potranno pranzare presso l’osteria storica, dove sarà possibile gustare piatti tipici dell’epoca. Inoltre, i rievocatori in uniforme accompagneranno il pubblico alla scoperta della fortezza con visite guidate su prenotazione alle 10:30, 11:30, 15 e 16.

Questo evento rappresenta un’occasione unica per riscoprire la storia del territorio e ammirare Forte Ardietti nella sua immagine originaria, parte del celebre sistema fortificato del Quadrilatero.

Sarà un vero salto nel passato, che permetterà di percepire le atmosfere dell’epoca delle Guerre di Indipendenza e di comprendere il ruolo strategico di questa imponente struttura militare.

L’evento è patrocinato dal Comune di Ponti sul Mincio.

 

"Padova città d’acque e mura: dalla Golena San Massimo al Castelnuovo"
Da padovaoggi.it del 18 marzo 2025

In collaborazione con il Comitato Mura di Padova, passeggeremo tra le antiche mura veneziane e l'ingegnosa opera difensiva progettata da Bartolomeo d'Alviano, lungo ilcanale San Massimo, naturale prosecuzione del canale di Santa Chiara e del canaleAlicorno. Tra la golena di San Massimo, il torrione Nuovo e il Castelnuovo, potremo rivivere le imponenti fortificazioni che hanno fatto la storia dell'ingegneria militare del periodo rinascimentale.

• L'inizio della visita è fissato per le ore 15.30.

• Durata della visita (indicativa) 2 ore, si consiglia di indossare calzature comode

• È richiesto un contributo per partecipante di 12 euro (10 euro per i tesserati); per i bambini fino a 12 anni di 6 euro.

• Per la prenotazione, inviare un messaggio whatsapp al 3716890812

 

Stella d’Occidente, il museo nell'ex bunker Nato e il racconto della Guerra Fredda
Da corrieredelveneto.it del 17 marzo 2025

Di Francesco Chiamulera

Il futuro dell'ex base segreta West Star ad Affi (Verona) e la memoria degli orrori del passato

A chi viaggi oggi in uno dei paesi dell’ex patto di Varsavia può capitare abbastanza probabilmente di visitare una ex sede della polizia segreta locale.Che sia la STASI a Berlino Est, l’NKVD poi KGB a Riga o a Vilnius, la Securitate a Bucarest, e così via a Praga o a Varsavia, questi luoghi, fatti dieterni cunicoli sotterranei, macabre gallerie, oscure stanze per interrogatori,oggi convertiti in musei, rivelano storie tristemente esemplari. Vi vennero imprigionati, torturati e uccisi migliaia di avversari politici. Moltissimi vennero spediti nei gulag siberiani. Molti erano patrioti locali. Molti erano «borghesi» nemici del popolo. Molti erano ebrei. In quello di Riga c’è unaparete dove chi ha trasformato la prigione in museo ha mappato, con post-it minuziosamente associati a ogni buco di pallottola, tutte le esecuzioni sommarie che è riuscito a ricostruire.

C’è da augurarsi che una simile cura venga applicata al futuro museo della Guerra Fredda che sorgerà nell’ex bunker della Nato di Affi , Verona. «West Star», nome in codice militare che il Patto Atlantico aveva dato al bunker segreto del Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, sarà adibito a museo.

Le due stelle

Costruito negli anni Sessanta nel monte Moscal e dismesso nel 2007, in piena guerra fredda, aveva un nome, Stella d’Occidente, scelto incontrapposizione a quell’altra stella, quella rossa che campeggiava ovunqueal di là della cortina di ferro. E che ancora si vede oggi sulla Piazza Rossa di Mosca durante le parate del regime di Putin.

Servirà, il museo, non solo per evitare certe morali generiche che equiparano tutte le guerre, quelle di attacco e conquista e quelle di difesa; ma anche quelle «calde», con scambio di colpi e di morti, e quelle «fredde», come la nostra: che fu, di fatto, una pace.

E poi per ricordare una semplice verità. A West Star, come in qualsiasi struttura militare occidentale, non c’era nessuna tortura o interrogatorio forzato o detenzione illimitata, priva di motivazioni, come avveniva «di là».

«Giustizia? Pochissima»

Il segreto militare serviva agli scopi dell’autodifesa delle democrazie: ora che i tunnel si apriranno al pubblico, non riveleranno nessuna orribile verità supersone perseguitate. Al museo di Riga abbiamo chiesto alla guida se ci sia stata giustizia per le migliaia di funzionari del KGB che sovrintesero alla repressione. «Pochissima qui in Lettonia, solo qualche blanda condanna per i casi esemplari», ha risposto. «Perché? Perché il nuovo governo negli anni Novanta temeva di fornire una scusa a Mosca per mandare ancora una volta i suoi carri armati. E poi mi risulta che l’attuale presidente sia un ex funzionario del KGB, o no?».

Eravamo dentro una cella. Abbiamo rabbrividito. Ecco, qui da noi è diverso.

 

Base USA di Aviano, cresce la tensione: lavoratori italiani pronti allo sciopero
Da oggitreviso.it del 17 marzo 2025

Di Gianandrea Rorato

Terza lettera dagli Stati Uniti, i sindacati insorgono: "Forzatura inaccettabile"

AVIANO (PORDENONE) - Alla base militare di Aviano (Pordenone) monta la protesta tra i lavoratori italiani dopo l’ennesima lettera inviata dal Department of Government Efficiency (DOGE), organismo voluto da Elon Musk. Il documento, partito direttamente da Washington, chiede dettagli sulle attività svolte dal personale civile.

I sindacati Fisascat Cisl e Uiltucs hanno reagito duramente, definendo la richiesta una violazione degli accordi bilaterali tra Italia e Stati Uniti. Hanno già sollecitato chiarimenti all’ ambasciata USA e al governo italiano .Se le pressioni continueranno, si profila il rischio di sciopero
.
Il personale civile delle basi americane in Italia opera sotto la normativa nazionale e i sindacati temono che questa vicenda possa aprire un precedente pericoloso , mettendo a rischio diritti e tutele . È stato richiesto un incontro urgente per chiarire la situazione ed evitare ulteriori tensioni.

 

Batteria di Scarpa: apre ai veronesi uno dei gioielli meno conosciuti della città
Da larena.it del 15 marzo 2025

Di Ilaria Noro

Lavori cofinanziati da Fondazione Cariverona e Comune di Verona

Barriere architettoniche abbattute e nuovi servizi igienici: la Batteria di Scarpa si apre alla città. La sala dell’imponente struttura asburgica èora a disposizione dei cittadini, di gruppi e associazioni per iniziative culturali, riunioni e incontri.

La fortificazione, a pochi passi da Alto San Nazaro , che si affaccia al Parco delle Mura, sarà visitabile i sabato pomeriggio grazie al Comitatoper il Verde che, insieme a Legambiente, è attivo qui da molti anni. Inoltre, potrà essere meta per studenti, studiosi ed appassionati: ècustodito qui, infatti, il Centro documentale del Parco delle Mura, formato da volumi, libri e lavori curati negli anni da Legambiente sul verde esulle strutture fortificate e monumentali della cinta muraria che abbraccia la città.

L’intervento sulla Batteria di Scarpa, che risale al 1840, progettata dal militare Franz Von Scholl, è stato cofinanziato da FondazioneCariverona e Comune di Verona e conclude il lungo iter di restauro e ripristino della fortificazione che ancora oltre una decina di anni faaveva portato al recupero della sala principale. Ora lo step aggiuntivo, costato circa 35mila euro, e la piena fruibilità grazie ai bagni.

I nuovi lavori sono stati presentati dall’assessora alla Cultura e ai Rapporti con l’Unesco Marta Ugolini insieme al presidente della Prima circoscrizione Lorenzo Dalai, Ettore Napione, storico dell’arte e dirigente dell’Ufficio Unesco del Comune e Andrea Bernardelli, architetto progettista dei nuovi interventi alla Batteria di Scarpa.

 

L’ex base Nato di Bagnoli per gli sfollati dei Campi Flegrei
Da larena.it del 15 marzo 2025

Dopo l'ultimo terremoto molte persone hanno sfondato i cancelli e l'hanno occupata, convincendo la Regione a farne una struttura di accoglienza permanente

Dopo il terremoto avvenuto nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 marzo nell’area dei Campi Flegrei, nella zona nord occidentale di Napoli, nel quartiere di Bagnoli molte persone che erano scese per strada sono andate a cercare rifugio in una ex base della Nato, che ha ampi viali, giardini ed edifici antisismici. Hanno trovato i cancelli chiusi e li hanno sfondati, occupando la struttura per tutta la notte. Il pomeriggio dopo hanno organizzato un’assemblea all’interno della struttura per chiedere che quegli edifici abbandonati siano riconvertiti in strutture per ospitare gli sfollati in caso di emergenza e assistere le vittime del bradisismo, cioè il sollevamento o l’abbassamento del terreno provocato dall’attività vulcanica nella «caldera» dei Campi Flegrei.

«Non è più possibile considerare quello che sta succedendo come un’eccezionalità: c’è bisogno di strutture attrezzate accessibili ventiquattr’ore su ventiquattro, di personale civile e medico per supportare la popolazione in un momento complesso», ha detto Walter Iannuzzi, uno psicologo che ha partecipato alla riunione pubblica. Le persone presenti hanno chiesto anche maggiori informazioni sui percorsi di fuga in caso di emergenze, sostegno economico e psicologico per gli sfollati e interventi domiciliari tempestivi nel caso di terremoti per le persone in difficoltà.

Gli occupanti hanno ricevuto sostegno sia dalla Regione che dal comune di Napoli. In una diretta Facebook, il presidente della Regione Vincenzo De Luca,del Partito Democratico, ha detto che «abbiamo visto immagini francamente inaccettabili dei cittadini che di sera, di notte, rimanevano fuori dall’ex Nato e non avevano centri di accoglienza adeguati». La Regione ha poi deciso con la Protezione civile di costruire una struttura di accoglienza, mentre l’Azienda sanitaria locale Napoli 1 ha messo a disposizione un servizio di consulenza psicologica. «I cittadini devono sapere dove andare e avere un luogo protetto dove ritrovarsi, servizi igienici, servizi sanitari. Inoltre, sarà presente un’ambulanza con il personale relativo», ha detto De Luca.

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, anche lui del Partito Democratico, ha spiegato che la struttura sarà «permanente», anche perché il bradisismo è ancora in corso e non si sa quanto tempo durerà.

La ex base militare è il luogo ideale per offrire servizi e accogliere un grannumero di persone nel caso di una catastrofe. È grande 300mila metri quadratie all’interno ha ampi viali e grandi edifici con molti spazi verdi intorno. Dagli anni Cinquanta fino al 2013 fu la sede del comando della Nato per il sud dell’Europa. Oltre alle strutture militari, con un numero imprecisato di missili,un radar e un bunker antiatomico, all’interno c’era una vera e propria cittadella,con una scuola, una banca, tre mense, campi sportivi, palestre, spazi ricreativi, bar, negozi e una pista d’atterraggio per elicotteri. Dopo la dismissione, fu acquistata dalla Fondazione Banco di Napoli per l’assistenza all’infanzia, che la diede in gestione alla Regione.

Da allora, alcuni edifici sono stati risistemati e ospitano uffici pubblici, altri sono ancora abbandonati.

 

3 Castelli da visitare nella provincia di Roma questa settimana
Da viaggiando-italia.it del 14 marzo 2025

Rocca dei Colonna

La provincia di Roma custodisce alcuni castelli affascinanti, ideali per una visita che unisce cultura, storia e paesaggio. Oltre alla bellezza delle fortificazioni, questi luoghi offrono la possibilità di scoprire borghi e paesaggi incantevoli nei dintorni.

Uno dei castelli più suggestivi è il Castello di Santa Severa, affacciato sul Mar Tirreno. Qui, storia e natura si fondono in un’atmosfera unica. La visita permette di esplorare il museo all’interno, che racconta la storia del castello e dell’antico insediamento etrusco di Pyrgi. Dopo la visita, una passeggiata lungo la spiaggia regala scorci spettacolari, perfetti per gli amanti della fotografia e della natura.

Spostandosi nell’entroterra, il Castello Orsini-Cesi-Borghese, situato a Sant’Angelo Romano, domina il paesaggio con la sua imponente struttura. La sua storia è legata a importanti famiglie nobiliari e oggi ospita un museo archeologico con reperti della zona. Dal castello si gode di una vista panoramica sui Monti Lucretili, perfetta per chi ama i paesaggi collinari e le escursioni nei dintorni.

Infine, la Rocca dei Colonna, oggi sede del MUDI (Museo Diffuso), sorge a Castel San Pietro Romano. Questo borgo arroccato conserva ancora l’atmosfera medievale e offre un viaggio nella storia tra antiche mura e vicoli suggestivi. Nei pressi si possono visitare i resti di Praeneste (l’attuale Palestrina), un sito archeologico di grande fascino.

Questi castelli rappresentano tappe imperdibili per chi desidera unire arte, storia e bellezze naturali in un’unica esperienza.

 

Licenziamenti alla base americana di Vicenza: Europa Verde chiede l'intervento della Regione
Da lapiazzaweb.it del 14 marzo 2025

I consiglieri di Europa Verde Masolo e Zanoni chiedono chiarimenti e azioni a tutela dei dipendenti civili itaimpiegati nella base militare vicentina

Di Adamo Chiesa

"Elon Musk non è solo l’uomo più ricco del mondo, con mire che spaziano dalla Terra a Marte, ma anche uno dei principali responsabili di licenziamenti più significativi del XXI secolo". Così iniziano i consiglieri regionali di Europa Verde, Renzo Masolo e Andrea Zanoni, nel commentare la situazione che sta coinvolgendo i lavoratori civili delle basi militari americane in Italia, con particolare attenzione alla Caserma Ederle di Vicenza.

La situazione ha preso piede dopo le recenti richieste del Department of Government Efficiency (DOGE) degli Stati Uniti, che ha chiesto a dipendenti civili, compresi i lavoratori italiani, di fornire un resoconto dettagliato delle loro attività lavorative nelle settimane precedenti. Una mossa che ha suscitato non poca preoccupazione tra i dipendenti, temendo che la mancata risposta potesse portare a pesanti consegue tra cui il licenziamento. Sebbene il Segretario della Difesa degli Stati Uniti abbia successivamente minimizzato la questione parlando di una "revisione" e smentendo le minacce di licenziamento, il timore tra i lavoratori è rimasto. Alcuni, non obbligati a rispondere, hanno comunque scelto di farlo per paura di perdere il posto di lavoro.
L’intervento del DOGE non ha solo suscitato preoccupazione tra i lavoratori civili, ma ha anche messo in luce un problema ben più grande l’effetto domino delle politiche di licenziamento promosse dalla nuova amministrazione americana, che si stanno già facendo sentire sulle militari italiane, incluse quelle vicentine. Molti lavoratori, tra cui anche i vigili del fuoco, come riportato dalla cronaca locale, hanno ricevuto mail contenenti richieste di resoconti sulle loro attività.

Di fronte a questa situazione, i consiglieri Masolo e Zanoni non sono rimasti inermi e hanno presentato una interrogazione in Consiglio regionale per chiedere alla Regione Veneto di intervenire a tutela dei dipendenti civili italiani. "Poiché questi lavoratori restano cittadini italiani  riteniamo fondamentale che la Regione prenda posizione e attivi le necessarie interlocuzioni con le autorità competenti per garantire la loro protezione", concludono i due esponenti di Europa Verde.

La questione, che coinvolge direttamente centinaia di lavoratori in Veneto, non è solo una questione di diritto del lavoro, ma tocca anche aspetti politici e diplomatici, dato l'importante legame tra l'Italia e gli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda le basi militari sul territorio prossimi sviluppi della situazione potrebbero avere implicazioni non solo per i lavoratori, ma anche per le relazioni internazionali e le politiche sul lavoro in Italia.

 

Come hanno fatto a scavare un bunkernel ghiaccio della Groenlandia? Lastoria di Camp Century
Da geopop.it del 12 marzo 2025
Camp Century, una base militare segreta costruita dagli USAnei ghiacci della Groenlandia durante la Guerra Fredda, aveval'obiettivo di lanciare missili verso l'URSS. Alimentata da unreattore nucleare, fu abbandonata nel 1967 e al suo internosono presenti ancora oggi rifiuti tossici e radioattivi.

Di Stefano Gandelli

Il rifugio In Groenlandia è stato costruito un bunker sotto al ghiaccio alimentatoda un reattore nucleare che, dopo il suo abbandono, è stato riempito dirifiuti tossici e radioattivi. Questa è la storia di Camp Century , baserealizzata dagli USA con l'obiettivo di lanciare missili verso l’URSS in casodi conflitto durante la guerra fredda . Oggi però, incredibilmente, daeccellenza militare si è trasformata in una discarica di rifiuti tossici e radioattivi.

La costruzione della base

Anno 1959. Siamo nel bel mezzo della Guerra Fredda. La rivalità tra Unione Sovietica e Stati Uniti spinse queste due superpotenze a puntare gli occhi verso il circolo polare artico che, fino a quel momento, era unazona “cuscinetto” tra le due superpotenze. Una zona pronta ad essere conquistata per ottenere vantaggi strategici. Come è facile immaginare,alcuni Paesi, come la Groenlandia dovettero decidere da che parte stare.Per questo nel 1951 venne firmato un accordo tra USA e Danimarca che aveva il duplice scopo di difendere il territorio Danese (quindi inclusa la Groenlandia) e di fornire agli USA un punto di appoggio per lanciare missili in Unione Sovietica, nel caso in cui la Guerra Fredda avesse preso una brutta piega.

Questo rientrava all’interno di un progetto top-secret degli stati unitichiamato Progetto Iceworm. La copertura “pubblica” di questo programma fu proprio una base nei ghiacci della Groenlandia, il CampCentury: formalmente si trattava di un centro di ricerca – e lo era in realtà – ma l’obiettivo segreto di base lancia-missili venne rivelato solomolti anni più tardi.Il sito, la cui costruzione fu affidata alla U. S. Army Polar Research andDevelopment Center, sarebbe sorto nella porzione nord-occidentaledell’isola, a circa 120 km dalla costa, e a differenza di altre basi militarinella zona, non sarebbe stata realizzata sopra alla superficie, ma sotto: sisarebbe quindi trattato di un bunker scavato nel ghiaccio!

Come era fatto Camp Century

Se prendiamo i documenti ufficiali e guardiamo i tunnel in pianta,possiamo vedere come ci sia una galleria centrale, più sottile, e pensata per il passaggio dei veicoli, e poi tutta una serie di tunnel laterali che ospitavano i vari edifici per il personale.

Ogni edificio in realtà non era altro che un prefabbricato, pensato peressere assemblato direttamente all’interno del bunker al di sopra di unapiattaforma, con fondazioni conficcate direttamente nel ghiaccio:questa sospensione rispetto al livello del suolo permetteva di sfruttarel’aria tra il tunnel e le pareti esterne come isolante termico, minimizzando l’energia necessaria per il riscaldamento.

All’interno di questi prefabbricati si trovavano tutti gli organi vitali: c’era il quartier generale, il reparto ricerca e sviluppo, gli uffici, la dispensa, la cucina e gli alloggi, ma anche aree dedicate al tempo libero, come una piccola chiesa, il cinema, aree relax e la biblioteca. Per quanto riguarda invece l’approvvigionamento di acqua potabile – che è un problema non da poco in quel tipo di ambiente – si pensò di scavare un pozzo verticale all’interno del ghiaccio e di far fondere la base con getti di vapore: a quella profondità il ghiaccio aveva una densità tale da essere sostanzialmente impermeabile all’acqua, creando quindi un serbatoio naturale.

E i missili invece? La base serviva a questo no? Beh in realtà l’obiettivo principale era quello di studiare la fattibilità di una struttura di questo tipo, ma di fatto il governo Danese non diede mai il via libera agli USA per l’importazione di missili, e quindi la base non fu mai armata. Di fatto era più che altro una struttura dedicata alla ricerca. Tra l’altro, uno tra i principali fronti della ricerca era quello legato all’approvvigionamento energetico… cioè, in una base di questo tipo, da dove la si prende l’energia necessaria per farla funzionare?

Il reattore nucleare di Camp Century

Come prima opzione si pensò di utilizzare dei generatori a gasolio okerosene , ma ci si rese conto che era troppo difficile garantire rifornimenti continuativi in un luogo così remoto. Si pensò quindi alle rinnovabili, ma l’idroelettrico non era fattibile, il solare non era utilizzabile durante le notti artiche e l’eolico era troppo incostante per essere affidabile. Restò quindi un’unica soluzione, cioè la realizzazione di un reattore nucleare. Nello specifico si optò per un PM-2A, cioè un reattore nucleare prefabbricato: si scelse questa opzione per permettere una maggiore facilità di installazione e messa in opera in un ambiente così ostile. Gli elementi di combustibile erano in piastre di biossido di uranio (UO 2 ) e la cosa interessante è che oltre a produrre energia elettrica, essenziale sia per avere corrente sia per il riscaldamento, era possibile sfruttare uno scambiatore di calore per ottenere vapore caldo da utilizzare per fondere il ghiaccio e ottenere acqua potabile. Non a caso i due impianti, quello idrico e quello energetico, si trovavano in posizioni adiacenti all’interno del bunker. Oltre a questo in realtà era presente anche un generatore a gasolio ,utilizzato solamente durante la manutenzione periodica del reattore.

Come sono stati scavati i tunnel nel ghiaccio

La scelta di scavare tunnel nel ghiaccio portava con sé diversi vantaggi, come ad esempio una minor esposizione delle strutture al clima estremo della Groenlandia, una temperatura quasi costante tutto l’anno e, soprattutto, era molto più nascosta agli occhi del nemico. Allo stesso tempo però costruire un bunker di questo tipo era molto complesso dal punto di vista tecnico, e una delle principali difficoltà era quella di scavare i tunnel in modo efficiente. Dopo vari test, si decise di utilizzare un particolare macchinario utilizzato all’epoca in Svizzera, la Peter snow miller . Questo mezzo permetteva di scavare trincee nella neve in modo rapido ed efficiente, con un tasso di scavo di circa 600 metri cubi all’ora. Fatto questo, venivano inseriti dei supporti metallici e ricoperti nuovamente con neve compattata. Con questa tecnica si scavarono complessivamente 4 km di gallerie , la cui altezza variava tra i 4 e i 7 metri e la cui profondità media rispetto alpiano campagna era di circa 8 metri
.
La base abbandonata

La base venne abbandonata nel 1967: il ghiaccio stava diventandoinstabile e le gallerie non erano più così sicure… in fondo il progettoaveva una vita prevista di soli 10 anni, quindi, una volta terminati gli studiin corso, il bunker nel ghiaccio venne abbandonato. Il problema è che la dismissione dell’impianto fu gestita in modo… parziale, mi verrebbe da dire. Nel senso che ad oggi non è ancora chiaro esattamente quali accordi ci furono all’epoca tra USA e Danimarca in merito, ma fatto stache all’interno della base sono presenti ancora grandi quantità di rifiuti. Come confermato da uno studio pubblicato nel 2016, al suo interno sono presenti 9000 tonnellate di rifiuti fisici, come resti di edifici e di rotaie, 200 mila litri di gasolio e 24 milioni di litri di acque reflue.

A tutto questosi aggiunge anche una quantità non conosciuta di rifiuti radioattivi derivanti dal fluido rigenerante del reattore. Insomma, si tratta di una situazione non certo trascurabile, soprattuttoconsiderando il fatto che la fusione dei ghiacci è sempre più rapida, e siteme che tra meno di un secolo questi rifiuti possano disperdersi inambiente, causando disastri negli ecosistemi dell’area. E di chi è l’onere di evitare tutto questo? Come dicevamo, gli accordi presi tra USA e Danimarca negli anni ‘60 inmerito non sono chiarissimi, e dunque vedremo nei prossimi decenni quale dei due Paesi deciderà di prendersi la responsabilità.

 

La memoria di Torino in un rifugio antiaereo: oltre 300 firme per salvare il bunker di via Giordano Bruno
Da virgilio.it del 12 marzo 2025

La proposta è di trasformare il sito in un museo  diffuso per il quartiere: "Nascondere il rifugio non è una scelta utile"

Il rifugio antiaereo di via Giordano Bruno è un vero e proprio pezzo di storia che oggi rischia di andare perduto, ma i residenti di Borgo Filadelfia hanno deciso di mobilitarsi per impedirlo. E' stata sottoscritta infatti da ben 308 persona la petizione che chiede alla Città di ristrutturare e rivalorizzare il rifugio.

Sito abbandonato da quasi 40 anni

Abbandonato da quasi quarant'anni, questo luogo potrebbe diventare un importante punto di riferimento per ricordare la storia di Torino. Infatti, la richiesta dei firmatari, si inserisce in un più ampio progetto di tutela della memoria storica del quartiere Borgo Filadelfia, evidenziando il ruolo cruciale che questi spazi hanno avuto durante la Seconda guerra mondiale.

Far nascere un museo diffuso

L’idea dei promotori non si limita alla sola riqualificazione del rifugio, ma  punta alla creazione di un vero e proprio museo diffuso capace di collegare diversi luoghi iconici e storici del quartiere. Il percorso proposto includerebbe lo Stadio Filadelfia, con la possibilità di trasferirvi il Museo del Grande Torino, l’ex Laboratorio del Chinino, fino ad arrivare al rifugio antiaereo e alle arcate dell’ex MOI, il mercato ortofrutticolo dismesso nel 2001.

"L'idea di questa petizione, nasce dalla volontà di recuperare un monumento storico per poter dare la possibilità al pubblico di visitare il rifugio antiaereo – ha spiegato uno dei firmatari, Marco Allemandi – Non crediamo che tenere nascosta o non rendere visitabile il rifugio possa essere una scelta utile per la comunità. Inoltre si vocifera la costruzione di un nuovo palazzo proprio in questi spazi, pensiamo che vadano bene nuove case ma non possiamo ignorare la storia di questo posto". "Già nel 2012, con oltre 2mila firme, provammo a chiedere un recupero del posto dove purtroppo non avevamo ottenuto le risposte che speravamo di ricevere – ha commentato una firmataria, la storica residente del borgo Graziella Grasso – Quello che vorremmo fare ora, sarebbe di far partire un museo diffuso per il quartiere Filadelfia capace di raccontare la storia del nostro territorio. Forse sarà un progetto ambizioso, ma la comunità ci crede fortemente".

No alla costruzione di nuove abitazioni

Ma non sembrano esserci solo problemi di recupero, ciò che continua a preoccupare maggiormente residenti e Circoscrizione 8 è la possibilità che alcuni privati possano costruirci sopra nuove abitazioni. Una situazione che non sembra essere nuova, infatti già in passato la Circoscrizione aveva chiesto un arretramento delle palazzine in fase di costruzione, riuscendo così a salvare il rifugio. Ora la proposta della Circoscrizione sarà di attirare i privati per il recupero del sito e, grazie ai fondi di urbanizzazione, di poter restituire il luogo al quartiere.

"Inizialmente, quando c'era ancora la giunta dell'ex sindaco Fassino, la città di Torino mise in vendita quest'area che fu acquistata dalla società Gefim – racconta il presidente della Circoscrizione 8, Massimiliano Miano – Nel frattempo si era aperto un contenzioso, per motivi probabilmente economici, tra la società e la Città. Successivamente, i progetti che interessavano questi spazi, avrebbero previsto l'abbattimento del rifugio. Quindi tramite la Circoscrizione riuscimmo a salvaguardare il rifugio,facendo arretrare le palazzine. La stessa volontà di recupero l'abbiamoora, dove l'obiettivo sarà di utilizzare, grazie agli oneri di urbanizzazione, i privati per il recupero del sito restituendolo definitivamente alla collettività".
Rifugio usato dai giocatori del Grande Torino?

Una curiosità, recentemente scoperta da alcuni firmatari, anche se non sene hanno ancora le prove storiche, è che il rifugio probabilmente venivautilizzato dalla squadra del Grande Torino, durante la Seconda guerra mondiale. Pare infatti che i giocatori e gli spettatori, durante i bombardamenti, si nascondevano proprio nel rifugio di via Giordano Bruno. Solamente quando il pericolo passava e gli allarmi antiaerei non suonavano più, i giocatori uscivano e riprendevano la partita, facendo durare gli incontri addirittura fino a cinque ore.

Il rifugio di via Giordano Bruno è uno dei 45 costruiti a Torino tra il 1942e il 1944 e rappresenta un’importante testimonianza dell’impatto del conflitto sulla città. Situato a 14 metri di profondità, si estende per circa 60 metri con tre gallerie larghe 4,3 metri e pareti spesse 15 cm, realizzate in cemento armato per resistere agli attacchi aerei.

Progettato per ospitare cinquemila persone

Un luogo progettato per ospitare fino a cinquemila persone, con unastruttura interna dotata di panche in legno, bagni, impianti di illuminazione e ventilazione . Proprio sulla superficie del rifugio, ancora oggi, è possibile notare una presa d'aria, in cemento armato, che serviva per il condotto di areazione.

Insomma una storia notevole che ora vuole essere recuperata. L'iter della petizione intanto proseguirà dentro il Municipio, dando così la possibilità ai firmatari di poter dialogare con i consiglieri comunali individuando tutte le possibilità disponibili per mantenere e valorizzare il luogo.

Il prossimo appuntamento è previsto per mercoledì 26 marzo alle ore13, in piazza Palazzo di Città
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Alberi abbattuti nell’area verde di San Felice, il comitato del Forte chiede un incontro pubblico
Da chioggiatv.it del 12 marzo 2025

Erminio Boscolo Bibi presidente del comitato Forte San Felice chiede all’amministrazione comunale di organizzare un INCONTRO PUBBLICO per discutere del progetto in corso nell’area San Felice dove nella giornata di ieri sono stati abbattuti alcuni alberi. Scrive Erminio Boscolo in una nota: “Cosa si sta facendo? Come si sta operando? Queste sono le domande che si pongono sbigottiti in questi giorni tantissimi cittadini che vanno alla diga per la strada che costeggia l’area verde e vedono operai che abbattono alberi non comprendendone la ragione. Ancora tre mesi fa, appena iniziati i lavori per il progetto di recupero di questa vasta area, abbiamo espresso preoccupazioni, specie per le modalità operative, e chiesto all’Amministrazione comunale di aprire una pubblica discussione sul progetto di Oasi che sta realizzando il Consorzio Venezia Nuova.

Nonostante solleciti vari, non abbiamo avuto finora riscontri dal Comune”. Continua il presidente del Comitato Forte San felice: “Al direttore lavori dell’intervento abbiamo a più riprese chiesto che venissero messi cartelli con le indicazioni su cosa si sta facendo, in modo che la gente avesse un minimo di informazione, da installare uno verso la diga e uno dalla parte dei Murazzi: anche questo non ha avuto finora riscontro. C’è un esperto naturalista che sovrintende ai lavori: gli abbiamo scritto manifestando tutte le nostre preoccupazioni e chiedendo se possibile di essere presenti a un suo sopralluogo: risposta negativa. Dopo i lavori nella parte interna dell’area, non visibili dalla gente, si è ora cominciato ad intervenire anche sulla duna di confine verso la strada. Anche noi abbiamo visto con rammarico che sono stati abbattuti anche vecchi tamerici. Ci pare impossibile che il progetto esecutivo (che non conosciamo) preveda che siano abbattuti questi esemplari che sono ciò che resta dei filari di tamerici piantati più di 80 anni fa, a costituire quel cordone di duna (che arrivava fino all’ex-colonia Turati) al cui riparo è cresciuta l’area verde.

Significa eliminare la radice storica dello sviluppo naturale di questo ambiente particolare”.

 

Porta San Tommaso, elegante e maestosa
Da ilnuovoterraglio.it del 12 marzo 2025

La più imponente delle tre porte urbiche di Treviso:costruita nel 1518 in meno di un anno, Porta San Tomaso si distingue per la sua struttura imponente e raffinata. La pianta quadrata è arricchita da sei colonne con decorazioni a foglie d’acanto, tipiche dell’ordine corinzio, mentre l’intera struttura è realizzata in pietra d’Istria. Sulla sommità, poi, la porta è sormontata da una cupola in legno e piombo, elemento che ne accentua l’eleganza e la maestosità

TREVISO. Il nome della porta è un omaggio a San Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury assassinato nella cattedrale il 29 dicembre 1170; strategicamente collocata a difesa del settore nord orientale della cinta muraria, aveva il compito di proteggere la città da eventuali attacchi provenienti dalla catena prealpina e dall’area bellunese.

Sovrastante l’ingresso, la statua di San Paolo non è un dettaglio casuale: essa suggerisce infatti il nome del podestà Paolo Nani, che per un breve periodo legò il proprio nome alla costruzione, nota anche come Porta Nana.

Osservando la facciata esterna, spicca il leone di San Marco, simbolo della Repubblica di Venezia. L’originale, realizzato in bronzo, fu danneggiato dai francesi nel Settecento e successivamente sostituito con un esemplare recuperato da un altro settore delle mura. Un dettaglio curioso è l’iscrizione incisa sotto la fiera marciana: Porta de San Thomaso, in dialetto veneto. Sul lato interno della porta, rivolto verso l’abitato, la stessa scritta appare invece in latino: Porta Sancti Thomae. Questa differenziazione linguistica testimonia il divario culturale dell’epoca tra i cittadini, che padroneggiavano il latino, e coloro che giungevano dalle campagne circostanti, più familiari con il dialetto locale.

Il restauro

Nei secoli, Porta San Tomaso ha subito diversi interventi per preservarne la bellezza e l’integrità. Il restauro più significativo è stato avviato nel 2011 grazie al finanziamento di Veneto Banca, con un investimento di circa 700.000 euro. L’operazione, durata circa un anno, ha permesso di ripristinare gli elementi architettonici originali, rimuovendo i depositi di smog e restituendo splendore ai marmi e agli intonaci.

Durante i lavori sono emersi anche affreschi del XVI secolo, ulteriore prova del valore artistico del monumento.

Nel 2012, il Comune di Treviso ha acquisito la proprietà della porta, fino ad allora appartenente al Demanio. Questo passaggio, reso possibile dalle normative sul federalismo fiscale, ha permesso di integrare Porta San Tomaso in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio storico cittadino, che include anche il complesso museale di Santa Caterina e Porta Santi Quaranta.

Oltre al restauro architettonico, sono stati proposti interventi per valorizzare l’area circostante. Tra questi, il recupero del canale delle Convertite, che scorre sotterraneo tra Porta San Tomaso e Piazza Matteotti. L’idea è di riportare alla luce questo corso d’acqua, arricchendo ulteriormente il contesto storico e turistico della zona.

Grazie a questi interventi, Porta San Tomaso non solo continua a rappresentare un simbolo della storia e dell’architettura di Treviso, ma diventa anche un esempio virtuoso di come il recupero del patrimonio possa contribuire alla crescita culturale e turistica della città.

Crediti fotografici: Wikipedia, Di Davide Busetto – Opera propria, CC BY-SA 4.0,https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=82621129

 

Museo della Guerra Fredda nel bunker West Star. «Il Governo lo sostenga»
Da veronasera.it del 12 marzo 2025

Con un'interrogazione, la deputata di Fratelli d’Italia Alessia Ambrosi ha chiesto che anche da Roma si attivino per tutelare il bene. E ci spera anche il sindaco di Affi Marco Sega

Avviare le azioni necessarie per tutelare e valorizzare il bunker West Star di Affi«affinché possa diventare un punto di riferimento culturale e storico per legenerazioni future». Lo ha chiesto con un'interrogazione presentata in commissionecultura la deputata di Fratelli d’Italia Alessia Ambrosi, in un'intervento apprezzato dalsindaco di Affi Marco Sega.
Nella sua interrogazione, la deputata Ambrosi ha brevemente descritto il bene ed haaggiunto: «La sua valorizzazione rappresenterebbe non solo un’importante opportunitàdi tutela di un patrimonio unico, ma anche un motore di sviluppo culturale e turistico peril territorio veronese. La trasformazione del bunker in un museo dedicato alla GuerraFredda, al progresso tecnologico e alla storia della strategia militare, potrebbe attrarrefino a centomila visitatori all'anno, rappresentando così una risorsa di grande valore perl’economia locale. E la creazione di un centro studi associato al museo offrirà spazi perattività culturali, conferenze e mostre temporanee, arricchendo ulteriormente l’offertaculturale del territorio. In termini di economia circolare, la valorizzazione del bunkerpotrebbe essere un esempio di come il recupero e la riqualificazione di un sito storicopossano generare benefici per l'ambiente e per l’economia locale».

Con l'interrogazione, Ambrosi ha chiesto al Governo di sostenere la candidatura delbunker West Star come Patrimonio dell’Umanità Unesco, riconoscendone il valorestorico, ingegneristico e culturale. «Inoltre, ho sollecitato l’impegno di risorse per lamanutenzione, il recupero e la valorizzazione del sito, in particolare attraverso lacreazione di un museo storico e tecnologico che possa essere una risorsa perl’apprendimento, il turismo e la riflessione sulla nostra storia - ha concluso la deputata -La Soprintendenza ha già riconosciuto il valore storico del bunker. È il momento di fareil passo successivo, per garantire che questo straordinario patrimonio non solo vengaconservato, ma diventi una risorsa aperta al pubblico, contribuendo allo sviluppoculturale ed economico del nostro territorio».

«Desidero esprimere il mio sincero ringraziamento all’onorevole Alessia Ambrosi peraver voluto richiamare l’attenzione sul futuro della West Star e per l’impegno profuso inquesti mesi - ha commentato il sindaco di Affi Sega - Sono a conoscenza del suocostante lavoro in stretta collaborazione con il Ministero dei beni culturali e, pur essendoconsapevole che si tratta di un percorso complesso e articolato, confido che il suointervento possa contribuire in modo significativo alla realizzazione del museo dedicatoalla Guerra Fredda»..

 

Samp-t inutili in Ucraina? Verifiche in corso. “Per l’Italia resta un sistema di alto livello”
Da quotidiano.net del 11 marzo 2025

Dopo le notizie diffuse dal Wall Street Journal si cercano conferme (o smentite) su eventuali malfunzionamenti. Secondo ilquotidiano Usa, il Samp-T sarebbe poco efficace contro gli attacchi russi rispetto ai Patriot americani

Di Beppe Boni

Roma, 10 marzo 2025 – Del teatro di guerra ucraino dove nulla è mai come sembra e dove la verifica delle fonti è sempre difficile arriva una notizia diffusa dal Wall Street Journal che, se vera, è preoccupante: il sistema d'arma Samp -T  italo-francese sarebbe poco efficace contro gli attacchi missilistici russi rispetto ai Patrtiot americani. La notizia non è facilmente verificabile sul campo. Il sistema Samp-T è stato concesso a Kievdopo dopo lunga trattativa con difficoltosi passaggi politici dalla Francia e dall’Italia, da utilizzare come difesa verso le minacce aeree e quelle missilistiche. Quindi con uso terra - aria ma anche con capacità aria - terra. Dopo essere arrivato sul campo di battaglia ucraino, secondo il WSJ il sistema avrebbe evidenziato un problema tecnico non meglio definito (e sul quale l’azienda produttrice Eurosam pare non abbia fornito risposte esaurienti al quotidiano americano).

Di fatto non riuscirebbe ad intercettare e colpire i missili balistici russi, rendendolo così parzialmente inutile anche in virtù della fine delle scorte dei missili Aster che impiega.

La notizia ha fatto molto scalpore e non ha trovato conferme in Italia anche se ha messo in agitazione la Difesa e lo Stato maggiore dell’Esercito

La Direzione di programma, l'organismo che da Roma gestisce e controlla con i francesi, il sistema Samp-T sta facendo verifiche. "La tecnologia del Samp-T è di altissimo livello - spiega il generale Cesare Alimenti, già comandante del Reparto contraerea di Sabaudia - e sulla carta non ha registrato problemi di malfunzionamento negli ultimi anni. Italia e Francia hanno adottato questo sistema da anni, lo hanno perfezionato e per renderlo inutile i russi dovrebbero disporre di missili che viaggiano ad altissima quota, per esempio a 100 chilometri. Quando fu introdotto, circa 10 anni fa, fu presentato come un sistema di pari efficacia dei Patriot americani".

Italia e Francia stanno infatti puntando ancora sul Samp-T tanto che insieme al Regno Unito, come ha riportato tempo il giornale Francese La Tribune, stanno procedendo all'acquisto di 200 missili Aster attraverso una operazione congiunta. Possibile che il Samp T sia un flop in Ucraina?

 Ovviamente da parte degli organismi militari italiani per ora non ci sono dichiarazioni. In Italia la Forza armata ha acquisito batterie operative che equipaggiano il 4° Reggimento artiglieria Controaerei “Peschiera" di Mantova e il 17° Reggimento artiglieria controaerei “Sforzesca" di Sabaudia. I missili Aster, tra l'altro, sono montati anche sulle navi di Italia,Francia e Regno Unito.

A cosa serve il Samp-T

Il sito dell'Esercito italiano spiega a cosa serve. "Sviluppato a partire dai primi anni 2000 nell'ambito del programma italo-francese FSAF (Famiglia di Sistemi Superficie Aria), il sistema d'arma Samp T nasce dall'esigenza di disporre di un sistema missilistico a media portata idoneo a operare in nuovi scenari operativi, che richiedono immediati tempi di reazione contro le minacce aeree e missilistiche, elevata mobilità e possibilità di adeguare il dispositivo secondo tempi commisurati alla dinamicità della manovra. Il sistema Samp-T è in grado di ingaggiare e neutralizzare, a 360 gradi, una molteplicità di minacce aeree e missilistiche".

L’esercitazione in Lituania

Tra le altre cose la batteria Samp T, schierata presso la base di Šiauliai, in Lituania, ha concluso recentemente l'esercitazione interforze che l'ha vista operare insieme ai caccia F-2000 dell'Aeronautica Militare, presenti in Teatro operativo nell'ambito della missione Nato Baltic Air Policing. L'unità, composta dal personale del Comando Artiglieria Controaerei di Sabaudia e del 4^ reggimento Artiglieria Controaerei ‘Peschiera’ dell'Esercito Italiano, è stata inquadrata nella Task Force Air 36th Wing, impegnata in Lituania dal 1° agosto 2024 per concorrere alla difesa e sorveglianza aerea. In tale contesto, il Task Group Samp T ha svolto attività di cooperazione con gli assetti dell'Aeronautica militare e con le Forze Alleate nell'ambito della capacità Nato Integrated Air and Missile Defence, sia con tracce reali Live Exercise, sia con scenari simulati Synthetic Exercise.

Le attività sono state suddivise fondamentalmente in due macro aree: addestramento basico e operazioni Joint Engagement Zone. Le prime hanno visto la partecipazione degli assetti F2000 e del sistema Samp T nella pianificazione, esecuzione e analisi di manovre basiche di difesa e di ingaggio reciproco. Le seconde hanno visto la partecipazione anche dei velivoli francesi Rafale, del sistema di difesa lituano Nasams e del Centro di controllo radar.
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La minaccia nucleare, Usa, Russia e gli altri: eccoi padroni della bomba. Gli arsenali "segreti"
Da rainews.it del 9 marzo 2025

I numeri nascosti. Secondo un rapporto (stilato ormai nove anni fa) della Federation of American Scientists: "1.800 testate nucleari pronte ad essere lanciate con un breve preavviso". Il mistero sull'arsenale nucleare cinese

Mosca, monumento sovietico sulla prima bomba tattica nucleare (Ansa)

 

Nove nazioni soltanto in tutto il mondo possiedono oltre 15.000 testate nucleari nei loro arsenali. Ma Russia e Stati Uniti assieme,contano da soli il 93% del totale. A fare i conti il Nuclear Notebook della Federation of American Scientists (Fas). L'ultimo rapporto è datato al 2016, mai numeri sono ancora impressionanti: "1.800 testate nucleari pronte ad esserelanciate con un breve preavviso". Il mistero sull'arsenale nucleare cinese. 

I dati sugli arsenali atomici ancora attivi:
"Nonostante gli enormi progressi nel ridurre gli arsenali nucleari dellaGuerra Fredda, la riserva complessiva di testate atomiche resta a un livello molto elevato: circa 15.350 testate agli inizi del 2016" - sottolinea il rapporto -"di queste piu' di 10 mila si trovano nelle scorte militari (le altre sono in attesa di smantellamento), 4.200 delle quali schierate con le forze operative".
Di queste 4.200 "ben 1.800 sono pronte a essere lanciate con un breve preavviso".

Ma il numero esatto delle bombe nucleari in possesso di ogni paese resta un segreto di Stato, gli scienziati della Fas elaborano le loro stime basandosi solo sulle informazioni disponibili al pubblico. Russia, Usa e Regno Unito,sono state le prime tre potenze nucleari a sottoscrivere il trattato di non proliferazione del 1 luglio 1968, e continuano a ridurre gli arsenali - sia pure a ritmi più lenti rispetto a 25 anni fa - mentre Francia e Israele mantengono riserve stabili.

Preoccupazioni dall'Asia
A preoccupare sono però Cina, Pakistan, India e Nord Corea, quattro paesi che continuano ad accrescere il loro potenziale distruttivo. E tre di loro non hanno nemmeno mai firmato il trattato. Il fantasma di Hiroshima è destinato ad aggirarsi per il mondo ancora a lungo.

Il primo test nucleare il 16 Luglio 1945
Tra i firmatari dell'accordo di non proliferazione del 1968 tra Russia Regno Unito e Stati Uniti, gli americani sono stati il primo paese al mondo ad effettuare un test nucleare ("Trinity", alle 5.30 del mattino del 16 luglio 1945) ed il primo paese (e l'ultimo) ad utilizzarlo sul nemico in guerra, distruggendo le città di Hiroshima e Nagasaki il mese successivo.

La Russia si doterà però della stessa tecnologia quattro anni dopo, lanciando una corsa agli armamenti che trascineranno anche Washington, a costruire circa 70 mila testate, più di tutte quelle prodotte da tutti gli altri stati messi insieme.

Usa: in Italia stanziati alcuni missili nucleari
Gli Usa sono poi stati, nel 1952, i primi a testare una bomba all'idrogeno: la"Ivy Mike". Negli arsenali americani giacciono al momento 4.500 testate, 1.500 delle quali in attesa di dismissione. Le testate pronte al lancio sono invece circa 2.300, alcune delle quali schierate nelle basi militari stanziate in paesi stranieri, tra i quali l'Italia
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Il conto totale è' quindi di poco meno di 7 mila testate, a fronte del picco di 31.175 registrato nel 1966.

Russia: esplose la più grande atomica della storia
Diversa la "storia atomica" della Russia: il primo esperimento dell'allora Urss,Unione Sovietica, è del 1949: ma non riuscendo a giungere prima degli americani, i russi possono vantarsi di aver fatto detonare l'ordigno più devastante a memoria d'uomo: la cosiddetta "Tsar Bomba": fatta esplodere nel 1955 ad una potenza di 50 megatoni (la metà di quella effettiva, alla quale sarebbe stato generato troppo pulviscolo nucleare).

L'Unione Sovietica ha costruito in totale 55 mila testate dall'inizio del suo programma, mantenendone un massimo di 45 mila nel 1986. Al momento gli arsenali russi sono i più forniti del mondo, con 7.300 testate: 2800 pronte al lancio e 4.500 stoccate (con 1.790 in attesa di dismissione).

La "bomba" negli arsenali d'Europa
Il terzo paese al mondo a dotarsi di armi nucleari dopo Usa e Russia, è il Regno Unito, che aveva in realtà collaborato con Washington al "Progetto Manhattan", che diede vita all'ordigno che segnò le sorti del secondo conflitto mondiale. Ma Londra in seguito sviluppò un suo programma - avviato nel 1952 con il primo test - a cui farà seguito nel 1957 l'Operazione "Grapple", con la detonazione della prima bomba all'idrogeno britannica. Nel 2007 e' stato avviato un piano di ammodernamento dell'arsenale destinato a concludersi nel 2024.

Anche la Francia è entrata "club nucleare" - ma solo nel 1960 - con il test nucleare "Gerboise Bleue". Come nel caso di Londra, la motivazione stava nella volontà di mantenere un rango di potenza mondiale nonostante il drastico ridimensionamento geopolitico sancito dalla crisi di Suez. Teatro dei 179 esperimenti nucleari effettuati dalla Francia dal 1966 al 1996 fu l'apollo polinesiano di Mururoa, salito all'onore delle cronache soprattutto nel '95 quando, appena un mese dopo l'insediamento, il presidente Jacques Chirac dispose il riavvio dei test dopo la moratoria imposta dal predecessore Miterrand. Con 300 testate, la "force de frappe" transalpina rimarrebbe comunque la terza al mondo.

Parigi ha firmato il trattato di non proliferazione nel 1992.

 

Spese militari UE insufficienti? Un confronto con il resto del mondo
Da metallirari.com del 9 marzo 2025

La spesa militare dell'Europa è davvero troppo bassa come dicono i politici di Bruxelles? Ecco cosa ci dice la classifica dei paesi con le maggiori spese militari nel mondo

Mentre il dibattito politico in Europa si concentra sulla necessità di aumentare le spese militari, i dati globaliostrano una realtà complessa e molto articolata. Gli Stati Uniti continuano a dominare la scena con un budget militare senza precedenti, mentre la Cina e la Russia rafforzano le loro forze armate con investimentirescenti. Ma l’attuale spesa per la difesa in Europa è davvero insufficiente?

Il confronto internazionale: gli USA in testa

Nel 2024, il bilancio militare degli Stati Uniti ha sfiorato i 968 miliardi di dollari, pari al 3,4% del PIL. Questa cifra è superiore alla somma delle spese militari dei successivi dodici paesi nella classifica mondiale.

La Cina, seconda nella classifica globale con un budget di 235 miliardi di dollari, ha incrementato la spesa militare del 566% dal 2000. Se valutata in termini di parità di potere d’acquisto, la cifra sale a 477 miliardi di dollari. Il paese sta accelerando il programma di modernizzazione delle sue forze armate, con un arsenale nucleare che si prevede raggiungerà le 1.000 testate entro il 2030 e un focus crescente sulla riunificazione con Taiwan.

La Russia, con 146 miliardi di dollari destinati alla difesa nel 2024, ha la più alta incidenza sul PIL tra i paesi leader nel settore, con il 6% del reddito nazionale investito nella macchina bellica. Anche qui, il potere d’acquisto reale aumenta significativamente il valore della spesa, stimata intorno ai 461 miliardi di dollari. L’arsenale nucleare russo resta uno dei più potenti al mondo, con circa 5.000 testate operative.


L’Europa e la NATO: spesa sufficiente?

I paesi europei della NATO e il Canada hanno investito mediamente il 2% del PIL nella difesa, rispettandola soglia minima fissata dall’Alleanza Atlantica. Tuttavia, il confronto con le spese di altre potenze mondialiha riacceso il dibattito sulla necessità di un ulteriore riarmo.

Alla luce di questi dati, la questione chiave resta se l’Europa abbia davvero bisogno di aumentare il proprio budget militare. Se da un lato la crescente instabilità geopolitica potrebbe giustificare un rafforzamento delle forze armate, dall’altro il confronto con le potenze mondiali dimostra che l’Europa , pur spendendo meno degli Stati Uniti e della Cina, resta comunque una forza significativa sul piano militare.

Il dibattito rimane aperto: maggiore spesa per garantire sicurezza o investimenti alternativi in diplomaziae sviluppo tecnologico per contrastare le sfide globali?
 

 

E’ uscito in libreria il nuovo libro di Marcello Camici
Da elbapress.it del 8 marzo 2025
Venti capitoli alla scoperta delle avanzate del fronte di attacco di terra delle fortezze

E’ in libreria “ CITTA ‘ DI PORTOFERRAIO. ALLA SCOPERTA DELLE AVANZATE DEL FRONTE DI ATTACCO DI TERRA NELLE FORTEZZE MEDICEO-LORENESI”.
Autore del libro è Marcello Camici .Edito Youcanprint .
Dopo la introduzione, l’opera si dipana in venti capitoli .
In ognuno di questi,attraverso immagini di foto, stampe,mappe , dipinti, con richiamo continuo a documenti di archivio e di manoscritti ,l’Autore guida e conduce il lettore alla scoperta della conoscenza delle avanzate del fronte di attacco di terra delle fortezze mediceo lorenesi di Portoferraio.
Le avanzate sono opere a bastione,camminamenti coperti, sottopassi, porte segrete, fossati. Tutte costruite in zona Glacis davanti e sotto la linea difensiva principale del fronte di attacco di terra edificato da Camerini e Buontalenti.Mirabili creazioni di architettura militare, molte sono scomparse in seguito allo sviluppo urbanistico. Quelle rimaste e ancora oggi visibili giacciono chiuse al pubblico in stato di completo abbandono. Sia le une che le altre sono descritte .

Avanzate scomparse descritte: bastione delle fornaci ,il fossato reale del Ponticello, ridotta reale del Ponticello, la spianata e piazza d’arme del Ponticello, la chiesa delle anime del Purgatorio, il progetto del nuovo camposanto pubblico, primo camminamento coperto degli spagnoli, il fortino della pentola o ridotta reale di mezzo al fosso.

Avanzate esistenti descritte: bastione di Santa Fine, primo bastione degli spagnoli o batteria sopra le fornaci o cavaliere di Santa Fine, bastione ridotto di Santa Fine o di Sant’Alessandro, bastione coda di rondine di Santa Fine o del Lazzaretto,bastione di San Ferdinando, il secondo bastione degli Spagnoli, le porte segrete, opera di San Pietro o batteria di Santa Elisabetta,opera di San Carlo o lunetta di Santa Elisabetta, opera di San Giuseppe o batteria della porta segreta degli Altesi, camminamento coperto di Santa Fine, secondo camminamento coperto degli spagnoli.

Nel secolo scorso, tra le avanzate,scavato sotto terra ,è stata costruito per scopi militari un grosso deposito di carburante attrezzato pure per la sopravvivenza, chiamato la “Cittadella”.

La presente pubblicazione è nata quale esigenza dell’Autore di chiarire a sè stesso ciò che vede quando, da casa o camminando sulla spiaggia delle Ghiaie, osserva tali beni culturali .Spera inoltre l’Autore che l’opera possa colmare il vuoto di notizie esistente sulle avanzate: beni culturali così importanti per lo sviluppo anche turistico della città di Portoferraio.

La lettura del libro Inoltre può essere utile per capire la trasformazione del paesaggio avvenuta nel tempo. Studio e ricerca di fonti documentarie e ispezione diretta con sopralluogo sono gli strumenti usati dall’Autore nel percorso di scoperta della conoscenza di questi monumenti storci beni culturali importanti della città di Portoferraio .

Il volume può essere acquistato in libreria fisica ed online.

DATI TECNICI

EDITORE Youcanprint
ISBN | 979-12-22793-47-4
Formato: 15×21
Stampa: colori
Pagine totali: 206
Interno: 115gr – patinata opaca
Copertina: patinata 300gr plastificata lucida
Plastificazione: plastificazione lucida
Rilegatura: brossura fresata

 

Borghi La consigliera comunale Onisto alla presentazione del progetto "Le fortificazioni di Venezia, Mestre e Chioggia dall'XI al XX secolo"
live.comune.venezia.it del 7 marzo 2025

La consigliera comunale Deborah Onisto ha preso parte, ieri sera al Centro Culturale Candiani alla presentazione del progetto VeneziE dal titolo: "Le fortificazioni di Venezia, Mestre e Chioggia dall'XI al XX secolo".

Un ciclo di incontri gratuito, promosso da "Il Circolo Veneto" con il patrocinio del Comune di Venezia, che vuole esplorare la storia, le tradizioni e l’evoluzione culturale di Venezia e del suo entroterra mestrino. "Nel portare il saluto del sindaco - ha commentato Onisto - colgo l'occasione di ringraziare il Circolo Veneto per il suo contributo volto ad ampliare e diversificare l'offerta culturale della nostra città. Il Circolo Veneto è ormai un punto di riferimento importante, testimoniato dalla sentita partecipazione della cittadinanza ai vari eventi organizzati".

Nel corso della presentazione è stato ribadito che il programma degli incontri si concentrerà sull'unicità di Venezia, senza trascurare i cambiamenti che hanno attraversato il territorio durante i secoli.

 

Ambrosi: “Bunker West Star di Affi, patrimonio nazionale ed europeo da difendere e valorizzare”
Da tgverona.telenuovo.it del 7 marzo 2025

”Il bunker West Star, situato nel comune di Affi, rappresenta un patrimonio storico e ingegneristico di straordinaria rilevanza, non solo per l’Italia ma per tutta Europa. Con il mio intervento, ho voluto porre l'attenzione su questo sito unico, chiedendo al Governo di avviare le azioni necessarie per tutelarlo e valorizzarlo, affinché possa diventare un punto di riferimento culturale e storico per le generazioni future. Scavato nel Monte Moscal, il bunker si estende su una superficie di 13.000 mq e comprende 100 stanze. Progettato tra il 1958 e il 1960 e realizzato dal 1962 al 1966, ha rappresentato un'importante testimonianza per la storia politica e militare italiana, imponendosi tra i più vasti sistemi fortificati sotterranei d’Europa e del mondo. Il bunker fu costruito nell’ambito di un programma strategico della NATO, con l’obiettivo di garantire la sopravvivenza dei vertici politici e militari in caso di conflitto nucleare globale”. Lo dichiara Alessia Ambrosi, deputata di Fratelli d’Italia.

“Ancora oggi, conserva impianti tecnologici e apparecchiature elettroniche che testimoniano l’avanzamento delle capacità ingegneristiche italiane ed europee durante la Guerra Fredda. Non si tratta semplicemente di un monumento storico: il bunker West Star è un simbolo del periodo di tensione geopolitica che ha caratterizzato il XX secolo, un testimone della resilienza umana di fronte alla minaccia di un conflitto globale. La sua valorizzazione, infatti, rappresenterebbe non solo un’importante opportunità di tutela di un patrimonio unico, ma anche un motore di sviluppo culturale e turistico per il territorio veronese. La trasformazione del bunker in un museo dedicato alla Guerra Fredda, al progresso tecnologico e alla storia della strategia militare, potrebbe attrarre fino a centomila visitatori all'anno, rappresentando così una risorsa di grande valore per l’economia locale. I visitatori non solo potrebbero immergersi nella storia del XX secolo, ma anche riflettere sul ruolo della tecnologia nella sicurezza globale. La creazione di un centro studi associato al museo offrirà spazi per attività culturali, conferenze e mostre temporanee, arricchendo ulteriormente l’offerta culturale del territorio. Inoltre, è fondamentale sottolineare come la valorizzazione del bunker West Star possa essere supportata dalla collaborazione con musei vicini e istituzioni culturali sia veronesi che trentini, come il Museo Caproni di Trento. In termini di economia circolare, la valorizzazione del bunker potrebbe essere un esempio di come il recupero e la riqualificazione di un sito storico possano generare benefici per l'ambiente e per l’economia locale. L’adozione di principi di economia circolare nella gestione e valorizzazione del bunker potrebbe anche promuovere pratiche di gestione delle risorse locali, sostenendo piccole imprese e artigiani del territorio. La presenza di un'attrazione culturale di tale portata genererebbe un indotto economico positivo. Con la mia interrogazione, ho chiesto al Governo di sostenere la candidatura del bunker West Star come Patrimonio dell’Umanità UNESCO, riconoscendone il valore storico, ingegneristico e culturale. Inoltre, ho sollecitato l’impegno di risorse per la manutenzione, il recupero e la valorizzazione del sito, in particolare attraverso la creazione di un museo storico e tecnologico che possa essere una risorsa per l’apprendimento, il turismo e la riflessione sulla nostra storia. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza ha già riconosciuto il valore storico del bunker, tutelandolo ai sensi del D. Lgs. 42/2004.

È il momento di fare il passo successivo, per garantire che questo straordinario patrimonio non solo venga conservato, ma diventi una risorsa aperta al pubblico, contribuendo allo sviluppo culturale ed economico del nostro territorio. Infine, vorrei sottolineare che la valorizzazione del bunker West Star è il frutto della concretizzazione delle istanze di un intero territorio, della sua gente e degli amministratori locali, in particolare del sindaco di Affi, Marco Sega. È grazie alla collaborazione e al dialogo continuo tra i territori, le istituzioni e il Governo centrale che possiamo oggi guardare a questo sito con la speranza di un futuro di crescita e di valorizzazione per l’intera comunità. Ringrazio quindi il sindaco, le università che sono parte fondamentale di questo processo, e il Governo centrale" conclude Ambrosi.

 

Ombrello nucleare, cos'è lo scudo atomico per difendere l'Europa di cui parla il presidente francese Macron
Da wired.it del 6 marzo 2025

Il presidente francese propone di estendere la deterrenza nucleare transalpina agli alleati europei che non possiedono un arsenale atomico, per ridurre la dipendenza continentale dagli Stati Uniti. L'idea però solleva complesse questioni politiche e strategiche

Si torna a parlare di ombrello nucleare. Nel momento più teso dei rapporti transatlanticidalla fine della Guerra fredda, il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato una proposta che potrebbe ridisegnare l'architettura di sicurezza europea: estendere l'ombrello nucleare francese agli alleati continentali, offrendo una garanzia strategica alternativa a quella americana. La proposta risponde ai timori sempre più concreti di un possibile allontanamento americano dalla difesa europea, confermati dal congelamento degli aiuti militari americani all'Ucraina per decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump,avvenuto dopo il colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. L'iniziativa arriva alla vigilia del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo a Bruxelles, interamente dedicato alla difesa comune, dove i leader discuteranno anche il piano ReArm Europe da 800 miliardi di euro presentato dallaCommissione europea per rafforzare l'industria militare del continente.

Cos'è l'ombrello nucleare e come funziona

Per decenni, la deterrenza atomica europea si è fondata su un accordo strategico essenziale: la protezione nucleare garantita dagli Stati Uniti, nota come ombrello nucleare. Nato durante la Guerra fredda come pilastro fondamentale delle alleanze di sicurezza occidentali, questo meccanismo rappresenta un impegno ufficiale attraverso cui uno stato dotato di arsenale atomico garantisce protezione a paesi alleati che non possiedono tali armi. In termini pratici, questo patto di difesa collettiva funziona come una promessa di intervento: qualora un paese protetto subisca un'aggressione, la potenza nucleare alleata si impegna a considerare l'attacco come rivolto a sé stessa, minacciando di utilizzare la propria forza, fino all'estrema opzione atomica, come deterrente contro l'aggressore. Una garanzia cheha contribuito a mantenere la stabilità in Europa per oltre settant'anni.

Storicamente, l'ombrello nucleare più noto è stato, appunto, quello fornito dagliStati Uniti ai propri alleati attraverso la Nato (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, che copre gran parte dell'Europa, la Turchia e il Canada), ma anche attraverso accordi bilaterali con paesi come il Giappone, la Corea del Sud e l'Australia. Questi accordi, nati come risposta alla minaccia sovietica durante la Guerra Fredda, hanno permesso a molti stati di evitare lo sviluppo di propri programmi nucleari militari, contribuendo così agli sforzi di non proliferazione nucleare, ovvero la limitazione della diffusione di armi atomiche nel mondo. Del resto, paesi come la Svezia e la Svizzera avevano considerato di sviluppare le proprie armi nucleari durante la Guerra Fredda, ma hanno poi abbandonato l'idea per affidarsi invece a politiche di neutralità. Una scelta resa possibile proprio dall’esistenza dell’ombrello nucleare americano.

Il funzionamento di tale sistema di protezione si basa sul principio della deterrenza estesa, termine tecnico che indica l'estensione della propria capacità di dissuasione militare a beneficio di altri stati. Questo concetto, cardine della strategia nucleare occidentale, opera secondo una logica precisa: la potenza nucleare dichiara pubblicamente che un attacco contro i suoi alleati sarà considerato come unattacco contro sé stessa, tanto più che questa dichiarazione è sostenuta dalla minaccia implicita di una risposta nucleare, rendendo così il costo di un'aggressione inaccettabilmente alto per qualsiasi avversario. Questo sistema ha svolto un ruolo cruciale nella stabilità globale, garantendo quello che gli strateghi militari definiscono “equilibrio del terrore”: una condizione in cui le potenze nucleari, consapevoli del rischio di una devastante rappresaglia, sono disincentivate dal lanciare un attacco.

La proposta francese e le sue implicazioni strategiche

La Francia, insieme al Regno Unito, è l'unico paese dell'Unione europea a possedere armi nucleari, con una forza d'urto composta da missili balistici lanciati da sottomarini e da aerei. A differenza del Regno Unito, che ha sempre integrato il proprio arsenale nucleare nella strategia della Nato, la Francia ha storicamente mantenuto una posizione di maggiore autonomia, al punto che la dottrina nucleare francese è stata tradizionalmente focalizzata sulla protezione degli interessi nazionali piuttosto che collettivi. Il ministro della Difesa Sébastien Lecornu è intervenuto per chiarire i contorni della proposta, sottolineando che "la deterrenza nucleare francese rimarrà sotto esclusivo controllo nazionale". Tuttavia, ha aggiunto un elemento cruciale: questa deterrenza "protegge gli interessi vitali della Francia",la cui definizione spetta unicamente al presidente della Repubblica. Quest'ultima precisazione apre uno spiraglio significativo: pur mantenendo il controllo operativo dell'arsenale, Parigi potrebbe ridefinire i propri " interessi vitali" fino a includerela sicurezza di altri paesi europei, creando così un ombrello nucleare francese senza cedere sovranità sulle proprie armi..

L'estensione dell'ombrello nucleare francese all'Europa presenterebbe notevoli sfide politiche e strategiche. Da un lato, rafforzerebbe l'autonomia strategica europea, concetto che indica la capacità dell'Europa di agire indipendentemente nella difesa dei propri interessi senza dipendere da potenze esterne, riducendo la dipendenza dalla protezione americana in un momento in cui questa appare sempre meno garantita. Dall'altro lato, l'iniziativa di Macron solleva interrogativi fondamentali sul meccanismo decisionale: chi avrebbe l'autorità di ordinare un attacco nucleare in difesa di un alleato? La condivisione nucleare — il sistema attraverso cui paesi senza armi atomiche partecipano alla pianificazione della strategia nucleare — è un tema estremamente delicato. La stessa Nato, nel suo documento di Revisione della postura di deterrenza e difesa del 2012, ribadisce un principio inderogabile: il controllo politico finale sulle armi nucleari deve rimanere esclusivamente nelle mani del paese che le possiede. Questo crea una tensione evidente: la Francia potrebbe estendere la sua protezione agli alleati, ma manterrebbe l'esclusiva autorità decisionale sull'eventuale impiego dell'arsenale atomico.

 

Corigliano, al Castello mostra fotografica sulle Torri calabresi
Da infopinione.it del 6 marzo 2025

Dal 7 marzo all’11 maggio 2025, il Castello di Corigliano Calabro ospiterà la mostra fotografica sulle Torri della Calabria a cura dell’Atelier du Faux Semblant.

Dal 7 marzo all’11 maggio 2025, il Castello di Corigliano Calabro ospiterà la mostra fotografica Le Torri di Calabria Citra sulla marina di ponente e levante, un viaggio visivo tra gli antichi sistemi difensivi dell’alto Tirreno e dello Ionio cosentino.

L’esposizione raccoglie immagini delle torri costiere che per secoli hanno vegliato sulle coste calabresi, testimoni silenziose di un passato ricco di storia e di battaglie.

Nel ‘500 la presenza dei Turchi nel mediterraneo porta il vicerè Pietro di Toledo (1532-1553) a concepire un sistema difensivo da attuare lungo le coste del regno, un sistema di avvistamento tramite torri, l’una in vista dell’altra, in grado di proteggere le popolazioni.

L’intensificarsi della guerra di corsa e la necessità di difendere la frontiera a mare porta il vicerè alla determinazione di interessare 2000 km di costa con le fortificazioni. Alcune torri in particolare erano munitissime per resistere agli attacchi. Viene introdotta una nuova tipologia di torre a pianta quadrata, dove era più facile collocare i pezzi di artiglieria destinati alla difesa.

Le torri restano in attività fino al sec. XIX, quando il nuovo clima di pace porta ad alienare o utilizzare per scopi diversi da quelli originari le strutture sopravvissute. Furono riusate per segnalazioni telegrafiche in epoca napoleonica (telegrafo Chappe) e durante le ultime guerre mondiali come punti di presidio sulla costa o trasformate e sostituite da fari.

La vendita all’asta delle torri nel periodo post-unitario conclude la loro parabola discendente. Un itinerario che porta il visitatore alla scoperta di queste strutture fortificate, costruite tra il Medioevo e l’età moderna per proteggere il territorio dalle incursioni piratesche e dai pericoli provenienti dal mare.

L’iniziativa è ospitata all’interno di uno dei luoghi simbolo della regione, il Castello di Corigliano Calabro, oggi polo culturale e sede di eventi di rilievo.

La mostra è realizzata con il patrocinio della Provincia di Cosenza e dell’Unesco, e si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio storico-architettonico calabrese.

Gli orari di apertura sono dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:30, offrendo ampie possibilità di visita per appassionati di storia, fotografia e turismo culturale.

 

Stazione Marconi. Soldi in arrivo grazie al Cisam
Da lanazione.it del 6 marzo 2025

Il Comune si troverà a gestire altri 7 milioni. Opere compensative per la nuova base militare.

Obiettivo riqualificare il borgo rurale della città. Senza tradirne la vocazione storica, ma inserendolo a pieno titolo nei nuovi percorsi del turismo naturalista che rappresenta un segmento in costante crescita nell’offerta turistica dei territori. Il masterplan di Coltano serve a questo. E la partecipazione al bando della presidenza del consiglio è solo una delle tre "gambe" di questo progetto. Le altre due sono quella della messa a frutto dei 7 milioni di euro promessi dal Governo come opere compensative per il territorio per la realizzazione della base militare a San Piero e il coinvolgimento di soggetti privati per la riqualificazione di ulteriori edifici di proprietà privata nell’ambito di un partenariato pubblico e privato. Il bersaglio grosso, ovviamente, è il recupero della stazione Marconi e delle stalle del Buiontalenti. Edifici per i quali sono pronti i sette milioni di euro promessi dal Governo per le compensazioni. Soldi che potrebbero arrivare sul territorio già nei prossimi mesi, ha assicurato il sindaco Michele Conti, " e che contribuiranno a imboccare definitivamente la strade del recupero complessivo del borgo di Coltano, salvaguardandone la vocazione agricola per coniugarla a uno sviluppo sostenibile e moderno". In attesa del finanziamento per le opere di compensazione previste dal progetto della base dei carabinieri che riguarderà il recupero della Stazione radio di Guglielmo Marconi di proprietà demaniale e delle Stalle del Buontalenti di proprietà regionale, ha sottolineato Conti, "puntiamo adesso a dare avvio a una riqualificazione del grande patrimonio immobiliare di proprietà pubblica che caratterizza Coltano: un patrimonio attualmente non utilizzato e in stato di abbandono, che rappresenta un pezzo importante della storia del nostro territorio, su cui stiamo cercando di intervenire utilizzando fondi pubblici e lavorando a forme di collaborazione pubblico-privato per la valorizzazione del territorio e delle suepotenzialità in ambito ricettivo, con interlocutori interessati allo sviluppo dell’area".

L’obiettivo, ambizioso, sul quale sta già lavorando sotto traccia Palazzo Gambacorti è che il masterplan proceda tutto più o meno alla stessa velocità: "Noi - ha concluso Conti - siamo pronti con il nostro progetto, ma non ci dimentichiamo degli altri". L’impressione è che il 2025 possa davvero essere l’anno della rinascita per il borgo rurale pisano.

 

Via libera al piano di recupero della Polveriera di Taino
Da verbanonews.it del 6 marzo 2025

Dopo anni di attesa, ottenuta l’autorizzazione per la riqualificazione della grande area tainese dove un tempo sorgeva la fabbrica di esplosivi. L'argomento sarà all'ordine del giorno nel consiglio comunale di venerdì 7 marzo

Dopo anni di iter burocratico e di attesa, il progetto di recupero dell’ex Polveriera di Taino è pronto a muovere il primo passo per poter partire. Il Comune ha infatti ottenuto l’autorizzazione alla concessione d’uso, un passaggio chiave per l’avvio della riqualificazione di un’area. L’area della storica Polveriera, fabbrica situata in zona Campaccio che nella prima metà del Novecento ha dato lavoro a tanti varesotti, è stata chiusa dal 1972 e poi acquistata dal Comune nel 2001, rimanendo soggetta a vincoli imposti dal Codice dei Beni Culturali in vigore dal 2004. L’autorizzazione ministeriale – «ottenuta dopo anni di confronto con la Soprintendenza» dichiara il Comune -, permette ora di pubblicare un bando per il recupero dell’area che si estende su un totale di quasi di 700mila metri quadrati.

«Nel 2004, con l’entrata in vigore del Codice dei Beni Culturali, è diventato necessario ottenere l’autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali, tramite la Soprintendenza competente, per la concessione o l’alienazione di beni pubblici con più di 70 anni e di interesse storico – sottolinea l’amministrazione comunale -. Ora, con il via libera ufficiale e il relativo masterplan che definisce le linee di intervento e tutela, possiamo finalmente avviare lo studio e la successiva pubblicazione di un bando per il recupero di quest’area strategica».

Per garantire un intervento rispettoso della storia del luogo, il recupero dell’ex Polveriera seguirà tre diversi livelli di tutela: la conservazione dell’area come museo di sé stessa, con aree protette per preservare la memoria storica, la conservazione con riuso e trasformazione (recupero con riuso e adeguamento funzionale), e, fine, la trasformazione e nuove costruzioni (spazi destinati a una rigenerazione edilizia). 

L’amministrazione comunale si concentra ora su due obiettivi chiave per recuperare l’area : in primis l’aggiornamento del piano di caratterizzazione ambientale in collaborazione con Arpa, Provincia e Regione Lombardia che porterà alla definizione del piano operativo di bonifica (POB), necessario alla futura fruizione dell’area, consequenzialmente l’individuazione di un soggetto investitore che, attraverso il Partenariato Pubblico-Privato, guiderà lo sviluppo dell’area nel rispetto della normativa vigente, assicurando che la proprietà rimanga della comunità di Taino.

Dell’argomento – che sarà all’ordine del giorno con una presa d’atto nel consiglio comunale del prossimo 7 marzo – se n’è parlato nella commissione territorio di mercoledì 5 marzo , all’interno delle quali la maggioranza guidata dal sindaco Stefano Ghiringhelli insieme al vicesindaco Baglioni e al presidente dicommissione Annunziato ha illustrato il punto della situazione, mentre l’opposizione della lista Per Taino, composta in commissione da Lorenzo Giudici e Anna Chierichetti , durante la riunione ha sollevato alcuni dubbi sulla visione per il futuro e la progettualità portate avanti nel corso degli anni, con il timore, a dettadel gruppo, che lo status della Polveriera, a causa dalla presenza di eternit e necessità di bonifica, possa essere un possibile disincentivo per un futuro investitore.

 

“Castelli d’Italia”, in edicola un viaggio alla scoperta delle fortezze e delle dimore storiche
Da mattinopadova.it del 5 marzo 2025

Dal 6 marzo in abbinata con il nostro giornale la guida a questi scrigni di storie e leggende sparsi nel Bel Paese. Dal Nord al Sud si ripassano i nomi delle grandi dinastie che hanno lasciato visibili segni del loro passaggio

Le torri svettano nel cielo, i ponti levatoi scricchiolano sotto il peso della storia, le mura raccontano di battaglie, intrighi e amori lontani. “Castelli d’Italia”, scritto dall’autrice Virginia Perini, è un viaggio attraverso il tempo e lo spazio alla scoperta delle fortezze e delle dimore storiche che punteggiano il nostro Paese, testimoni silenziose di epoche e culture diverse.

In questi scrigni di storie e leggende l’arte si mescola alla guerra e la realtà si confonde con il mito; alcuni di essi sono ancora intatti, maestosi e visitabili; altri giacciono in rovina, romantici e avvolti dal mistero, custodi silenziosi di un passato che continua a ispirare. Suddiviso per regioni, il volume accompagna il lettore in un affascinante percorso tra le più suggestive costruzioni fortificate della penisola. Dalle imponenti rocche alpine ai castelli affacciati sul mare, dalle fortezze medievali immerse nel verde dell’Appennino ai sontuosi palazzi rinascimentali, ogni pagina è un invito a scoprire la bellezza architettonica e il valore storico di questi luoghi straordinari. Ogni sezione regionale si apre con una breve introduzione che inquadra il contesto storico e geografico, seguita dalla descrizione dettagliata di alcuni dei castelli più significativi. Le parole dell’autrice dipingono scenari vividi, tra cavalieri e principi, battaglie e misteri, facendo emergere non solo l’importanza strategica e difensiva di queste costruzioni, ma anche il loro ruolo culturale e simbolico sia in epoche passate, sia attualmente, giacché molti tra i castelli descritti subiscono continui restauri e rifacimenti che li rendono sempre accessibili pubblico, attirando così migliaia di turisti e appassionati ogni anno.


Dal Nord al Sud si ripassano i nomi delle grandi dinastie che hanno lasciato visibili segni del loro passaggio nella maggior parte dei territori, così come gli scontri di cui spesso sono state protagoniste: eventi e personaggi che hanno nutrito anche il folklore locale, generando storie leggendarie che a volte sfiorano il mondo del paranormale, aggiungendo anche un brivido all’esperienza dei visitatori.

Sfogliando Castelli d’Italia, il lettore avrà l’impressione di passeggiare tra cortili e saloni affrescati, di scrutare l’orizzonte da una torre merlata, di sentire l’eco di antichi passi tra le mura secolari. Un libro che non è solo per chi si diletta abitualmente tra storia e architettura, ma per chiunque ami lasciarsi trasportare dal fascino di un'Italia senza tempo.

La sinossi

In Italia, dai valichi alpini fino alle coste mediterranee, fortificazioni, mura, castelli e torri si susseguono senza sosta, arricchendo i panorami e nutrendo l'immaginazione di chi li osserva. La nostra storia racconta di secoli in cui il potere era suddiviso localmente e per essere rappresentato, affermando la propria supremazia sul territorio, necessitava di costruzioni che fossero allo stesso tempo strumenti di difesa e simboli di grandezza.

In questo libro ne troverete un'ampia selezione suddivisa per regioni: castelli celebri o poco noti, ristrutturati al dettaglio o quasi del tutto in rovina, in pieno centro storico o arroccati su un colle desolato, in ogni caso sempre in grado di meravigliarci e trasportarci indietro nel tempo.

La scheda

Numero pagine: 200
Formato: 14 x 21 cm
Prezzo (in abbinata): 7.90 €
In edicola da: 6 marzo 2025

 

Ex polveriera Valdurasca,Comune cerca privati interessati a investire in strutture sportive e ricettive
Da cittadellaspezia.com del 5 marzo 2025

L’amministazione comunale della Spezia, attraverso un avviso di manifestazione di interesse approvato oggi, sonda il terreno incerca di partner privati disponibili a investire e/o a gestire attività turistico/sportive per lo sviluppo dell’ex polveriera in località Valdurasca, area di proprietà comunale in passato adibita a uso militare e attualmente inutilizzata. L’iniziativa odierna segue la delibera con cui l’amministrazione Peracchini ha espresso lavolontà di partecipare al bando pubblicato lo scorso 31 dicembre dalla presidenza del Consiglio dei ministri al fine di selezionare piani di sviluppo nelle aree dismesse o in disuso che prevedano uno o più interventi orientati alla rigenerazione, alla riqualificazione e all’infrastrutturazione, nonché all’attrazione di investimenti privati volti al rilancio economico, a valere su un finanziamento previsto all’art.1 della legge di bilancio varata nel2020. E come detto la scelta di Palazzo civico è caduta sull’ex polveriera.

Una superficie totale di 22 ettari, suddivisa in una parte pianeggiante abbastanza estesa e in una zona collinare che chiude a semicerchio lo spazio; presente un complesso imponente con edifici in cemento e legno piuttosto radi enascosti alla vista dal sentiero. Tramite un tracciato interno è possibile raggiungere i depositi o ‘casematte difensive’: locali in muratura una volta adibiti alla custodia di armamenti e materiali bellici. “Ad oggi l’intera area è coperta da boschi e laghetti artificiali e versa in un generale stato di abbandono, così come i suoi fabbricati, con la presenza di rifiuti solidi urbani; ne risulta per cui necessaria una importante opera di bonifica”, si informa nell’avvviso di manifestazione di interesse.

La proposta di investimento, si legge ancora, “dovrà prevedere la realizzazione di strutture sportive e/o ricettive, eventualmente corredate da un polo di mobilità sostenibile” (potrà avere ad oggetto anche solo una delle tipologie di investimento considerate, cioè strutture sportive e ricettive) e “deve essere orientata all’implementazione dell’offerta sportiva, turistica e ricettiva degli immobili da rigenerare e riqualificare nell’area dell’ex polveriera Valdurasca e dovrà comprendere la realizzazione e gestione delle strutture nell’ottica di una valorizzazione complessiva dell’area”. Nell’allegato tecnico all’avviso odierno, Palazzo civico traccia una descrizione sommaria degli interventi che prevede possano sorgere nell’ex polveriera(infrastrutturazione dell’area, impianti sportivi, strutture turistico-ricettive, polo della mobilità sostenibile); nel medesimo documento viene altresì stimato in 15 milioni di euro l’ipotetico costo complessivo dell’intervento, ma, si spiega nell’allegato, alla ricezione delle eventuali proposte e prima dell’invio delle stesse alla presidenza del Consiglio dei ministri “potranno essere redatti dei quadri economici di migliore approssimazione”; allegato all’avviso anche la rappresentazione grafica diun’ipotesi progettuale.

Gli eventuali operatori economici interessati dovranno presentare manifestazione di interesse unitamente a proposta diinvestimento e piano economico finanziario. La procedura è svolta interamente tramite la piattaforma telematica accessibile all’indirizzo https://laspezia.acquistitelematici.it . Manifestazione di interesse, proposta di investimento e piano economico finanziario devono essere inviati entro e non oltre le ore 12:00 del 27 marzo prossimo.

 

Mura di Siena: interrogazione in Consiglio sui progettifuturi
Da gazzettadi siena.it del 5 marzo 2025

I consiglieri di maggioranza chiedono chiarimenti suinterventi e finanziamenti

I consiglieri del gruppo Siena in tutti i sensi, Nicoletta Fabio Sindaco, Michele Cortonesi, Silvia Armini, Francesca Cesareo e Leonardo Pucci, hanno presentato un’interrogazione in Consiglio comunale per conoscere le progettualità future delComune sulla cinta muraria cittadina.

Le mura di Siena, sviluppatesi tra l’Alto Medioevo e il XVI secolo, rappresentano un patrimonio storico di grande rilievo. Lungo circa 6,5 km, il perimetro murario comprende cortine, porte monumentali, torri e baluardi, tra cui spiccano il Baluardo dei Pispini, il Baluardo del Laterino e la Fortezza Medicea. Oltre a sette porte storiche ancora in uso, esistono sette varchi tamponati, tra cui Porta di Monte Guaitano, Porta di Campansi e Porta Giustizia.

Negli anni, il Comune ha acquisito terreni circostanti per facilitare manutenzione e restauro, mentre la Soprintendenza, attraverso il Ministero della Cultura, ha stanziato 23 milioni di euro per interventi conservativi da realizzare nell’arco di dieci anni.

Lo scorso novembre, l’amministrazione comunale ha firmato con il Demanio dello Stato il Piano Città degli Immobili Pubblici di Siena, che prevede la valorizzazione del patrimonio pubblico, incluse le mura cittadine.

I consiglieri chiedono alla Giunta se siano stati previsti ulteriori interventi sulla cinta muraria e se vi siano già finanziamenti disponibili. Inoltre, vogliono sapere se il Piano Città degli Immobili Pubblici di Siena comprenda progetti specifici perle mura e se l’amministrazione abbia previsto nuove soluzioni per migliorare la circolazione pedonale e collegare meglio il centro storico alle aree circostanti.

 

Venezia | Concluso il restauro di 10 disegni della direzione del genio militare del periodo austriaco
Da archivi.cultura.gov.it del 5 marzo 2025

L'Archivio di Stato di Venezia ha appena completato il restauro di 10 preziosi disegni della Direzione del genio militare del periodo austriaco, risalenti agli anni 1844-1850 e relativi alle fortificazioni di Sant’Erasmo, isola strategica della laguna sud. L’intervento è stato reso possibile grazie al programma Art Bonus, attraverso il quale sono state raccolte donazioni liberali per oltre 5000 euro.

I documenti restaurati costituiscono una testimonianza storica di grande rilievo per lo studio dell'architettura militare, illustrando le strutture difensive del Forte Sant'Erasmo e del Ridotto Sant'Erasmo Nuovo, elementi fondamentali del sistema di fortificazioni veneziano. Realizzati su carta fragile e piegati più volte nel tempo, i disegni presentavano strappi e danni significativi. L’intervento di restauro ha permesso di recuperarne la stabilità e la leggibilità, restituendo alla comunità scientifica e ai cittadini un'importante fonte documentaria.

Il restauro appena concluso è un esempio concreto di come il sostegno dei privati possa contribuire alla tutela del patrimonio documentale. Per favorire iniziative analoghe, presso l'ingresso dell'Archivio di Stato di Venezia è stato installato un Totem per le donazioni, parte del progetto nazionale “Donare alla storia. Un Totem per gli Archivi”, promosso dalla Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura in collaborazione con Ales Arte Lavoro e Servizi S.p.a.

Grazie a questa innovativa postazione digitale, è possibile effettuare donazioni con carta di credito, anche per importi minimi, beneficiando del credito di imposta del 65% previsto dall'Art Bonus. I fondi raccolti saranno destinati a nuovi interventi di restauro, digitalizzazione e alle attività di valorizzazione dei documenti storici, garantendo la conservazione ela fruizione di un patrimonio di inestimabile valore.

Il progetto, già attivo in 27 Archivi di Stato italiani, ha permesso di raccogliere circa 1,4 milioni di euro tra il 2021 e il2024, finanziando numerose attività di tutela e promozione del patrimonio archivistico.

 

La nascita dell’architetto intellettuale
Da ilmanifesto.it del 2 marzo 2025
"TRATTATI RINASCIMENTALI DI ARCHITETTURA" Da Alberti a Scamozzi,un’antologia dei Trattati rinascimentali di architettura curata con una finezzache ne restituisce la polifonia, con attenzione alle eversioni dalla regola. A curadi Francesco Paolo Fiore, Einaudi «Millenni»

Di Dario Donetti

Nel 1969, nella sezione sulla trattatistica dell’estesa voce «Rinascimento» scritta per il Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica curato da Paolo Portoghesi, Manfredo Tafuri osservava che «assumere il ruolo dell’intellettuale significa, per l’artista del ’400 e del ’500, non solo rivendicare una nuova dignità personale, ma anche, e principalmente, riconoscere nell’arte un valore propulsivo e attivo in seno alle classi del potere, traducendone in programmi ideologici (…) le più progressive istanze civili».Questa ‘organicità’ è tanto più vera per l’architetto, che dal primo Quattrocento è incaricato di dare forma tangibile, nel paesaggio urbano della prima età moderna, all’imporsi di una nuova élite; al contempo, conclude Tafuri, «gli sforzi compiuti per definire uno stabile e definitivo codice linguistico e sintattico cozzano contro la realtà dialettica della storia».

Su questa falsariga, che imposta il progetto sviluppato dalla storiografia architettonica italiana nell’ultimo quarto del Novecento, è condotto il magistrale esercizio di selezione antologica di br (pp. XCII-908, e 95,00). D’altronde il curatore è tra i più autorevoli esponenti di quel metodo di analisi in virtù anche di una lunga familiarità con la produzione teorica del Rinascimento, a partire dall’edizione dell’Architettura civile di Serlio da lui seguita trent’anni prima per Il Polifilo.

Così, il primo gruppo di trascrizioni da trattati quattro e cinquecenteschi che costituiscono, annotate e illustrate, il principale contenuto del volume è proprio quello sulle definizioni che gli architetti diedero per sé e per la propria disciplina nell’Italia del Rinascimento: a partire da Leon Battista Alberti, riconosciuto fondatore di una tradizione di autocoscienza dell’arte della progettazione senza cui – ha scritto altrove Howard Burns, con l’icasticità e il respiro che gli erano propri – «l’architettura occidentale avrebbe preso una strada differente, probabilmente meno ambiziosa (…). Non ci sarebbero stati né Palladio, né i trattati sugli ordini, né una teoria architettonica e, probabilmente, neppure un movimento moderno o un Le Corbusier». Perciò il De re aedificatoria apre ognuna delle sezioni tematiche su materie trasversali, ma impostate al loro interno diacronicamente, così da proporre nell’ordine naturale di lettura confronti eloquenti: in questo primo caso con l’altro estremo della raccolta, ovvero l’universalismo di Vincenzo Scamozzi che, al termine del Cinquecento, costituisce lo sviluppo ultimo delle premesse albertiane.
Il capitolo che conclude, invece, l’antologia è dedicato agli ordini architettonici, cioè al codice classicista, elaborato dagli architetti intellettuali di questi due secoli per formulare un sistema di segni coincidente con un preciso vocabolario costruttivo e strutturato da regole sintattiche divero simiglianza, capace così di tradurre in forme intellegibili il nuovo sentimento razionalista. Rispetto, però, alle narrazioni più riduttive, che di questa teoria tendono a sottolineare il carattere normativo, la preoccupazione di Fiore è spesso di sottolineare come l’eversione della regola sia contemplata, da sempre, documentando la lucida accettazione di licenze, variazioni e alternative offerte dal repertorio di architetture antiche su cui tale riformulazione della lingua architettonica si era basata. Lo dimostrano lo stesso Serlio, con il suo relativismo nell’includere possibilità diverse per le maniere dorica e composita, fino agli esiti più estremi delle «mescolanze» divulgate dal Libro extraordinario, che maturano la prassi citazionista della scuola di Bramante e Raffaello; ma anche l’erudizione di Palladio e il suo usosapientemente contestuale di dettagli di varia origine; e persino il metodoproposto nella Regola di Vignola, tradizionale imputato delle accuse di derivaaccademica, qui invece ricondotto principalmente a ragioni di efficaciaoperativa. Insomma, nella selezione di estratti come nel commento, l’approccio è in linea con tendenze interpretative recenti, per esempio, della letteratura anglofona nordamericana, che della ricerca rinascimentale sugli ordini architettonici hanno messo in luce il vitalismo più che lo sforzo di canonizzazione.

Nel mosaico di fonti offerte dal volume emergono, poi, ulteriori tendenze anti-intellettualistiche. Colpisce, per dire, nella sezione su «La casa e la villa», quella espressa da Alvise Cornaro, grande committente che nella sua stessa residenza fa erigere una loggia alla dorica, tra i primi esempi di architettura filologicamente antiquaria in territorio veneto, mentre nel proprio trattato rigetta tout court la dimensione di rappresentazione, e quindi il ricorso agli ordini, dando priorità a funzione, economia, solidità. In generale, i testi scelti esemplificano bene una preoccupazione – non sorprendente per gli studiosi,ma poco considerata in sedi più divulgative – per l’uso e il cantiere (qualcosadi cui si tiene conto anche nella galleria di architetture dipinte incastonata a metà volume, soprattutto con l’enigmatico ritratto di un edificio in costruzione di Piero di Cosimo, conservato a Sarasota): per esempio, con il ricorrere del tema della «commodità», concetto non esente dalle preoccupazioni di ordinamento e gerarchizzazione della società del tempo, o l’inclusione assai originale della ‘macchinistica’ Trasportatione di Domenico Fontana,celebrante l’impresa tecnica dello spostamento dell’obelisco vaticano nel 1586.

Altri temi percorrono l’antologia, rispecchiando anche le ricerche intraprese da Fiore negli anni, da quelle sulla genealogia di trattati senesi che inizia con Francesco di Giorgio e si conclude con Pietro Cataneo, all’esplorazione capillare dell’architettura militare – di cui si ribadisce la centralità per il discorso sulla professione tra Quattro e Cinquecento, nonostante la cronica ritrosia a riconoscerlo della letteratura – o, ancora, la ricapitolazione della tradizione di studi vitruviani, fondamentale indicatore degli sviluppi della teoria classicista.

Non da ultimo, le introduzioni ai vari raggruppamenti che cadenzano il libro, così come il denso saggio di apertura, dimostrano notevole lucidità nel chiarire, talvolta in poche righe, passaggi dirimenti quanto complessi della storia dell’architettura del Rinascimento, come l’azione fondativa di Filippo Brunelleschi o il dibattito per via di disegni e proposte alternative innescato dalla ricostruzione della basilica di San Pietro; lo stesso apparato di note, aggiornato e sempre a fuoco nella selezione, offre uno strumento utilissimo per orientarsi in una letteratura ormai sovradimensionata.

Il merito del libro è, soprattutto, quello di restituire vividamente le caratteristiche di polifonia e tensione intellettuale di un momento cruciale per le vicende architettoniche occidentali, persino di mettere in luce il potenziale dell’errore – come quando si ricostruiscono le fruttuose conseguenze di un fraintendimento di Fra Giocondo nell’illustrare la casa dei Romani descritta dal De architectura –, a riprova del mutuo rapporto tra teoria e pratica, e di come la storia del trattato italiano di Quattro e Cinquecento riveli, nelle parole dell’autore, «una costante ricerca di definire contenuti, regole e soluzioni per un’architettura che risponde alle richieste del suo tempo».

 

La misteriosa torre di Bosco Minniti, un tesoro architettonico delXIV secolo
Da siracusanews.it del 2 marzo 2025

Siracusa è una città ricca di storia, ma alcuni dei suoi tesori restano nascosti agli occhi di molti. Uno di questi è la torre medievale di BoscoMinniti, un’antica struttura di avvistamento situata in via AlessandroSpecchi, quasi invisibile dalla strada perché inglobata dai palazzi moderni.Questo gioiello architettonico, risalente al 1300, è oggi tra i candidati delcensimento “I Luoghi del Cuore” del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI),una competizione nazionale che premia i beni più votati con fondi per laloro valorizzazione.

Un tuffo nel passato: la storia della torre medievale di Bosco Minniti

La torre, grazie alle sue caratteristiche stilistiche e decorative, può essere datata intorno al XIV secolo. Il suo portale ogivale con conci a ventaglio richiama le architetture di prestigiosi edifici trecenteschi siracusani, come Palazzo Montalto e Palazzo Chiaramonte. Altri dettagli distintivi includono una merlatura angolare e un piccolo rosone cruciforme, decorazioni che si ritrovano anche nelle antiche torri di avvistamento della città, come la torre della Pizzuta, torre Landolina e torre Targia.

Un tempo, la torre di Bosco Minniti era parte di un sistema di difesa più ampio: serviva a segnalare pericoli imminenti con fuochi notturni o segnali di fumo durante il giorno, avvisando così le torri costiere di Siracusa. Oggi, urtroppo, l’interno è in parte crollato, ma le mura perimetrali, alcune feritoie e gli elementi decorativi originali sono ancora ben visibili.

L’importanza del censimento FAI per salvare questo tesoro nascosto

Il censimento de “I Luoghi del Cuore” si chiuderà il 10 aprile 2024 e rappresenta la prima fase per accedere ai finanziamenti messi a disposizione dal FAI e da Intesa Sanpaolo. I tre siti più votati riceveranno rispettivamente 70.000, 60.000 e 50.000 euro per interventi di riqualificazione.

La delegazione FAI di Siracusa spera di ottenere abbastanza voti perportare avanti un ambizioso progetto di recupero: il restauro strutturaledella torre, la sua valorizzazione e la creazione di un itinerario storico dedicato alle torri di avvistamento medievali. Per poter accedere al bandoè necessario raccogliere almeno 2.500 voti, e il FAI lancia un appello allacittadinanza affinché questo pezzo di storia non venga dimenticato.

Come votare per la torre di Bosco Minniti

I siracusani e gli amanti della storia possono contribuire con il loro voto attraverso il sito ufficiale del FAI. Ogni voto è un passo in più per salvaguardare uno dei tesori nascosti di Siracusa e restituirlo alla comunità. C’è tempo fino al 10 aprile per fare la differenza e dare nuova vita a questo straordinario pezzo di storia medievale.

 

Nell'area dell’ex polveriera potrebbe sorgere un nuovo grande ospedale
Da ciociariaoggi.it del 1 marzo 2025

La proposta in Consiglio del gruppo “LiberAnagni”. Chiesto un coordinamento tra i sindaci della Valle del Sacco

Un nuovo grande ospedale all’interno della ex Polveriera? Perché no. La proposta, che il centrosinistra anagnino potrebbe presto formulare in maniera ufficiale, possibilmente supportata anche dai sindaci di Paliano e Colleferro, ha raccolto già di primo acchito diversi consensi. Nel consiglio comunale di martedì scorso il gruppo di minoranza “LiberAnagni” ha ribadito la sua denuncia sulle carenze sanitarie e sul “Paco”, il servizio per i malationcologici, ancora privo di funzionalità.

È stato chiesto di riattivare il coordinamento dei sindaci della Valle delSacco per invitare la Regione a realizzare un nuovo ospedale nell’area Nord della provincia. I primi cittadini diColleferro e Paliano hanno auspicato un policlinico nell’areadella Selva, mentre per i terreni dell’ex Polveriera esiste una delibera di Consiglio adottata su proposta di “LiberAnagni” per una valutazione di fattibilità.

La grande area dell’ex Polveriera di Anagni dell’ospedale su una parte dei 187 ettari. Il sindaco Natalia è stato sollecitato a recarsi in Regione con i suoi colleghi per pretendere un servizio sanitario efficiente per tutto il territorio, obiettivo condiviso dal coordinamento dei sindaci ed approvato dal consiglio comunale anagnino nel lontano 2014. Nello specifico, la proposta sull’area dell’ ex Polveriera è già stata approvata dal Consiglio, attuabile perciò in tempi rapidi, con costi ridotti e un collegamento strategico con le infrastrutture esistenti.

La Regione Lazio decise di costruire un nuovo ospedale ad Anagni (presidenza Marrazzo), impegnandosi per la sua realizzazione. Nel 2004 per il nuovo pronto soccorso si era arrivati al progetto esecutivo e cantierabile. Poi più nulla. Un’idea, quella del gruppo consiliare guidato da Luca Santovincenzo , che potrebbe trovare sponda tra iresponsabili della sanità romana. Un progetto con il quale la vasta area dell’ ex Polveriera diventerebbe una vera “città della salute” a servizio dell’intero comprensorio. Con un plauso politicamente bipartisan.

 

Guided Tour, Anti-Aircraft Bunker – Dalmine 1 March 2025
Da eventi.bergamo.it del 1 marzo 2025

The air raid shelters on Via Trieste, in the heart of the working-class district of Dalmine (Garbagni district),reopen to the public.

They can only be visited with a guided tour on the dates listed in the calendar. The tour lasts about 45 minutesand takes place even in bad weather.

Please note that the bunkers have extremely large spaces but are located at a depth of 20 meters (there is noelevator).

Guided tours will take place at 10 and 11 am.

Info:

The ticket includes entry and a guided tour of the Dalmine air raid shelters.

Meeting and departure point: entrance to the shelters.

Entries are limited, reservations are required.
Information

Price: 8 euros
Reservation: mandatory online
Contacts Phone: 0290939988 Email: info@bunkerdalmine.it (mailto:info@bunkerdalmine.it)

Dalmine

Web Portal of the Municipality of Bergamo – Hinterland

Dalmen (The Camóss) Dalmine is an Italian municipality in the province of Bergamo in Lombardy located about 8 kilometerssouthwest of Bergamo, on the eastern bank of the Brembo river. Dalmine is the result of the urban union ofseven different centers: Dalmine, Brembo, Guzzanica, Mariano, Sabbio, Sforzatica Sant'Andrea andSforzatica Santa Maria d'Oleno. The municipality was established in 1927 by uniting the pre-existingmunicipalities of Sabbio Bergamasco, Mariano al Brembo and Sforzatica, in addition to the village of Dalmine,which was not the seat of the municipality.

 

Percorsi Storici a Milano e in Lombardia: tutti i luoghi davedere
Da milanolife.it del 1 marzo 2025

Scopri i percorsi storici a Milano e in Lombardia con informazioni dettagliate: descrizioni, orari, biglietti, indirizzi e tanto altro per organizzare iltuo tour nel passato. Un itinerario completo per appassionati di storia e curiosi!

Introduzione

Ciao a tutti, amanti della storia e della cultura! Se siete pronti a intraprendere un viaggio nel tempo, questo articolo vi guiderà attraverso i Percorsi Storici a Milano e in Lombardia. Qui troverete itinerari accuratamente studiati per esplorare le tracce dell’antica Milano, dal periodo romano al Rinascimento, passando per le epoche napoleoniche e risorgimentali, fino ad arrivare ai borghi medievali e alle fortificazioni della nostra regione. Ogni tappa è arricchita da informazioni pratiche: orari, prezzi dei biglietti, indirizzi e dettagli utili per organizzare al meglio lavostra visita. Indossate le scarpe comode, preparate la macchina fotografica e partite alla scoperta del nostro passato!

1. I Grandi Percorsi Storici di Milano

Milano è una città che pulsa di storia. Dalle vestigia romane ai monumenti rinascimentali, ogni angolo ha una storia da raccontare. Ecco i percorsiimperdibili nel capoluogo lombardo.

1.1 Il Centro Storico e le Origini Romane

Il cuore antico di Milano conserva ancora i resti di un’epoca che ha visto nascere la città di Mediolanum. Scopriamo insieme i principali siti romani.

Colonne di San Lorenzo

Descrizione: Le imponenti colonne, risalenti all’epoca romana, un tempo facevano parte di un complesso monumentale dedicato a SanLorenzo. Oggi, rappresentano uno dei simboli della Milano antica.
Indirizzo: Piazza San Lorenzo, Centro Storico, Milano.
Orari: Sempre accessibili, poiché si trovano all’aperto.
Biglietti: Ingresso gratuito.
Note: Ottimo punto di partenza per una passeggiata storica; si consiglia di visitarle al mattino presto per evitare la folla.

Foro Romano (Piazza San Sepolcro)

Descrizione: Un tempo il centro nevralgico della vita pubblica romana, il Foro oggi è un’area archeologica che consente di immergersi nell’atmosfera dell’antica città.
Indirizzo: Piazza San Sepolcro, Milano.
Orari: Aperto tutti i giorni dalle 09:00 alle 19:00.
Biglietti: Ingresso gratuito.
Note: Il sito è ben segnalato; ottimo per una visita guidata autogestita con informazioni scaricate dal sito ufficiale di Milano Archeologica.

Teatro Romano (Via San Vittore al Teatro)

Descrizione: Un antico teatro risalente al periodo romano, ora accessibile solo su prenotazione. L’esperienza di assistere a una visita guidata in questo ambiente storico è davvero unica.
Indirizzo: Via San Vittore al Teatro, Milano.
Orari: Visite guidate organizzate il martedì e il giovedì, dalle 16:00 alle 18:00.
Biglietti: Circa 8€ per adulto, ridotti per studenti e anziani.
Note: Prenotazione obbligatoria tramite il sito ufficiale della Soprintendenza Archeologica di Milano.

1.2 Il Rinascimento e gli Sforza

Il Rinascimento ha trasformato Milano in una città d’arte, e i segni di quell’epoca sono ancora visibili nei palazzi e nei monumenti che testimoniano l’era degli Sforza.

Castello Sforzesco

Descrizione: Immenso complesso fortificato, sede della dinastia Sforza, oggi ospita numerosi musei e collezioni d’arte. Un vero e proprio museo a cielo aperto.
Indirizzo: Piazza Castello, 20121 Milano.
Orari: Aperto tutti i giorni dalle 09:00 alle 19:30 (chiuso il lunedì).
Biglietti: Ingresso gratuito alle aree espositive permanenti; alcune mostre temporanee richiedono un biglietto (da 5€ a 10€).
Note: Consigliato il tour guidato per scoprire aneddoti e retroscena storici.

Santa Maria delle Grazie

Descrizione: La chiesa rinascimentale famosa per ospitare il Cenacolo Vinciano di Leonardo da Vinci. È uno dei luoghi più visitati di Milano.
Indirizzo: Piazza Santa Maria delle Grazie, 20123 Milano.
Orari: Visite organizzate con prenotazione obbligatoria, solitamente dalle 08:30 alle 18:00.
Biglietti: Biglietto d’ingresso intorno a 15€; prenotazione necessaria con largo anticipo.
Note: Per non perdere il capolavoro, è consigliabile prenotare online almeno un mese prima.

Palazzo Marino

Descrizione: Sede storica della amministrazione cittadina, è un esempio magnifico di architettura rinascimentale e ospita mostre ed eventi culturali.
Indirizzo: Piazza della Scala, 20121 Milano.
Orari: Aperto al pubblico per visite guidate in orari variabili (solitamente su prenotazione).
Biglietti: Ingresso gratuito per le visite guidate, a seconda degli eventi in corso.
Note: Verificare il calendario degli eventi sul sito ufficiale.

1.3 Milano Napoleonica e Risorgimentale

Il passaggio dall’epoca napoleonica a quella risorgimentale ha segnato un periodo di grandi trasformazioni per Milano, rendendola simbolo dell’unità italiana.

Arco della Pace

Descrizione: Costruito per celebrare le vittorie di Napoleone, l’Arco della Pace è oggi un monumento che simboleggia armonia e memoria storica.
Indirizzo: Piazzale Cadorna, Milano.
Orari: Sempre visibile, poiché è un monumento all’aperto.
Biglietti: Ingresso gratuito.
Note: Ottimo per scattare foto suggestive, soprattutto al tramonto.

Museo del Risorgimento

Descrizione: Un museo interattivo che racconta la storia dell’Unità d’Italia, con reperti, documenti e testimonianze dei protagonisti del Risorgimento.
Indirizzo: Via dei Musei, 10, 20121 Milano.
Orari: Aperto dal martedì al domenica, dalle 10:00 alle 18:00.
Biglietti: Biglietto intero circa 6€, riduzioni disponibili per studenti e anziani.
Note: Visita consigliata con una guida per comprendere appieno il contesto storico.

Palazzo di Brera

Descrizione: Oltre ad ospitare l’Accademia di Belle Arti, il palazzo è un centro culturale che ha visto grandi momenti della storia milanese.
Indirizzo: Via Brera, 28, 20121 Milano.
Orari: Aperto in orari di visita guidata; consultare il sito ufficiale per gli orari aggiornati.
Biglietti: Ingresso gratuito per le aree comuni; alcune esposizioni possono richiedere un biglietto.
Note: Perfetto da includere in un tour pomeridiano, grazie alla sua ubicazione strategica nel cuore di Milano.

Per ulteriori approfondimenti, consulta Milano Risorgimentale.

2. Itinerari Storici in Lombardia

La storia della Lombardia si estende ben oltre i confini di Milano. La regione offre una miriade di itinerari tra borghi medievali, castelli e percorsi religiosi che narrano un passato ricco e variegato.

2.1 I Borghi Medievali della Lombardia

I borghi medievali sono gemme nascoste che conservano il fascino di un tempo andato, con strade in pietra, antiche abitazioni e atmosfere senza tempo.

Bienno

Descrizione: Borgo antico immerso nella natura, noto per i suoi mulini ad acqua e le case in pietra ben conservate.
Indirizzo: Comune di Bienno, provincia di Sondrio.
Orari: I borghi sono aperti tutto il giorno; alcuni musei o mostre locali possono avere orari specifici.
Biglietti: Ingresso gratuito alle vie e piazze; eventuali musei a pagamento (circa 5€-8€).
Note: Ideale per un’escursione di mezza giornata in auto o con mezzi pubblici.

Gradella

Descrizione: Uno dei borghi più belli d’Italia, famoso per le tipiche abitazioni in cotto lombardo e l’atmosfera autentica.
Indirizzo: Comune di Gradella, provincia di Bergamo.
Orari: Aperto tutto il giorno; da verificare per eventuali eventi culturali locali.
Biglietti: Ingresso gratuito.
Note: Perfetto per una gita fotografica e per assaporare la vita di un tempo.

Crespi d’Adda

Descrizione: Villaggio industriale dichiarato Patrimonio UNESCO, simbolo di un passato imprenditoriale e sociale.
Indirizzo: Crespi d’Adda, provincia di Bergamo.
Orari: Visibile durante il giorno, con visite guidate organizzate su prenotazione.
Biglietti: Visite guidate a partire da circa 10€.
Note: Ideale per chi desidera conoscere la storia dell’industria e della società lombarda.

Per ulteriori informazioni, visita Borghi Lombardia.

2.2 Castelli e Fortificazioni della Lombardia

I castelli e le fortificazioni rappresentano testimonianze della potenza e della strategia difensiva delle antiche famiglie nobili e dei condottieri della regione.

Castello di Vigevano

Descrizione: Uno dei castelli più grandi d’Italia, simbolo di potere e raffinatezza, con interni che ospitano mostre e collezioni d’arte.
Indirizzo: Piazza Castello, 27029 Vigevano (PV).
Orari: Aperto dal martedì alla domenica, dalle 09:00 alle 18:00.
Biglietti: Ingresso intorno a 8€; sconti per studenti e over 65.
Note: Consigliata la visita con guida per apprezzare la storia e l’architettura.

Castello di Brescia

Descrizione: Fortezza medievale ben conservata, offre un magnifico panorama sulla città e ospita musei storici.
Indirizzo: Via Giardino, 25121 Brescia (BS).
Orari: Aperto dal mercoledì alla domenica, dalle 10:00 alle 18:00.
Biglietti: Biglietto intero circa 10€.
Note: La visita guidata è fortemente consigliata per comprendere le numerose storie legate alla fortezza.

Castello di Malpaga

Descrizione: Residenza del celebre condottiero Bartolomeo Colleoni, ricca di leggende e di storia militare.
Indirizzo: Località Malpaga, 25050 Orzinuovi (BS).
Orari: Aperto in giornate speciali, di solito in estate; è consigliata la verifica degli orari sul sito ufficiale.
Biglietti: Prezzi variabili, in media 7€-9€ per adulto.
Note: Perfetto per gli appassionati di storia militare e di leggende medievali.

Per maggiori dettagli, consulta Castelli Lombardia.

2.3 Percorsi Religiosi e Vie dei Pellegrini

I percorsi religiosi offrono un’esperienza di riflessione e spiritualità, attraversando luoghi di culto e antichi itinerari di pellegrinaggio.

Certosa di Pavia

Descrizione: Un capolavoro dell’architettura gotico-rinascimentale, la Certosa è uno dei complessi monastici più imponenti d’Italia.
Indirizzo: Piazzale della Certosa, 27100 Pavia (PV).
Orari: Aperta dal martedì al sabato, dalle 09:00 alle 17:00 (chiusa la domenica e il lunedì).
Biglietti: Biglietto d’ingresso intorno a 10€.
Note: Visita guidata consigliata per apprezzare le ricchezze artistiche e storiche.

Santuario della Madonna della Corona

Descrizione: Situato nei pressi di Verona, questo santuario scavati nella roccia offre una vista mozzafiato e un’esperienza spirituale intensa.
Indirizzo: Strada Madonna della Corona, 37027, Verona (accessibile facilmente da Verona e dalle zone limitrofe della Lombardia).
Orari: Aperto tutti i giorni dalle 08:00 alle 19:00.
Biglietti: Ingresso gratuito; alcune mostre temporanee possono avere un contributo.
Note: Perfetto per un pellegrinaggio e per chi cerca un luogo di meditazione.

Via Francigena

Descrizione: Uno dei più antichi percorsi di pellegrinaggio in Europa, la Via Francigena attraversa la Lombardia offrendo tappe di grande suggestione storica e spirituale.
Indirizzo: Il percorso non ha un indirizzo fisso; si sviluppa lungo vari tratti regionali.
Orari: Percorribile tutto l’anno, ma si consiglia la primavera o l’autunno.
Biglietti: Percorso gratuito.
Note: Ottimo da fare a tappe, con soste in locande e agriturismi lungo il tragitto.

Approfondisci questo itinerario su Vie Pellegrinaggio.

3. Esperienze Uniche: I Treni Storici della Lombardia

Un modo davvero originale per esplorare il nostro territorio è viaggiare a bordo dei treni storici, che coniugano nostalgia, panorami spettacolari e tappe enogastronomiche.

Sebino Express

Descrizione: Un viaggio in treno d’epoca che parte da Milano e raggiunge il suggestivo Lago d’Iseo, con fermate per degustazioni di prodotti locali.
Indirizzo di partenza: Stazione Centrale di Milano.
Orari: Partenze programmate la mattina e nel primo pomeriggio (verificare sul sito ufficiale).
Biglietti: Prezzo medio di 15€ a tratta.
Note: Ideale per famiglie e per chi ama combinare storia e gusto.

Lario Express

Descrizione: Un itinerario panoramico che porta fino a Como, offrendo viste spettacolari sul lago e un’atmosfera retrò.
Indirizzo di partenza: Stazione Centrale di Milano o stazioni dedicate in zona.
Orari: Partenze giornaliere; controllare gli orari online.
Biglietti: Prezzo variabile, mediamente 12€ a tratta.
Note: Consigliato per gli appassionati di treni d’epoca e panorami lacustri.

Garda Express

Descrizione: Un percorso storico verso il magnifico Lago di Garda, ideale per un weekend ricco di emozioni.
Indirizzo di partenza: Partenze da stazioni centrali di Milano (controllare sul sito ufficiale).
Orari: Partenze programmate in primavera e in estate.
Biglietti: Prezzo intorno ai 20€ a tratta.
Note: Esperienza consigliata per chi vuole unire la passione per i treni storici a quella per la natura e la storia enogastronomica.

Ulteriori dettagli sono disponibili su Treni Storici Lombardia.

4. Consigli per Organizzare un Tour Storico

Organizzare un tour dei Percorsi Storici a Milano e in Lombardia richiede una buona pianificazione e attenzione ai dettagli. Ecco alcuni consigli utili:

4.1 Pianificazione dell’Itinerario

Verifica gli orari di apertura: Controlla sempre i siti ufficiali per aggiornamenti su orari e giorni di chiusura, soprattutto per musei e monumenti come il Teatro Romano o la Certosa di Pavia.
Pianifica tappe intermedie: Prevedi pause caffè e pranzi in locali storici per assaporare l’atmosfera e ricaricare le energie.
Utilizza app utili:
Google Maps: Per orientarti e calcolare i tempi di percorrenza.
VisitMilano: Per aggiornamenti su eventi e mostre.
Trenord: Per consultare gli orari dei treni regionali e storici.

4.2 Consigli di Viaggio

Abbigliamento comodo: Scarpe adeguate per camminare e vestiti a strati per adattarsi alle variazioni climatiche.
Documenta l’esperienza: Porta una fotocamera o utilizza lo smartphone per immortalare i momenti più suggestivi.
Informati in anticipo: Consulta siti come MilanoLife per ulteriori consigli e aggiornamenti.

5. Riassunto in Punti Chiave

Itinerario Luoghi di Interesse Durata Difficoltà Indirizzo/Area
Milano Romana Colonne di San Lorenzo, Foro Romano, Teatro Romano Mezza giornata Facile Centro Storico, vicino al Duomo
Milano Rinascimentale Castello Sforzesco, Santa Maria delle Grazie, Palazzo Marino Intera giornata Facile Piazza Castello, Centro di Milano
Milano Napoleonica e Risorgimentale Arco della Pace, Museo del Risorgimento, Palazzo di Brera Pomeriggio Medio Centro di Milano (accessibile con M1, M2)
Borghi Medievali Bienno, Gradella, Crespi d’Adda Giornata intera Medio Sparsi in provincia (Sondrio, Bergamo)
Castelli e Fortificazioni Castello di Vigevano,
Castello di Brescia,
Castello di Malpaga
Mezze giornate Medio Vari, raggiungibili in auto o con mezzi pubblici
Percorsi Religiosi e Vie dei Pellegrini Certosa di Pavia, Santuario della Madonna della Corona, Via Francigena Variabile Facile – Medio Pavia, Verona e lungo itinerario regionale
Treni Storici Sebino Express, Lario Express, Garda Express Mezza giornata Facile Partenze da stazioni centrali di Milano


7. FAQ: Domande Frequenti sui Percorsi Storici a Milano e in Lombardia

Q: Quali sono i percorsi migliori per iniziare a scoprire la storia di Milano?
A: Il percorso romano, con le Colonne di San Lorenzo, il Foro Romano e il Teatro Romano, è ideale per iniziare, essendo facilmente percorribile a piedi e ricco di informazioni storiche.

Q: È necessario prenotare per visitare il Teatro Romano?
A: Sì, il Teatro Romano è accessibile solo su prenotazione; controlla il sito ufficiale per verificare disponibilità e orari delle visite guidate.

Q: Posso visitare i castelli della Lombardia in un solo giorno?
A: Dipende dal castello scelto; mentre il Castello di Vigevano e il Castello di Brescia possono essere visitati in mezza giornata, è consigliabile dedicare giornate separate per non affaticarsi e godere appieno dell’esperienza.

Q: Qual è il periodo migliore per organizzare un tour storico in Lombardia?
A: La primavera e l’autunno sono ideali, grazie alle temperature miti e all’atmosfera suggestiva dei siti storici.

Q: Dove posso trovare informazioni aggiornate su orari e biglietti d’ingresso?
A: Consulta siti ufficiali, applicazioni come VisitMilano e il sito MilanoLife per aggiornamenti in tempo reale.   

8. Conclusione

I Percorsi Storici a Milano e in Lombardia vi offrono un vero e proprio viaggio nel tempo, un’esperienza che unisce la scoperta del passato a informazioni pratiche e aggiornate. Dalle antiche rovine romane del Centro Storico di Milano, passando per l’epoca rinascimentale con i suoi magnifici castelli e chiese, fino ai borghi medievali e alle fortificazioni che punteggiano la regione, ogni tappa è un’emozione da vivere e condividere.

Che siate appassionati di storia, turisti in cerca di avventure culturali o residenti curiosi di riscoprire la propria città, questi itinerari sono studiati per offrirvi il massimo della conoscenza e del piacere visivo. Organizzate il vostro tour, pianificate le soste, verificate gli orari e lasciatevi incantare dalla ricchezza storica che solo Milano e la Lombardia sanno offrire.
Non resta che uscire, esplorare e, perché no, scattare tante foto per immortalare i momenti più suggestivi di questo viaggio nel tempo.

Se questo articolo vi ha ispirato a scoprire il passato, condividete le vostre esperienze e i vostri scatti sui social utilizzando l’hashtag #MilanoLife.

Per ulteriori guide, itinerari e consigli, visitate regolarmente MilanoLife e restate aggiornati sulle ultime novità culturali e storiche della nostra regione.

E non dimenticate di consultare le app utili come Google Maps, VisitMilano e Trenord per organizzare al meglio il vostro tour.

10. Conclusione Finale

I Percorsi Storici a Milano e in Lombardia sono molto più di semplici itinerari: sono un invito a toccare con mano la storia, a camminare sulle orme dei grandi del passato e a riscoprire le radici culturali che hanno plasmato la nostra identità. Ogni tappa, ogni monumento e ogni borgo racconta una storia che aspetta solo di essere ascoltata e vissuta. Organizzate il vostro tour, immergetevi nella storia e lasciatevi ispirare da una regione che ha tanto da offrire.

Buon viaggio nel tempo a tutti e, soprattutto, buona esplorazione!
 

 

La megalomania nazista del fantomatico Vallo Atlantico
Da quotidianodellumbria.it del 1 marzo 2025

Venne ideato dalla fantasia guerresca di Adolf Hitler

di AMAR

Adolf Hitler e la violenza, la crudeltà, la guerra furono figli dello stesso padre: il Mein Kampf (La mia battaglia), il libro pazzesco scritto dallo stesso Hitler quando era in prigione (condannato a 5 anni di reclusione, ridotti a uno) per il suo fallito colpo di Stato a Monaco di Baviera del 9 novembre 1923, contro la Repubblica diWeimar. Tutti nati (Hitler, il sopruso, il sadismo dell’aggressione) lo stesso giorno: quindi, Gemelli!

La brutalità scatenata durante il secondo conflitto mondiale e le gesta che lo precedettero, in Germania e nelle terre conquistate (ricordate i lebensborn, la “fabbrica” dei bambini di razza pura, il livello più aberrante dell’eugenetica hitleriana?)) ne hanno dato la palese dimostrazione. Con le stragi, le rappresaglie crudeli, i campi di sterminio, la caccia agli ebrei. Oltre alla spasmodica corsa agli armamenti, le farneticanti adunate, i discorsi deliranti (le cicalate).

Ed anche la costruzione di enormi strutture di difesa come il Vallo Atlantico. Una sorta di immensa Muraglia cinese fatta di cemento armato e cosparsa di fortificazioni armate anch’esse. Il Fuhrer pensò che il pericolo di assalto da parte delle forze nemiche, fosse sulle coste dell’Europa occidentale. Ci voleva una inespugnabile opera antisbarco: Il Vallo Atlantico, appunto. Detto fatto, emanò la Direttiva n. 40 del 23 marzo 1942 che ordinava la costruzione nel tempo massimo del 1° maggio 1943. Nel progetto, era prevista una imponente linea di 15.000 fortilizi, presidiati da 300.000 soldati, dalla Francia alla Norvegia, in grado di respingere ogni tentativo di sbarco ostile. Hitler mandò il Feldmaresciallo ErvinRommel, la volpe del deserto, a coordinare i lavori.

Lui, il Feldmaresciallo, fece mettere in atto postazioni per l’artiglieria costiera, bunker, fossati anticarro, campi minati e allagamenti nell’immediato retroterra per ostacolare l’impiego delle truppe paracadutate. Si cominciò con la difesa attorno alle principali città portuali, utilizzando manodopera fornita dai prigionieri di guerra. Il primo terreno di difesa doveva essere la spiaggia con poderose cinture di ostacoli subacquei. Insomma, il Vallo Atlantico costituiva un invalicabile “muro di contenimento” delle invasioni portate dal mare.

Proprio dal mare, arrivò l’assalto che decise l’esito della guerra. Il 6 giugno 1944, di fronte alle coste della Normandia, si presentò la più potente forza da sbarco della storia navale. In poco tempo (ed al prezzo di enormi perdite), gli Alleati riconquistarono Parigi e la Francia.Era ormai da tempo iniziata la decadente parabola del nazismo e la nemesi contro alcuni dei suoi principali gerarchi che sarà decretata al Processo di Norimberga, aperto il 20 novembre1945, dinnanzi al Tribunale Militale Internazionale (T M I).

Ad Oriente, l’Operazione Barbarossa, di conquista da parte delle orde naziste, della Russia sovietica, era fallita. L’Armata rossa aveva ripreso il sopravvento da Stalingrado sino a Berlino. La resa del Terzo Reich venne firmata all’inizio di maggio del 1945 e la barbarie annientata. Il coraggio degli inglesi, la tenace strategia di Winston Churchill, l’eroismo dei giovani d’oltre oceano, l’apporto della Resistenza avevano prevalso sull’arroganza di Adolf Hitler, dei suoi generali, sull’alto livello criminale delle S. S. (Schutz Staffel, schiere di protezione), sulla empietà della Gestapo, sul fanatismo del nazional socialismo che aveva orientato la pretesa conquista dei popoli europei.

Pensiero mitologico

La storia, un po’ fantasiosa, dell’anno 753 a. C., con le parole dello storico Terenzio Varrone, ci racconta di un colle laziale (il Palatino), di due fratelli, figli di Rea Silvia e del dio Marte,nipotini di nonno Numitore, Re di Albalonga, messi in una canestra e affidati alla corrente del fiume (il Tevere) e salvati dalla lupa (i lupacchiotti) che divenne il simbolo di intere generazioni. Quei due fratelli, diventati adulti, s’erano incaponiti nel costruire sul colle una città. Sorse una disputa tra i due, uno tracciò con l’aratro un solco per perimetrare l’abitato, l’altro saltò quel solco e il fratello cattivo lo uccise (per futili motivi). Anni addietro, in Italia, si scriveva sui muri “è l’aratro che traccia il solco, è la spada che lo difende”. E si cantava:“Salve Dea Roma! Ti sfavilla in fronte il Sol che nasce alla nuova storia, fulgida in armi,all’ultimo orizzonte sta la vittoria”.

Sto parlando, si capisce, delle Tre Erre, Romolo, Remo e Roma. Il gemellicida, i suoi contemporanei lo considerarono addirittura “asceso al cielo”, ma è noto che gli ammazzamenti, gli avi nostri remoti non li consideravano delitti efferati: per esempio, si divertivano un mondo nel vedere i sanguinari duelli dei Gladiatori nel Colosseo. Invece, gli italiani moderni alla vittima del fratellicidio hanno dedicato una sontuosa manifestazione canora che, da molti anni, tra il prima, durante e dopo, rimbomba per alcune settimane: Il Festival di San Remo, dove – come a Papalla – si canta, si suona e si balla. Tutto a scopo di lucro. E, ad ogni edizione, è voluttuoso poter affermare, con sussiego: Io c’ero! Di volta involta, sino a notte fonda.

Si tratta di festeggiamenti durante i quali “processioni” di teleutenti lasciano qualsiasi travaglio usato e si pongono dinnanzi al piccolo schermo (l’altare) in atteggiamento di adorazione. Perché, si usa dire: San Remo è San Remo e va omaggiato come fosse il Protettore del nostro Stivale. Oggetto di conversazioni impegnate nei bar e nei salotti letterari. Vae victis, pardon, guai agli ignoranti delle faccende sanremesi.

Un “giubileo” profano della canzonetta, diventato sacro e inviolabile. L’indice d’ascolto altissimo ha decretato il successo clamoroso del “culto di San Remo”. Mentre al gemello Romolo è rimasta scarsa notorietà. Addirittura, mentre San Remo è stato elevato alla gloria degli altari televisivi, Romolo, il cattivo, con il nomignolo di Romoletto, il teatro leggero lo ha relegato a personaggio delle commedie capitoline.

Sembra questa mia una narrazione astratta, invece è fattuale, come direbbe Maurizio Crozza nell’imitare il direttore Vittorio Feltri.

 

“Ri-conoscere le Mura“ riapre i battenti nel sotterraneo del Baluardo Santa Croce
Da rainews.it del 1 marzo 2025
Dopo il grande successo ottenuto nei mesi scorsi, il percorso espositivo Ri-Conoscere le Mura torna visitabile nel sotterraneo del  Baluardo Santa Croce. La mostra, che racconta la storia e l’evoluzione delle Mura cinquecentesche di Lucca, sarà nuovamente aperta fino a venerdì 21 marzo, con orario continuato dalle 10 alle 16,30.

L’ingresso è gratuito e l’accesso è come sempre da via delle Conce, passando sotto il porticato della Casermetta Santa Croce. Il percorso espositivo accompagna cittadini e visitatori attraverso immagini, video e testi, in un allestimento curato nei minimi dettagli. Nella prima galleria la Striscia del Tempo, un’installazione in corten con testi bilingue, corredata da fotografie e documenti storici.

Cinque date fondamentali scandiscono i momenti cruciali della costruzione della cinta muraria della zona ovest della città. Nell’antico torrione inglobato nel baluardo viene proiettato in loop un racconto animato in video, che descrive il rituale con cui, per secoli, la Repubblica Lucchese gestiva l’apertura e la chiusura delle tre porte cittadine all’alba e al tramonto. Infine, la seconda galleria conduce alla piazza d’armi, dove dieci pannelli in corten narrano episodi e trasformazioni delle Mura dal 1500 fino agli anni Ottanta del Novecento.

 

“La Regione ha recuperato e reso fruibile a tutti lo straordinario patrimonio dei fari pugliesi”
Da quotidianodibari.it del 1 marzo 2025

Il presidente Emiliano alla riapertura del faro-museo di San Cataldo a Bari

“La Regione si è fatta carico di recuperare e riutilizzare lo straordinario patrimonio dei fari pugliesi, la cui funzione nel tempo è stata insostituibile anche come elementi mitici della letteratura e delle storie dei marinai. Adesso li stiamo restituendo man mano alla fruizione pubblica.Questo di San Cataldo a Bari è un faro di grandissima importanza: da qui Guglielmo Marconi effettuò i primi esperimenti di collegamenti radio tra le due sponde dell’Adriatico, una personalità straordinaria che oggi ricordiamo assieme alla città di Bari.Ringrazio tutte le associazioni. La Regione ha voluto che questo restauro fosse un lavoro condiviso: il faro di San Cataldo ora è aperto al pubblico e ci si può trascorrere una giornata, ammirando anche il museo della radio. I fari pugliesi sono luoghi straordinari che non bisogna dimenticare”.Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano questa mattina alla cerimonia di apertura alle visite del faro San Cataldo a Bari col suo Museo del faro e della radio.L’iniziativa rientra nell’ambito dell’Interreg Co.He.N. (Coastal Heritage Network, Interreg Grecia- talia 2014-2020) promosso e finanziato dalla Regione Puglia che ha consentito di recuperare e mettere in rete tre fari e tre torri costiere: il faro Torre San Giovanni a Ugento, la torre San Felice a Vieste (già aperte e fruibili), la torre Pietra a Margherita di Savoia, la torre Calderina a Molfetta, il faro di Punta Palascia a Otranto e infine il faro San Cataldo a Bari con il suo Museo.

Architetture marittime pugliesi che diventano hub culturali in stretta connessione non solo con i territori, ma anche tra loro, grazie ad una progettazione identitaria, curata da Asset, che fonde immagine coordinata, infografiche e nuove tecnologie multimediali per una narrazione innovativa e suggestiva.“Un altro grande progetto regionale che trova compimento – ha aggiunto Aldo Patruno, direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia – Si tratta di un grande progetto di arte contemporanea e museale, ma soprattutto di un grande progetto di collaborazione tra istituzioni statali e locali, Regione Puglia e territori, e con l’affidamento in gestione ai migliori privati che di mare, costa, fari e torri si occupano da sempre”.”Partendo dagli studi sulla storia centenaria delle torri costiere curato dal Politecnico di Bari, per raccontare il rapporto col mare – ha commentato il direttore di Asset Elio Sannicandro – attraverso la storia dei fari e delle torri in connessione con la cultura dei singoli territori su cui si ergono, Asset ha lavorato su una progettazione identitaria comune, disegnando un itinerario turistico-culturale omogeneo. Dunque, un modello per un percorso museale diffuso e riconoscibile attraverso l’uso coerente di elementi grafici e di allestimento. Ciò utilizzando contenuti audio e video – anche nella lingua dei segni – attivabili tramite QR Code e, per gli apparati didascalici, formati di facile lettura con testi conformi alle linee guida Inclusion Europe.

A cui si aggiungono la game app “Esploratori dei due mari”, pensata per i più piccoli e scaricabile gratuitamente, e il podcast “I mari segreti della Puglia” presente sulle principali piattaforme online”.Il Museo del faro e della radio è gestito, in convenzione con il Comune di Bari, dall’associazione Vedetta sul Mediterraneo, presieduta da Nicolò Carnimeo, docente dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e scrittore, in collaborazione con l’associazione Mar di Levante e l’Associazione Radioamatori Italiani – ARI sezione di Bari; direttrice onoraria la giornalista e scrittrice Enrica Simonetti. Alla cerimonia di presentazione sono interventi, tra gli altri, anche il sindaco di Bari Vito Leccese, l’assessora comunale alle Culture Paola Romano; per la Marina Militare il comandante di vascello Marina Sud Cosimo Viscardi, la comandante di Fregata MariFari Miriam Fucci e l’ammiraglio Vincenzo Leone, Direttore marittimo (Comandante regionale Guardia Costiera) Puglia e Basilicata; per l’Agenzia del Demanio Domenico Giordano; per la Fondazione Museo Pascali – che curerà cicli di opere d’arte contemporanee a tema

il direttore Giuseppe Teofilo.