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ANNO 2019

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Da peacelink.it del 22 dicembre 2019

 

Cacciatorpedinieri russi con S-500 a bordo pronti ad attaccare ovunque nell’oceano
Da sputniknews.com del 22 dicembre 2019

 

Al Bastione delle Maddalene la storia di Verona attraverso le sue mura
Da veronaoggi.it del 21 dicembre 2019

 

Scola, storia della torre solitaria che emerge dal mare
Da siviaggia.it del 20 dicembre 2019

 

Pregevole castello a rudere, figuriamoci intero!
Da ilbenecomune.it del 20 dicembre 2019

 

Due architetti algheresi sono i “maghi” delle torri
Da lanuovasardegna.it del 20 dicembre 2019

 

Inaugurato il “Percorso di visita alla Fortificazioni veronesi”, dalle romane alle austriache.
Da veronaeconomia.it del 19 dicembre 2019

 

"Lucignano le sue fortificazioni e altro" raccontati in un libro
Da arezzonotizie.it del 19 dicembre 2019

 

Un progetto per il recupero di Torre Cintola
Da monopolitimes.it del 19 dicembre 2019

 

Nuova vita per l'ex polveriera di viale Europa: ecco cosa diventerà
Da ilgazzettino.it del 18 dicembre 2019

 

Fortezze e Castelli di Puglia: Il Castello di Tertiveri
Da lavocedimaruggio.it del 18 dicembre 2019

 

Porta Galliana, tra inaspettati ritrovamenti e le scelte difensive di Sigismondo
Da riminitoday.it del 18 dicembre 2019

 

Demolito il vecchio bunker, riaperta la strada per Fondacazzo
Da agrigentooggi.it del 18 dicembre 2019

 

Il castello di Piovera
Da vigevano24.it del 18 dicembre 2019

 

Il bunker di lusso in cui sopravvivere all'Apocalisse
Da agi.it del 17 dicembre 2019

 

Rocca delle Caminate, bellezza romagnola
Da turismo.it del 17 dicembre 2019

 

Cittadella, la città murata nella pianura veneta
Da siviaggia.it del 17 dicembre 2019

 

Le mura romane pericolanti in tre puntidel centro storico
Da corriereadriatico.it del 15 dicembre 2019

 

"Con l'accordo di programma sulla Palmaria si vendono i gioielli di famiglia"
Da gazzettadellaspezia.it del 14 dicembre 2019

 

TURCHIA. S 400 costruiti da joint venture russo-turca
Da agcnews.eu del 14 dicembre 2019

 

Stintino, nuovo look per la torre di Capo Falcone: "Ora si punta sull'ex casamatta"
Da youtg.net del 14 dicembre 2019

 

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Da virtuquotidiane.it del 13 dicembre 2019

 

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Da quotidianodigela.it del 13 dicembre 2019

 

Brescia, mura cittadine danneggiate dal maltempo: crolla il baluardo della Pusterla
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Brentonico, crolla la strada militare Muro messo in sicurezza
Da ladige.it del 13 dicembre 2019

 

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Fortezze e Castelli di Puglia: Il Palazzo Ducale di San Cesario
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Fortezze e Castelli di Puglia: Palazzo De Mari di Acquaviva delle Fonti
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Cosimo I e Portoferraio alla Marucelliana
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Ex Polveriera, nei 13 giorni realizzata solo una parte della bonifica
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Torri che difendono le mura che difendono gli abitati
Da ilbenecomune.it del 29 novembre 2019
di Francesco Manfredi-Selvaggi
 

Le murazioni urbiche servivano a proteggere gli agglomerarti insediativi; a loro volta esse sono presidiate da torri collocate specialmente vicino ai punti più deboli della cerchia, le porte.

Eccetto pochi centri, tra i quali vi sono Fornelli e Scapoli dove esse hanno anche la funzione di opere di contenimento del terreno del basamento (naturale, mai frutto di riporto di terra), qui da noi non si conservano le cinte murarie medioevali. Almeno in maniera integra, in quanto permangono tracce di murazioni, allo stato di rudere, a Roccaravindola Alta. È opportuno far notare che i centri abitati sono stati in possesso della limitrofa abbazia di S. Vincenzo al Volturno, abitati dai suoi coloni, il che deve essere il motivo della cura nella costruzione delle mura.

Tutti e tre, insieme a Sepino, hanno un camminamento di ronda che si sviluppa sopra la murazione, il che ne fa opere difensive avanzate; tale cammino è intervallato, senza essere interrotto, da posti di guardia sopraelevati sotto i quali esso continua a correre, destinati alle sentinelle. Altrove le difese perimetrali sono scomparse perché inglobate in alti edifici residenziali che ne sfruttano il paramento murario effettuando con regolarità bucature per aprire finestre. L’esempio classico è Campobasso dove la cinta difensiva è ormai diventata la parete esterna delle costruzioni abitative che vi sono addossate, leggibile unicamente per l’andamento a scarpa della loro parte basamentale in via Marconi.

Il capoluogo regionale è la testimonianza anche di come le mura urbiche, a differenza dei castelli, siano dei fatti dinamici perché sono soggette a cambiamenti nel tempo in quanto il perimetro urbano, per l’espansione dell’abitato, è destinato a mutare nei secoli: alla cortina che doveva racchiudere l’originario borgo medioevale, delimitata dalle vie Ziccardi e S. Antonio Abate, si sostituisce una più ampia che la viene ad inglobare in età aragonese che è poi quella definitiva, la quale è costeggiata da viale del Castello, via Orefici e via Marconi.

Si dice che le mura siano un fenomeno di lunga durata e ciò è vero non nel senso che esse materialmente permangono bensì che rimane costante, pure una volta scomparse, la loro traccia a terra, per così dire, costituita dalle strade che ne colmano il fossato (quando c’era, o la fascia libera circostante che c’era sempre, il pomerio). A volte, però non si riconosce alcun segno, né in alzato né in pianta, che faccia presupporre la presenza di un periplo murario e questo deve essere dovuto al fatto che la protezione dell’insediamento era interamente affidata al castello; il caso limite è quello di Vastogirardi in cui è vero che c’è un nucleo fortificato il quale, nonostante comprenda la chiesa parrocchiale, ha una superficie ridotta, non tale da contenere tutti gli abitanti i quali quindi erano insediati al di fuori di esso in un agglomerato contiguo non dotato di mura; la popolazione nei momenti di pericolo si rifugiava entro la corte, che è un vuoto grande rispetto alle dimensioni di questa particolare struttura castellana.

Si è detto che è relativamente facile arrivare a presupporre la preesistenza di murazioni dallo schema viario (Montaquila), ma ciò è vero se il borgo sta su un colle essendo qui i percorsi semi-circolari (qualsiasi aggregato urbano si sviluppa solo su un versante), una forma ricorrente della maggioranza delle cinte antiche. Qualora l’aggregato insediativo è posizionato in piano, succede a Boiano e Venafro secondo il modello dei municipi romani, la rete stradale è costituita da segmenti rettilinei senza elementi curvi i quali permetterebbero ipotizzare che la città fosse dotata di mura.

Queste ultime, comunque, ci dovevano necessariamente stare, magari dello stesso tipo di quelle di Altilia le quali sono diritte e il perimetro è un rettangolo (Bovianum e Venafrum sono un po’ differenti perché addossate alla montagna, lato nel quale non avevano bisogno di protezione). Saepinum ci ricorda pure un’altra cosa che è quella che le cinte sono dotate di torri, una sorta di rompitratta. Torri, o meglio torrette, che servivano a rafforzare la cerchia muraria, sono disseminate qua e là in più paesi (a S. Polo e a Campodipietra sono diventate addirittura i campanili e questa particolarità forse è connessa al fatto di avere la pianta tonda, almeno parzialmente nel comune matesino).

Di certo, ci sono pervenute in quantità superiore in raffronto alle mura le porte le quali, poi, sono una parte delle stesse murazioni. In altri termini, della cinta muraria sono sopravvissute prevalentemente le porte. Porte e castelli sono i segni del sistema difensivo che si sono salvati poiché assimilati a monumenti. Le porte urbiche, pure quelle che non hanno caratteri monumentali (in tale categoria c’è quella della Terravecchia di Casacalenda e quelle di Portocannone e S. Martino in Pensilis), si sono preservate, da Mirabello a S. Giuliano di Puglia a Ripalimosani e così via.

Non manca che delle porte si tramandi, tanta è l’importanza ad esse attribuita, pure se ormai scomparse il toponimo come a S. Massimo quello di Porta da Capo (in verità può accadere anche per le mura: a Spinete il percorso che costeggia il centro storico si chiama Rinforzi il quale ha una duplice accezione di rinforzo del costone su cui esso poggia e di rinforzo militare). Alle porte sono di regola accostate torri che hanno lo scopo di presidiare il punto più debole della murazione e succede con le simboliche 6 torri dello stemma del capoluogo regionale, una per ogni porta del principale centro molisano delle quali ne rimangono 4: la torre di porta S. Antonio Abate, quella di porta S. Nicola, quella di porta Mancina e quella di porta S. Paolo. Precedente a queste e collocata a fianco della porta di una precedente cerchia muraria vi è la torre Terzano. Le porte sono pensate per la chiusura dell’abitato e nel medesimo tempo per l’apertura e la sua prima direttrice di crescita è stata proprio in prossimità delle porte S. Antonio Abate e S. Paolo, due chiese fuori le mura intorno alle quali si radunarono le prime abitazioni extraurbane.

 

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Da corrierealpi.it del 9 novembre 2019

 

Il costo umano del Muro di Berlino - È quasi impossibile sapere quanti furono esattamente i berlinesi uccisi nel tentativo di fuggire dal comunismo
Da orwell.live del 9 novembre 2019

Il memoriale che era stato eretto dai berlinesi in ricordo delle vittime del Muro nei pressi del Checkpoint Charlie

di Alberto Gonnella

I primi 155 km di filo spinato, stesi a partire dal 13 agosto 1961, erano una barriera che pareva ancora facilmente superabile, con un po’ di coraggio. A mano a mano che il muro, le fortificazioni, le torrette, gli impianti di illuminazione e le recinzioni crescevano, invece, aumentarono il pericolo e le difficoltà, quindi anche l’angoscia e la disperazione che portavano i berlinesi dell’Est a inventarsi i sistemi più audaci per fuggire in Occidente. La storica foto di un Vopos che fugge da Berlino Est nei primi giorni di chiusura dei varchi Nel solo primo anno del Muro, furono ben 12.316 le persone che riuscirono a rifugiarsi a Berlino Ovest, tra cui quasi mille membri del personale di sorveglianza (poliziotti o militi del partito comunista).
Il Muro che cresceva bloccando ogni attività, divenne particolarmente odioso nella Bernauer Strasse, una via lunga 1,4 chilometri con le case a Berlino Est, mentre la carreggiata e i due marciapiedi facevano parte di Berlino Ovest. Quindi bastava calarsi dalle finestre per essere liberi. Dopo le prime fughe, tutte le case della via furono sgomberate: in tutto 580 appartamenti. Persone disperate presero allora a lanciarsi dalle finestre delle abitazioni.
Così morì, il 22 agosto, Ida Siekmann, prima vittima della libertà… Stessa sorte, il giorno dopo, per Hans Dieter Wesa, poi per Rudolf Urban, Olga Segler, Bernd Lünser. Il 24 settembre si concluse l’operazione di evacuazione forzata di oltre 2000 famiglie. La lunghezza complessiva di edifici murati in Bernauer Strasse fu di 750 metri, con altri 400 metri di muro per chiudere le strade laterali e 250 metri di palizzate. Gli ingressi murati furono 50 (compreso quello della chiesa della Riconciliazione), 37 i magazzini e 1253 le finestre.

La storica foto di un Vopos che fugge da Berlino Est nei primi giorni di chiusura dei varchi

OGNI SISTEMA È BUONO

I metodi utilizzati per fuggire dal settore comunista, soprattutto nei primi anni, sono un autentico campionario ci fantasia e audacia. Spesso per la fuga era fondamentale l’aiuto dei Fluchthelfer, cittadini occidentali con permessi di passaggio; c’è chi, tra essi, riuscì a portare un ragazzo chiuso in una valigia o una ragazza legata sotto la macchina o una donna, addirittura, nel serbatoio della benzina di un camion. C’era poi chi falsificava documenti diplomatici, permessi o divise da Vopos presentandosi con coraggiosa faccia tosta ai check point. Diversi furono i tunnel sotto il Muro: il più lungo misurava 145 metri ed era largo 70 centimetri, vi fuggirono in 57 in una sola notte. Il confine attraversato dal fiume Sprea offriva, invece, possibilità a buoni nuotatori e sommozzatori e ci fu persino chi si costruì un piccolo sommergibile. Tre famiglie, invece, riuscirono a fuggire su una mongolfiera costruita in casa in due anni di lavoro. Anche i cavi della luce che attraversavano i due settori vennero utilizzati (prima che fossero tagliati) come improvvisate funivie.

MACABRA CONTABILITÀ

Finora il numero esatto di quanti siano morti cercando la fuga verso la libertà non è ancora comprovato con sicurezza, né si sono potute accertare tutte le date di morte delle vittime. La cifra più attendibile si aggira tra i 230 e i 240 morti, negli anni dal 1961 al 1989. Finora, però, sono stati chiariti i destini “solo” di 138 di essi… per oltre 100 si stanno cercando ancora riscontri e documenti negli archivi dell’ex-Germania Est. Oltre alle vittime del Muro vero e proprio, però, bisogna ricordare anche gli oltre 100mila cittadini della Repubblica Democratica che, in quegli anni, cercarono di fuggire oltrepassando il confine tra le due Germanie. Di questi, circa 650 vennero uccisi dal fuoco dai soldati di frontiera oppure morirono annegando nei corsi d’acqua, vittime di incidenti mortali o si suicidarono vedendosi scoperti.

La croce posta a ricordo dell’ultima vittima del Muro

FINO ALL’ULTIMO GIORNO

Chris Gueffroy aveva vent’anni. Era nato nel “fatidico 1968”, aveva vissuto tutta la sua adolescenza a Berlino Est, sognando i colori, la musica, l’allegria della libertà che “sentiva” al di là del Muro. Così, nella notte tra il 5 ed il 6 febbraio 1989, dopo aver a lungo conversato con un amico, decise con lui di fuggire passando il Muro all’altezza del canale Britzer Zweigkanal. Entrambi davano per scontato che al confine, ormai, non si sparasse più: erano anni che non si contavano più morti (ma neppure più tentativi di fuga). Dopo aver superato il muro posteriore e il recinto di segnalazione i due giovani vennero scoperti dai soldati di frontiera della RDT. Dopo l’intimazione a voce le sentinelle aprirono il fuoco. Colpito a morte, al cuore, Chris Gueffroy stramazzò davanti al recinto di confine. Fu l’ultimo berlinese ad essere ucciso ai piedi del Muro. Quanti furono i feriti, gli arrestati, i deportati, i torturati? Forse non lo si saprà mai e, come tutti i crimini commessi dai vincitori della Seconda Guerra mondiale, anche questo rimarrà impunito. D’altra parte, i tedeschi, insieme con le rovine del Muro, hanno cercato di “rimuovere” rapidamente anche ogni rancore e, dopo la fusione delle due Germanie, non c’è stato alcun processo a chi indossava una divisa o imbracciava un mitra nelle file comuniste. I conti con la storia, però, sono un altro discorso e quelli l’ideologia comunista deve ancora farli del tutto.

 

Come era fatto il Muro - I numeri e le “generazioni” della barriera che incarcerò Berlino
Da orwell.live del 9 novembre 2019
Tratto di Muro nel 1988. A sinistra la zona Est a destra la parte occidentale della città. In mezzo la "striscia della morte" pattugliata dalla polizia comunista.

di Oscar Donati

Non era certo la prima volta, né fu l’ultima, che l’uomo erigeva un muro per segnare un confine, per innalzare uno sbarramento tra popoli. Il Vallo Adriano in Bretagna o la Grande Muraglia cinese sono testimonianze del passato; così come il muro al confine tra Stati Uniti e Messico o quello eretto dagli israeliani in Cisgiordania, lo sono del presente.
Il Muro di Berlino, tuttavia, è l’unico esempio storico di baluardo eretto non per tenere fuori o lontano un nemico, bensì per tenere “dentro”, rinchiuso il proprio stesso popolo. In ciò simile, quindi, alle mura di una prigione.

I continui tentativi di fuga repressi nel sangue hanno dimostrato, negli anni, a tutto il mondo, la falsità della propaganda comunista secondo la quale il Muro era stato costruito come misura «di protezione della pace», destinato a «liquidare il focolaio di agitazione di Berlino Ovest» e, naturalmente, per «contribuire alla distensione internazionale».

Il cinismo con cui i governanti comunisti pensarono di erigere un muro per “isolare” il contagio del mondo libero preservando così il loro modello statalista, oppressivo e liberticida, basato sulle teorie leniniste e imposto con i carri armati, costò al popolo della Germania Est – anche in termini economici – un prezzo enorme.

Secondo calcoli del governo federale, il costo complessivo dei primissimi sbarramenti, quelli eretti tra il 1961 e il 1962, ammontava, infatti, alla bellezza di 16.155.000 marchi dell’Est, quando, all’epoca, un panino (sempre all’Est) costava circa un marco

Schema del Muro e delle sue strutture. A sinistra la zona occidentale, a destra quella comunista (fonte Enciclopedia Zanichelli)

QUATTRO GENERAZIONI DI MURO

Nel 1962 si diede inizio alla costruzione, all’interno della zona Est, di una seconda cinta muraria non solo più alta e compatta, ma studiata per creare una Kontrollstreifen, la fatidica striscia di controllo, sorvegliata da pattuglie e torrette, presto ribattezzata “striscia della morte” essendo diventava un ostacolo quasi insormontabile per chi tentava al fuga.

Nel 1965 fu dato il via alla costruzione del muro di “terza generazione” abbattendo quanto rimaneva delle primissime costruzioni e sostituendole con lastre di cemento armato, collegate da montanti di acciaio e coperte da un semitubo di cemento.

Infine, nel 1975, crebbe il muro di “quarta generazione” composto da 45.000 sezioni di cemento armato alte 3,6 metri e larghe 1,5, assai resistenti e facili da assemblare. L’intero complesso di sorveglianza – proprio come un immenso carcere – era completato da circa 300 torri di osservazione e 20 bunker. Tra le fortificazioni si snodavano corridoi e strade sorvegliati da pattuglie armate e cani, fossati anticarro, recinti, sistemi di illuminazione e segnalazione.

Tra le due parti della città rimasero aperti solo 7 punti di transito: la Frieddrichstrasse (Check point Charlie, solo per stranieri e membri del corpo diplomatico); la Bornholmer Stasse; la Heinrich Heine Strasse (punto di traffico commerciale); La Chaussestrasse; l’Invalidenstrasse, l’Obernaumbrucke e la Sonnenallee (per i berlinesi dell’Ovest che lavoravano nel settore sovietico: circa 6.000 persone nel 1961… poi quasi azzeratesi)

LA VOCE DEL GRANDE FRATELLO

Alle misure repressive si affiancava anche l’arma della propaganda. Verso il settore occidentale di Berlino venne, infatti, eretta la cosiddetta “fascia di informazione” composta da decine di postazione di altoparlanti che diffondevano tutto il giorno (e la notte) slogan anti-occidentali e inni comunisti. Intanto, nei Paesi occidentali operavano, i vari partiti comunisti, di cui quello italiano era il maggiore, che si prodigavano nella consueta “disinformazione” mirante ad accreditare la tesi di complotti “fascisti”, di iniziative “guerrafondaie” e di mire “imperialistiche” americane… affiancati da immancabili reportage sul “paradiso comunista” e i “grandi successi” dell’economia e della scienza sovietica.

Oggi, tutto questo ci sembra quasi ridicolo, eppure, se ci pensiamo bene, queste armi di propagande erano proprio identiche a quelle descritte anni prima da George Orwell in “1984”. E sono lontane nella forma, ma non certo nella sostanza, da certo martellante conformismo moderno.

IL MURO IN CIFRE

Lunghezza generale del confine chiuso dal Muro: 155 km
Confine in città tra Berlino Est e Berlino Ovest: 43 km
Confine tra Berlino Ovest e la RDT (“cinta esterna”): 112 km
Passaggi tra Berlino Est e Ovest (su strada e su binari): 8
Passaggi tra la RDT e Berlino Ovest (su strada e su binari):  6
Torri di osservazione: 302
Bunker: 20
Corridoi sorvegliati dai cani: 259
Fossato anticarro: 105,5 km
Recinto di contatto e segnalazione: 127,5 km
Strade per i pattugliamenti: 124,3 km

 

Racconti di confine -
Da Vita Cattolica del 9 novembre 2019

 

Racconti di confine -
Da Vita Cattolica del 9 novembre 2019

 

Come si giunse alla costruzione del Muro - Dalla scellerata spartizione dell’Europa alla “guerra fredda” e al duello Kennedy-Krusciov
Da orwell.live del 9 novembre 2019

 

“Le Vie dei Medici” e “Le Formidabili Fortezze Medicee”: a Grosseto si ricorda il Primo Granduca di Toscana
Da grossetonotizie.com del 8 novembre 2019

La città di Grosseto rende omaggio a Cosimo I De’ Medici, primo Granduca di Toscana nel cinquecentesimo anno dalla nascita. Un convegno in programma il 1° dicembre e una serie di visite guidate gratuite alla scoperta delle Mura medicee nell’ultima parte di novembre sono le iniziative pensate per ricordare la figura del primo Granduca di Toscana e per sottolineare uno dei suoi straordinari lasciti: le Mura medicee di Grosseto. A lui infatti si deve l’opera di ricostruzione di quello che è diventato il maggiore monumento cittadino, sulle preesistenti mura medievali.

L’iniziativa, promossa dal Comune di Grosseto insieme all’Istituzione Le Mura e alla Pro Loco di Grosseto, si avvale della collaborazione delle cooperative delle Guide turistiche locali e si inserisce nel programma di eventi denominato “Le Vie dei Medici” a cura di Italia nostra in collaborazione con Anci, Unpli, Federazione europea itinerari storici culturali turistici e Toscana Promozione turistica-progetto editoriale. Si tratta di un cartellone di appuntamenti, finalizzato alla scoperta e alla Pro Loco di Grosseto, si avvale della collaborazione delle cooperative delle Guide turistiche locali e si inserisce nel programma di eventi denominato “Le Vie dei Medici” a cura di Italia nostra in collaborazione con Anci, Unpli, Federazione europea itinerari storici culturali turistici e  Toscana Promozione turistica-progetto editoriale.
Si tratta di un cartellone di appuntamenti, finalizzato alla scoperta e alla valorizzazione degli itinerari medicei nell’anno in cui ricorre il cinquecentesimo dalla nascita di Cosimo I De’ Medici. L’obiettivo finale è quello di estendere la rete degli itinerari medicei su tutto il territorio regionale con sviluppi già avviati, anche su scala nazionale e internazionale.

 L’omaggio grossetano al primo Granduca di Toscana prevede una giornata divulgativa e di confronto con esperti e addetti ai lavori, prevista per domenica primo dicembre nelle Casette cinquecentesche del Cassero senese.

“Cogliamo con grande piacere la ricorrenza della nascita di Cosimo I De’ Medici per ospitare sulle Mura medicee un convegno che porterà spunti importanti nello studio e nella conoscenza. Non poteva esserci palcoscenico più adeguato per parlare di un personaggio così fortemente legato alla nostra città e al maggiore monumento cittadino – dichiara il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna -. Questa giornata di dibattito e confronto vuole quindi essere un omaggio a chi, in pieno ‘500, ha regalato a Grosseto un baluardo tanto prezioso per la difesa, quanto capace di dare lustro al capoluogo e alla Maremma fino ai giorni nostri.
Le “Formidabili fortezze medicee” è un viaggio nella storia e nella cultura di Grosseto e non solo. Un modo concreto per ricordare il valore inestimabile dell’ingegno dell’uomo e la sua identità radicata nel territorio”.

Questo il programma:

ore 10 Saluti della autorità e dei relatori
ore 10.30 Presentazione del progetto Le vie dei Medici e potenziali sviluppi nazionali e internazionali
ore 11 Interventi di esperti sulle Fortezze medicee di cui fanno parte le Mura medicee di Grosseto
ore 12.30 esibizione della corale Puccini e del coro dei Madrigaliasti di Magliano
Pausa pranzo
ore 15 Visita guidata all’ex convento delle Clarisse, per la quale è necessaria la prenotazione all’Infopoint turistico in corso Carducci 5.
(tel. 0564/488573, email: info@grossetoturimso.it)

Il convegno sarà preceduto da una serie di visite guidate gratuite rivolte in primis agli studenti delle scuole medie e superiori cittadine e a chi desidera approfondire la conoscenza delle Mura e della loro storia. Le visite sono in programma dal 18 al 29 novembre (esclusa domenica 24 novembre); si tratta di percorsi con esperti alla scoperta dei baluardi difensivi di epoca medicea, del Cassero senese e della sua piazza d’armi.

“Il valore aggiunto di questa iniziativa sta sicuramente nel coinvolgimento delle scuole e dei giovani – spiega l’assessore alla Pubblica istruzione, Chiara Veltroni -; ogni occasione è una valida occasione per rendere i ragazzi partecipi della storia e della cultura cittadina. La storia dei Medici è un buon motivo per avvicinare gli
studenti e le famiglie, così come i cittadini, al nostro patrimonio monumentale per eccellenza, scoprirlo e farlo scoprire anche nelle sue caratteristiche più particolari e in angoli per molti ancora sconosciuti”.

Saranno raccontate le principali trasformazioni del monumento, lette attraverso il cambiamento delle architetture e delle tecniche di difesa della città. Si parlerà inoltre del cambiamento delle tecniche di guerra che ha portato alla nascita delle nuove fortezze di cui le Mura e il baluardo Fortezza (Cassero) costituiscono uno dei maggiori esemplari.
Il percorso parte dalla sede della Pro Loco in piazza del Popolo 3 per procedere verso l’ex convento delle Clarisse e concludersi al baluardo Fortezza, dove si potranno visitare oltre alla piazza d’armi anche alcuni
locali interni al Cassero.
Le visite saranno gratuite per le scuole che aderiranno all’iniziativa e si svolgeranno nel seguente orario: Inizio della prima visita 8.30 – 9, inizio della seconda visita 10.30 – 11, fino a un massimo di 25/30 partecipanti per gruppo. La durata di ogni visita è di circa 2 ore.

Il progetto editoriale Le Vie dei Medici è visionabile al seguente link:
https://www.visittuscany.com/export/shared/visittuscany/documenti/le-vie-dei-medici-in-toscana.pdf
Per altre info e per le prenotazioni: tel. 0564/488573 – 013 – 820;
email: info@grossetoturismo.it, Info Point turistico in corso Carducci 5

 

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