di Chiara Devoti
Tra i baluardi alpini di primo rilievo
la fortezza di Bard ha sempre occupato
una posizione di preminenza. Eppure, le
mutate condizioni della guerra «à la
moderna» prima, poi delle campagne
napoleoniche, ne sanciscono un
inarrestabile declino, cui i diversi
ingegneri militari inviati dal duca di
Savoia e poi dal re di Sardegna cercano
di porre un freno con interventi di
modernizzazione e di rinforzo. Il
giudizio impietoso di Carlo Morello,
inviato in sopralluogo nel 1622 da Carlo
Emanuele I, di «un recinto di muraglia
con alcuni risalti di poca
considerazione»1, peraltro facilmente
aggirabile, come era ben noto, pesa a
lungo nella ricerca di maggiore
rispondenza alle mutate esigenze
strategiche senza che gli emendamenti
proposti siano poi effettivamente
risolutivi. Durante la Guerra di
successione spagnola, il 7 ottobre 1704,
la fortezza capitola (ma non per carenze
difensive, per il tradimento del proprio
comandante), e nel 1706 si dimostra
ancora un baluardo in grado di reggere
gli assalti, tuttavia i rinforzi
attestati da un noto disegno attribuito
al Garove2 o non vennero eseguiti se non
parzialmente, o si rivelarono
insufficienti, ma certamente il forte
non era più considerato militarmente
affidabile, né sarebbero stati
sufficienti gli scarsi ripari apportati
alla conclusione della contesa, quando
in ogni caso ormai la Valle d’Aosta non
è comunque più priorità strategica. Sul
finire del Settecento (1792),
l’introduzione della cosiddetta «teppata»,
una batteria in terra e zolle, è segno
distintivo della presenza di progetti di
rinforzo da parte del Genio Militare, ma
ancora una volta in modo inefficace se
la fortezza cade allo scoccare del
secolo. Il disegno del 1797, firmato V.
Denis3, e legato proprio alla presa del
baluardo, mostra un’efficace
delineazione, da parte del francesizzato
misuratore già a servizio della corona,
Vincenzo Denisio4, della situazione di
Bard e delle aree immediatamente
limitrofe, quali l’abitato di Jacquemet
con il ponte di scavalco sul corso della
Dora e le alture di Albard (qui indicate
per contrasto con la «plaine d’Alebard»),
da sempre sede di batterie difensive,
perfetto contraltare a un rilevamento
più tardo (e di ruderi), che precede la
totale ricostruzione operata negli anni
trenta dell’Ottocento [fig. 1]. Al
passaggio di Napoleone, nel 1800, sono
proprio le alture di Albard a dimostrare
la loro vulnerabilità: aggirate e prese
diventano il punto dominante dal quale
cannoneggiare sul forte che, dopo due
settimane di strenua, impossibile,
resistenza, capitola. Complemente
atterrato, resta come un mozzicone privo
di ogni reale funzione fino alla
decisione (1827) di Carlo Felice di una
completa ricostruzione, poi conclusasi
in età carloalbertina (1838). Ne rende
conto uno strepitoso atlante illustrato,
in grande formato, preceduto da una
lunga relazione redatta, come i disegni
stessi, da Antonio Olivero, nel suo
Mélanges historiques sur la Vallée d’Aoste
dépuis le Xme siècle jusqu’au Siège de
Bard en 1800 par A. Olivero Officier
Supérieur du Génie Directeur des travaux
pour la construction du nouveau Fort,
1838 5. Il manoscritto, dedicato già a
Carlo Alberto, si compone di quasi
duecento pagine di testo che precedono
la parte iconografica, formata da
diciotto tavole, splendidamente
acquerellate6. Dei cinque capitoli della
relazione, quelli di maggior rilievo
riguardano lo scorcio del XVIII secolo e
il celebre episodio di assedio e
distruzione operati dalle truppe
napoleoniche, formando il necessario
preambolo al progetto di ricostruzione
proposto7. La descrizione del contesto
anche paesaggistico del forte ha il suo
peso8 e serve a meglio rendere
comprensibile l’arditezza della nuova
proposta, che segue l’andamento scosceso
del «rocher», ossia dello sperone
roccioso, e digrada verso la Dora e la
cui posizione è militarmente confermata
come indubbiamente propizia9. Le
annotazioni di Olivero, a corredo di una
tavola sciolta di cui si parlerà tra
poco, rilevano come la scelta di
ricostruzione confermi comunque la
posizione che era propria della
precedente fortezza, ancora considerata
da tenersi: «1830. S.M. il Re Carlo
Felice ordina la ricostruzione della
fortezza sul luogo stesso dove esisteva
prima, ed i lavori sono tosto intrapresi
e regolarmente proseguiti negli anni
successivi»10. Anche quella che viene
definita «ville de Bard», e quindi non
villaggio e nemmeno borgo, ma città a
tutti gli effetti, appare come luogo per
il quale comunque persistono ampie
potenzialità11, ben lontano da quell’immagine
delle «tristes bourgades» consolidata
dalle prime guide di Ottocento12.
Il progetto è ampiamente definito da
alcune tavole relative alla relazione
tra quanto rimaneva della pregressa
fortificazione – sia a livello di
rudere, sia come opera ancora in qualche
misura impiegabile – ossia il piano
topografico, in doppio formato, alla
tav. 10, il rilevamento di dettaglio
all’1:2000, in formato triplo, alla tav.
11, la pianta, in formato doppio, alla
tav. 9 [fig. 2], le sezioni in scala
1:500 alla tav. 12, pianta e sezione del
corpo di guardia (1:500) alla tav. 14,
mentre una serie di disegni, del 1834, a
cantiere ampiamente avviato, quando
Olivero è direttore dei lavori,
riportano ancora sezioni di caserme e
resti di antiche strutture (tav. 13), i
corpi di guardia Cornalei e Isserts (tavv.
15, 16) in pianta e sezione, tutti in
scala 1:50013. Una tavola riassuntiva,
di notevole qualità formale, sia
nell’impaginato, sia nel segno grafico,
sciolta dall’album, raggruppa in un
angolo il rilievo delle fortificazioni
smantellate («vestigia dell’antico
Forte») in giallo, mentre rosa, verde,
azzuro e bruno definiscono la grande
pianta annotata al centro e le sezioni
dei profili longitudinali a
contornarla14 [fig. 3]. Il progetto
porta la capienza del forte a 416
uomini15, con 50 bocche da fuoco di
vario calibro e depositi per munizioni
in grado di renderlo autonomo per tre
mesi16; il costo della realizzazione,
già previsto di 1.975.938,40 lire, si è
poi ridotto di ben 276.104,62 lire,
denotando anche l’efficienza
dell’esecuzione, volta a non sprecare
inutilmente preziose risorse. Questa
annotazione, enfatizzata nel lungo
resoconto economico dei lavori, entro il
riquadro denominato «Annotazioni»,
coincidente a quello richiamato in
apertura come «Specchio della Spesa
occorsa per la riedificazione della
Fortezza di Bard», assieme alle «Notizie
cronologiche sulla Fortezza di Bard sino
al 1835», completate dalla lista dei
«Governatori e Comandanti di Bard in
varie epoche» occupa tutto il lato
sinistro del disegno, andando ad
arricchire e rendere più completa la
tavola, mentre sul lato destro si
colloca la lunga sezione trasversale
dello «spaccato sulla linea BBB», parte
del rilievo dei ruderi (che sta in gran
porzione al centro assieme allo
«spaccato sulla linea AAA»), e la
legenda testuale dei «Segni
convenzionali». Anche a un primo impatto
visivo il grande impianto del «Forte
Carlo Alberto» – protetto dall’«Opera
Vittorio» a mezza costa e dall’«Opera
Ferdinando» verso il fiume, nonché sul
fianco verso il borgo (qui peraltro
chiamato più propriamente «villaggio di
Bard» con conseguente fine del ruolo
urbano! e preceduto verso Aosta dal non
piccolo «Sobborgo di Jacquement»)
dall’«Opera Supplementaria» – mostra
tutta la sua compatta, massiccia forza,
quella stessa che ancora oggi stupisce
chi, procedendo sulla assai più recente
autostrada, prima di poter imboccare la
strada della piana, trova di fronte a sé
un imponente, invalicabile, sbarramento
grigio come la roccia scoscesa sulla
quale si erge.
Fig.
1. Le relazioni territoriali tra il
baluardo roccioso su cui si erge il
nuovo Forte di Bard nel progetto del
colonnello Olivero e il borgo omonimo
appaiono evidenti nella veduta
dall’alto. Da parte opposta, fuori
dall’immagine, si colloca, a scavalco
del corso della Dora Baltea, il ponte,
più antico, di Jacquemet.
1 Carlo Morello, Avvertimenti sopra le
fortezze di S.A.R., 1656. BRT, Militari
178, riportato e commentato in Micaela
Viglino, Chiara Devoti, Aspetti dell’età
moderna nell’architettura valdostana
(secoli XVI-XVIII), in Sergio Noto (a
cura di), La Valle d’Aosta e l’Europa, 2
voll., L.S. Olschki, Firenze 2008, I,
pp. 293-331, in particolare la sezione
di Viglino relativa a Le fortificazioni
di età moderna e il presidio della
Valle, e in specifico p. 305.
2 La pianta, datata al 1704, in BRT,
Disegni, II 85, è firmata semplicemente
«G.», ma l’attribuzione al Garove
risulta dall’antica schedatura (O V 72)
ed è riportata ancora da Viglino che
pure avanza qualche perplessità.
3 V. Denis, Plan du fort de Bard avec le
Camp pris en 179[7]. ASTo, Corte, Carte
topografiche segrete, Bard, 14 AI.
rosso.
4 Vincenzo Denisio è misuratore costante
sui beni soprattutto delle Commende
appartenenti al patrimonio dell’Ordine
Mauriziano, tra cui specialmente quella
magistrale; rimando a Chiara Devoti,
Cristina Scalon, Disegnare il territorio
di una Commenda Magistrale. Stupinigi,
Ferrero, Ivrea 2012, in particolare alle
schede relative ai documenti
iconografici.
5 BRT, Storia Patria 140.
6 A Bard sono riservate in tutto nove
tavole, di cui la prima è tratta dal
Theatrum Sabaudiae, altre derivano dalla
prima indagine sui ruderi della fortezza
operata nel 1827 con rilievo di
posizione e consistenza, cui seguono i
dati sul progetto di ricostruzione,
profilato come un’ombra sul rilievo dei
ruderi. Ancora Viglino, Le
fortificazioni di età moderna, cit.,
nota 74.
7 Il quinto capitolo, relativo alla
Rélation du siège de Bard en 1800, è
stato pubblicato a stampa con il titolo
Relation du siège de Bard en 1800 par le
général A. Olivero, Imprimerie Louis
Mensio, Aosta 1888 come Extrait du
quatorzième bulletin de la Societé
académique religieuse et scientifique du
Duché d’Aoste.
Fig.
2. Pianta della rocca di Bard rilevata
nel 1827. Eugenio Olivero, Plan
géométrique du rocher de Bard, lévé en
1827, et des fortifications, découvertes
et lévées (BRT, Storia Patria, 140,
Atlante, tav. 9).
8 «[…] Le rocher de Bard, placé entre la
Doire et la ville, occupe avec sa masse
presque tout l’espace de la gorge ; dans
le sens longitudinal, il ne laisse à
l’un de ses côtés, que le lit resserré
de la rivière bordé sur la droite de son
cours par le smontagnes escarpées du
Porcil ; du côté opposé se trouve la
ville formée de deux seuls rangées de
maisons au milieu des quelles passe,
comme dans un défilé, l’unique rue qui
la traverse ; la rangée de maisons au
sud est adossèe aux escarpéments d’Albarédo»,
Ibid., pp. 119-120.
9 «Concluons donc, en résumant tous les
avantages militaires réunis dans la
position de Bard, soit rélativement à la
situation que par rapport à la structure
de son rocher dominant tout à l’entour
la campagne environnante, que peu de
terrains dans les gorges des vallées
offrent autant de convenances pour y
eriger une forteresse», Ibid., p. 124.
10 Annotazione nelle Notizie
cronologiche sulla Fortezza di Bard sino
al 1835 sul fianco della tavola dedicata
a Pianta e spaccati del forte di Bard.
BRT, Disegni III, n. 76.
Fig.
3. Eugenio Olivero, Pianta e Spaccati
del Forte di Bard, 30 luglio 1838 (BRT,
Disegni III, n. 76).
11 «Fortifications de la Ville. Du côté
tourné à Ivrée, l’entrée de la ville de
Bard est protegée par deux enceintes,
espacées entr’elles de 10. mètres,
précédées d’un parapet de muraille, en
crémaillère; l’enceinte la plus avancée
a la forme d’un petit front dont les
faces des bastions se prolongent sur les
escarpements lateraux; les bastions se
prolongent sur les escarpements lateraux;
les bastions seuls sont terrassés; au
milieu de la cortine était ouverte la
porte par la quelle passait la route de
la vallée; la porte avait devant elle un
petit fossé surmonté d’un pont lévis; l’enceinte
établie derrière le petit front
bastionné, est une ligne droite et
parallèle à la cortine du dit front;
elle s’étend aussi à ses deux extrémités
sur les escarpements latéraux; cette
enceinte est formée d’une muraille assez
élévée dont l’intérieur est renforcé par
des voûtes en décharge sur l’extrados
des quelles se plaçaient les défenseurs;
tout près de l’endroit où la route de la
vallée perçait cette enceinte on avait
construit un corps de garde
extérieurement et contre la même […]. A
quelques pas on avait du palais des
Comtes de Bard, sur le bord à droite de
la route, l’entrée du côté d’Aoste de la
ville de Bard, est assurée par un corps
de garde dont une des voûtes surmontait
la route même; le passage était, ici,
intercepté par une barrière; une ligne
de retranchement en pierre et chaux s’étend
depuis le corps de garde sur les rochers
qui entourent le palais et se terminent
au sentier de la Bardetta, qu’ils
ferment, en une petite tour ronde,
ouverte à la gorge; quelques autres
portions de retranchemens en pierre à
sec précédents, vers Jacquemet, sur ces
mêmes hauteurs, la ligne décrite. Le
bord de la route, du côté de la Doire,
était bordée depuis le corps de garde,
d’un parapet très solide, élévé de 2
mètres, percé de créneaux et d’embrasures;
ce parapet s’étendait jusqu’à l’endroit
où la route était, dans un petit trajet,
couverte aux feux et à la vue même du
fort; là où se trouvait une simple
barrière qui fermait la route». Ibid.,
pp. 133-134.
12 È la definizione che campeggia nella
celebre e assai diffusa opera di Amé
Gorret, Claude Bich, Guide de la Vallée
d’Aoste, Tipografia Mensio, Torino 1877,
ristampa anastatica ITLA, Aosta 1965.
Per una lettura di quest’immagine a suo
modo stereotipata, dove Bard è ridotto
alla condizione di «paesetto» costretto
dal forte, Chiara Devoti, Paesaggio e
insediamenti storici alpini: i borghi
valdostani lungo la viabilità
transfrontaliera, in Mauro Volpiano (a
cura di), Territorio storico e
paesaggio: metodologie di analisi e
interpretazione (Quaderni del Progetto
Mestieri Reali, 3), L’Artistica,
Savigliano 2011, pp. 187-197.
13 Ancora Viglino, Le fortificazioni di
età moderna, cit., nota 75.
14 Antonio Olivero, Colonnello del Corpo
Reale del Genio Militare, Pianta e
spaccati del forte di Bard, 30 luglio
1838. BRT, Disegni III, n. 76. Sul
fianco destro in alto la legenda dei
«Segni convenzionali» annota: «Il nero
caricorappresenta avvanzi ancora
esistenti delle antiche difese. Il detto
colore meno carico denota le abitazioni
ed i fabbricati civili. Il rosso indica
le nuove costruzioni. Le opere demolite
all’epoca della riedificazione della
Fortezza sono distinte col color
giallo».
15 L’annotazione contrassegnata con «N.b.»
in alto al centro recita: «La fortezza è
capace di contenere sul piede di
casermamento una forza di 416 uomini ed
il doppio in accantonamento»
16 Ibidem.