QUANTI
SONO, LE LORO FUNZIONI ATTUALI E LA LORO
STORIA: TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE SULLE
FORTIFICAZIONI CHE SORGONO SULLE COLLINE
MESSINESI, COSTRUITE CON L'ORIGINARIO
OBIETTIVO DI DIFENDERE MESSINA MA CHE OGGI
RAPPRESENTANO IL PUNTO PANORAMICO DA CUI
AMMIRARE IL PAESAGGIO TRA LA SICILIA E LA
CALABRIA
MESSINA. Solo nella città di Messina sono
presenti 15 forti, da Nord a Sud della
città, alcuni più in periferia mentre altri
ben visibili anche dal centro: basta alzare
lo sguardo verso le colline. Tutti di
origine umbertina, rappresentano l’affaccio
sullo Stretto e sono stati costruiti a fine
‘800 con l’obiettivo di difendere la città
da eventuali attacchi navali e di terra
(provenienti dalla Piana di Milazzo). Oggi,
perso il loro originario scopo (facevano
parte del Piano Generale di Difesa dello
Stato elaborato dalla Commissione presieduta
dal Generale Luigi Mezzacapo, con l’intento
di rendere sicuri i confini nazionali subito
dopo l’Unificazione d’Italia), sono le
“terrazze” da cui ammirare Messina e il
paesaggio tra la Sicilia e la Calabria, dove
esistono altre 7 fortificazioni inserite in
un unico catalogo.
«L’avvento delle nuove navi da guerra dotate
di cannoni rigati posizionati sui ponti
corazzati che, con i loro tiri, avevano reso
inservibili le fortificazioni
cinquecentesche, troppo visibili e a bassa
quota, condusse alla costruzione di una
nuova tipologia di fortificazioni realizzate
sulle colline, completamente invisibili dal
mare, con terrapieni a ridosso delle
murature e dotate di potenti artiglierie –
spiega all’interno di un opuscolo
l’assessore alla cultura e al turismo
Vincenzo Caruso – I 18 Forti che si
affacciano sullo Stretto (Batterie da costa
anti-nave) avevano il compito di colpire il
naviglio nemico, mentre i 4 Forti di
montagna, Antennamare, Campone, Ferraro e
dei Centri (costa siciliana), armati solo
con artiglierie di piccolo calibro, avevano
invece una funzione di controllo sul
Tirreno, per eventuali attacchi di fanteria
provenienti dalla piana di Milazzo. Il
Sistema difensivo dello Stretto risulta
unico nel suo genere perchè, a differenza di
quelli italiani ed europei, non ha come
oggetto la difesa della città, bensì lo
specchio d’acqua dello Stretto».
Dell’intero
Sistema difensivo, nove di esse sulla costa
messinese (e cinque sulla costa calabrese),
sono state restaurate e restituite alla
collettività intorno ai primi anni 2000,
anche se alcuni sono tornati inagibili e le
condizioni non siano delle migliori. Oggi
sono gestiti in concessione demaniale da
Enti e Associazioni e rappresentano comunque
dei contenitori culturali. Questi quelli
situati a Messina:
FORTE CAVALLI
Forte Cavalli si trova nella località di
Larderia ed attualmente è gestito
dall’Associazione Comunità Zancle Onlus.
Veniva chiamato “Batteria da Costa Monte
Gallo” e il suo scopo era difendere il
settore di tiro compreso tra Catona e Reggio
Calabria dai nemici: rappresenta, infatti,
la prima postazione posta a sud a guardia
dello Stretto. Era nata per ospitare 5
ufficiali 290 uomini di truppa e 70 uomini
nel baraccamento. L’antica denominazione era
data dal nome del monte su cui sorge, mentre
la nuova deriva al Generale Cavalli,
inventore del cannone a canna rigata a
retrocarica. Il forte è riuscito a resistere
al terremoto del 1908 e ha superato indenne
le due guerre mondiali. Una volta dismesso
dalla Marina Militare nel 1954, è stato
sottoposto ad un lungo periodo di abbandono
e di degrado. Dichiarato bene
storico-artistico, il Forte è stato
recuperato e reso fruibile alla collettività
dall’Associazione “Comunità Zancle”-ONLUS,
che lo ha ottenuto in concessione demaniale
nell’anno 2000. L’ampia Piazza d’Armi si
presta per accogliere attività teatrali e
concerti.
II Forte è sede del Museo Storico della
Fortificazione Permanente dello Stretto di
Messina, inaugurato il 23 maggio 2003. Nelle
sue sale è documentata la storia dei forti
umbertini e la difesa dello Stretto tra il
1860 e il 1943. Grazie alla collaborazione
di operatori agri-turistici della zona è
possibile offrire ai visitatori percorsi
enogastronomici ed assistere, in determinati
periodi, alla preparazione della ricotta e
del formaggio. Inoltre, Forte Cavalli offre
ospitalità a gruppi giovanili mettendo a
disposizione una cucina attrezzata e 30
posti letto in branda.
Una curiosità: per quanto i tempi possano
renderlo difficile da credere, il forte fu
costruito in appena un anno e nel luglio del
1890 si dichiarava la fine dei lavori
costati 650.000 delle vecchie lire.
FORTE OGLIASTRI
Dall’altra parte della città, a Tremonti,
sorge il Forte Ogliastri, di cui
concessionario è il Comune di Messina. Anche
questo terminato dopo appena un anno e mezzo
e quasi 500.000 lire, è stato costruito per
ospitare fino a 3 ufficiali e 200 uomini di
truppa e difendere Messina dagli ancoraggi,
in particolare da quelli derivanti dagli
sbarchi francesi, proteggendo la parte
meridionale della città. Inizialmente fu
intitolato al Capitano Vittorio Bottego,
temerario esploratore e valente militare.
Per un periodo è stato utilizzato per
attività culturali nei settori delle arti
musicali, dell’artigianato, della tecnica e
delle attività alberghiere e culinarie (era
stato dato in gestione al V Quartiere e
c’era una convenzione con la scuola
alberghiera di Messina). Oggi è chiuso
perché inagibile.
FORTE S. JACHIDDU
Ancora in zona nord, su un’area pianeggiante
su Monte Serrazzo, a 400 metri di altezza,
si trova il Forte S. Jachiddu, gestito dagli
“Amici del Fortino”. Costato 400.000 delle
vecchie lire, ha servito la causa di
difendere il settore di tiro di Messina
compreso fra Capo Faro e il villaggio di
Gazzi. All’interno risiedevano fino a 3
ufficiali e 210 uomini di truppa, più 10
uomini all’interno della Batteria. Si tratta
di un complesso collinare molto articolato,
che con profonde digitazioni si inserisce
fra le vallate dell’Annunziata, del S.
Licandro e del Giostra/S. Michele. Il forte
è raggiungibile da tutte le tre vallate e un
sentiero conduce su un percorso complessivo
di circa due chilometri a Monte Ciccia (m.
609). L’area è ricoperta per ampi tratti da
fitti boschi, on panorami che
consentono la vista sia sullo Stretto che
sul mar Tirreno. Dal forte percorrendo
strade carrozzabili, sentieri e brevi tratti
di strada asfaltata sono possibili
escursioni sull’intera area dei monti
Peloritani. II Parco Ecologico S. Jachiddu,
trovandosi sulla rotta degli uccelli
migratori, è luogo privilegiato per
l’osservazione di questo straordinario
fenomeno che da sempre si ripete nella sua
unicità.
Sono diverse le attività a cui si presta:
percorsi didattici per le scuole, laboratori
artigianali, progetti di ricerca ed
esplorazione dell’ambiente. Ma anche
escursioni naturalistiche e
storico/artistico/culturali sui colli
Peloritani e nell’area dello Stretto, mostre
d’arte, spettacoli di musica e teatro,
manifestazioni culturali e visite guidate al
Forte e al Parco.
FORTE DEI CENTRI
Ancora più a Nord, a Salice, sorge dal 1990
Forte dei Centri, gestito dalla Coop
Giovanile “La Zagara”. Le 232.000 lire spese
per questa fortificazione servivano per
proteggere la provinciale Messina- Milazzo,
della spiaggia del Tirreno e delle foci
delle diverse fiumare che sfociano da Serro
a Fondaco Nuovo. Un po’ più piccolo rispetto
a quelli visti finora, ospitava 2 ufficiali
e 81 uomini di truppa, anche se a 300 metri
dalla batteria c’è anche una casermetta
capace di ospitare 150 uomini su paglia a
terra e di 80 uomini su brande.
Con esattezza, si trova sopra l’abitato di
Salice e fu realizzato dallo Stato Maggiore
del Regio Esercito Italiano con lo scopo di
difendere il territorio, insieme ai Forti
Antennamare, Campone e Ferraro, da sbarchi
nemici sulla Piana di Milazzo (infatti si
affaccia sul Mar Tirreno con vista
panoramica su Milazzo e sulle Isole Eolie).
È dotato di agevole accesso ed è
raggiungibile da Portella Castanea, dalle
Quattro Strade e dalla S.S. 113 (Marmora).
Guarda i colli S. Rizzo e dista 21 km dal
mare. Possiede una ricca vegetazione di
alberi di eucalipto, pini, unitamente a
macchie mediterranee. Il forte vanta di
turismo rurale, che si estrinseca
soprattutto sulla salvaguardia del
patrimonio artistico-culturale dei luoghi,
compresi i piccoli affioramenti sabbiosi
ricchi di resti fossili di invertebrati
marini e di vetri e minerali vulcanici che
testimoniano le profonde trasformazioni
subite dal territorio che, fino a tempi
geologicamente recenti, era in parte coperto
dal mare. I resti fossili e i materiali
vulcanici documentano l’esistenza di una
attività vulcanica forse riferibile ad una
fase precoce della formazione dell’Arco
Eoliano. Vengono organizzate anche attività
di trekking a cavallo in calesse.
Infine, sono previste anche visite guidate
al villaggio di Salice, dove è possibile
ammirare il cosiddetto “Castelluccio”, noto
anche come “Torre Benini” avente in passato,
scopi di avvistamento; la Chiesa
dell’Annunziata (sec. XVI), il cui altare
maggiore è arricchito da un rilievo
dell’Annunciazione di scuola scultorea
affine ai Calamech; il Palazzo del Conte
Pettini (oggi Mazzeo, sec. XIX); una fontana
barocca del 1716; la Chiesa parrocchiale “S.
Stefano Juniores” (sec. XVI) con dipinti di
Alibrandi e di Antonello Riccio (sec. XVI)
Venerata “l’impronta” del ginocchio del
Santo, martirizzato dai barbari e sepolto
nel villaggio, rinvenuta nei dintorni del
Forte. Lungo la via che attraversa il
villaggio si possono osservare tipologie di
case ottocentesche e il campanile a vela
della Chiesa parrocchiale (sec. XVII). Oltre
il bivio del Forte dei Centri è possibile
raggiungere la frazione Urni dominata
dall’ottocentesca “Villa Ainis”, con annessa
cappella neogotica, residenza della nota
famiglia messinese.
FORTE SERRA LA CROCE
Senza allontanasi dalla periferia Nord di
Messina, a Curcuraci si trova il forte Serra
La Croce, gestito dalla “Trapper Soc. Coop.
Sociale Onlus”, terminato nel 1890 (per
330.000 lire) con lo scopo di difendere lo
specchio d’acqua del mar Tirreno tra Torre
Faro e la foce del fiume Tono. In totale era
stato realizzato per ospitare 2 ufficiali e
130 uomini di truppa, ma anche 20 uomini
nella Batteria e 50 nel baraccamento.
Situato a circa 200 metri di altezza sul
lato nord – est di Messina, offriva sostegno
all’azione del Forte Polveriera. Possiede
una vegetazione piuttosto rada, costituita
prevalentemente da macchia mediterranea ed
eucalipti. Oggi è una struttura ricettiva,
volta prevalentemente ad attività sociali
(campi ed attività ludico educative per i
giovani) e culturali (mostre, concerti,
spettacoli).
FORTE PUNTAL FERRARO
Sui Colli Sarrizzo, l’Azienda Foreste
Demaniali è concessionaria del forte Puntal
Ferraro, noto soprattutto per la colonia di
daini presente fino a qualche anno fa, prima
che si ammalassero. Lo scopo per cui è stato
ultimato nel maggio del 1890 era quello di
difendere la strada provinciale
Messina-Milazzo, da Torre S. Rizzo a Gesso,
ma anche delle rotabili di Salice e Castanea,
della strada ferrata nella fiumara Gallo e
della mulattiera che conduce a Serro.
Ospitava 4 ufficiali e 169 uomini di truppa,
più 70 uomini nella Batteria su paglia a
terra e altri 50 su brande. Dal forte, si
può ammirare e conoscere il territorio dal
punto di vista ecologico paesaggistico,
geografico, geologico e storico sociale, con
la vista del mar Tirreno e delle isole Eolie
e dello Stretto di Messina con il mare lonio.
Vengono organizzate delle visite alla
Batteria, al bosco dei Monti Peloritani, al
parco e su richiesta si può visitare anche
il Centro Recupero di Fauna Selvatica. Più
avanti, percorrendo la strada provinciale 50
bis, si trovano i resti della polveriera di
Ziriò, oggi vivaio della forestale e,
infine, il monte Dinnamare (1127 metri), da
dove si ammira un panorama mozzafiato sullo
Stretto. Lungo il percorso si trovano aree
attrezzate (anche per i più piccoli) e un
percorso per mountain bike. Inoltre, si
organizzano escursioni nei boschi, sentieri
autoguidati (a Ziriò, da 5 km) e fino alla
Badiazza (1 km), e su richiesta anche
degustazioni di prodotti tipici.
FORTE
CAMPONE
Sempre sui Colli Sarrizzo, lungo la strada
che prosegue verso il borgo di Musolino, la
“Trapper Soc. Coop. Sociale Onlus”, che
gestisce anche forte Serra La Croce, è
concessionaria di forte Campone, che fine
‘800 è stato costruito per 330.000 lire al
fine di difendere i versanti delle fiumare
di Saponara, Castelluccio e Gallo, ospitando
3 ufficiali, 120 uomini di truppa, 70 uomini
nella batteria su paglia a terra e altri 50
su brande.
Sono presenti percorsi di trekking, per
mountain bike, a cavallo e jeep sui Monti
Peloritani: tutti itinerari turistici e
paesaggistici. Inoltre il forte rappresenta
una base scout e per campeggiatori ed
escursionisti, oltre che essere un Circuito
Turistico Discover Messina Sicily con visite
guidate multilingue.
FORTE PETRAZZA
Delle fortificazioni cittadine Forte
Petrazza è il più centrale: costruito per
difendere il settore di tiro compreso tra il
porto di Messina e la fiumara Tremestieri e
sul fianco destro la valle di Bordonaro,
sorge a Camaro, a sostegno anche delle
azioni di forte Cavalli e S. Jachiddu. Oltre
500.000 delle vecchie lire spese per
ospitare, a partire dal 1889, 3 ufficiali,
220 uomini di truppa e altri 150 uomini
nella batteria. Gestito dal “Consorzio
Sol.E.”, risulta essere un punto panoramico
e paesaggistico di notevole interesse, con
ampia vista sul lato est sullo Stretto di
Messina e sulla zona falcata, con in primo
piano il Castel Gonzaga; sul lato Ovest,
invece, vanta un’ampia vista della cintura
dei monti Peloritani. Attualmente è presente
una piccola collezione di piante officinali
e aromatiche all’interno del cortile del
forte. Tra le attività per cui si presta, ci
sono delle visite guidate con informazioni
sullo Stretto, sulla fondazione della città,
sui principali monumenti e sulle
fortificazioni, ma si svolgono anche azioni
di ricerca, formazione e documentazione
relativi ai temi delle energie rinnovabili,
sistemi complessi, economia solidale e
politiche sociali; ospitalità con
possibilità di pernottamento e ristorazione.
Ancora, è possibile organizzare delle
osservazioni astronomiche notturne per
gruppi di 15 persone, o anche degli
ecosistemi marini in collegamento con il
Parco Horcynus Orca. E, infine, si
organizzano delle escursioni sui Monti
Peloritani e dei laboratori
naturalistico-ambientali.
TORRE
DEGLI INGLESI – PARCO HORCYNUS ORCA
Infine, tra quelli degni nota, a Torre Faro
si trova la Torre degli inglesi, gestita
dalla fondazione Horcynus Orca: è inserita
in una cinta muraria bastionata databile tra
il XVI ed il XVII secolo. Di origine
antichissima, trovandosene memoria nella
Geografia di Strabone – secolo I A.C., fu
soggetta ad una serie di interventi eseguiti
dalle truppe inglesi intorno al 1810. La
torre principale venne rinforzata ed
arrotondata su tre lati (tipologia della
“martello tower”) per deviare le cannonate.
In epoca successiva i lavori furono ripresi
dal governo borbonico fino al completamento
dell’attuale fortino. Altri interventi
furono effettuati dalla Marina Militare
Italiana fino all’immediato dopoguerra
soprattutto presso il lato ovest. In una
carta del XV-XVI secolo sembra, inoltre,
esserci traccia di una torre precedente a
quella attuale risalente alla fine del 1500.
Gli scavi condotti dalla Soprintendenza dei
Beni Archeologici di Messina hanno portato
alla luce la struttura del basamento del
faro di epoca romana. Il bene è di proprietà
del Ministero delle finanze ed è attualmente
dato in concessione all’Università degli
Studi di Messina che, in qualità di socia
della Fondazione Horcynus Orca, lo ha
destinato allo svolgimento delle attività
culturali e scientifiche previste dal
progetto del Parco stesso. Si tratta di
percorsi multidisciplinari, seminari e
convegni in sale attrezzate, promozione del
territorio e del patrimonio artistico e
culturale, visite guidate alla struttura e
al sito archeologico, percorsi
ludico-didattici rivolti alle scuole,
rassegne d’arte contemporanea ed eventi di
arti performative (musica e teatro).
Gli altri sulla costa messinese sono: il
forte di Dinnammare, la
polveriera Masotto (vicino forte Serra
La Croce a Curcuraci), forte Spuria
(a Ganzirri), forte Menaja (a Sant’Agata),
forte Mangialupi e forte
Schiaffino; mentre in Calabria si
trovano: forte Pignatelli, forte
Matiniti Superiore (Siacci), forte
Matiniti Inferiore, forte Telegrafo
(Beleno), forte Catona, forte
Arghillà (Gullì), forte Pentimele
Nord (Pellizzari), forte Pentimele
Sud e forte Sbarre. A Messina,
invece, per quanto riguarda Forte San
Salvatore, Forte Matagriffone di
Cristo Re e Castel Gonzaga,
risalgono al ‘500.
I
forti hanno e fanno parte di numerose azioni
di valorizzazioni, come ad esempio il
protocollo d’intesa “Dalla Laguna allo
Stretto e dallo Stretto alla Laguna”
sottoscritto nel 2006 tra il Comune di
Messina e il Comune di Venezia, al fine di
coordinare tutte le fortificazioni
unitamente e fare in modo che si potessero
avere produzioni materiali da portare alle
fiere e per poter organizzare escursioni
sistemiche. Un’iniziativa che, in
particolare nella persona dell’assessore
Caruso, è stata avviata per riuscire
nell’intento di restituire alle costruzioni
messinesi il loro antico splendore,
facendoli tornare al centro di un progetto
più ampio. Una visione a cui si è dato
seguito anche nel 2018, con la Carta di
Corfù, un altro protocollo d’intesa che
valorizza i forti d’Europa dando loro
visibilità nei cataloghi e all’interno dei
convegni. «Di mezzo, però, c’è stata la
pandemia – spiega Caruso – Ma quello che mi
immagino io adesso è la città del futuro
dalle terrazze messinesi che sono i forti,
supportate da mezzi di trasporto. A
differenza di Venezia, infatti, i nostri
forti sono sulle colline e i cittadini li
hanno sempre visti come strutture precluse.
L’idea adesso è quella di realizzare un
centro studi dei sistemi fortificati
italiani ed europei con l’associazione “MedFort”.
La mia intenzione è quella di organizzare a
breve un convegno con i gestori tutti i
forti sullo Stretto per riaccendere i
riflettori e rilanciarci nella nuova
stagione turistica. Quello che a me
interessa di più è far sognare questa città
con l’aiuto di una figura identitaria, come
quella di Antonello Da Messina. Vogliamo far
riconoscere Messina come la città che ha
dato la natalità ad Antonello da Messina».
Di Andrea Denaro