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Alla scoperta della storia delle antiche fortificazioni medievali di Rovigo
Da rovigonews.it del 28 febbraio 2023

Appuntamento domenica 5 marzo organizzato da Aqua Natura e Cultura, la passeggiata si concluderà con l’ingresso e la visita di Torre Donà

ROVIGO – Un percorso urbano alla scoperta della storia delle antiche fortificazioni medievali di Rovigo. Cosa resta delle sue cinque porte e delle torri di avvistamento che caratterizzavano l’antica cinta muraria? 

E’ l’evento organizzato da Aqua Natura e Cultura, in collaborazione con Provincia e Comune di Rovigo in programma domenica 5 marzo con due appuntamenti: alle 11 e alle 15.30, punto di ritrovo piazza Merlin.

L’itinerario guidato tra le vie della città svelerà la sua forma originaria, raccontando la storia che si nasconde dietro a luoghi quotidianamente vissuti ma i cui segreti sono per lo più celati. La passeggiata si concluderà con l’ingresso e la visita di Torre Donà, una delle torri medievali più alte d’Italia!

COSTO: € 10,00 – Promo Festa della Donna: tariffa speciale a Euro 5,00 per tutte le donne partecipanti all’iniziativa.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA (entro e non oltre venerdì 3 marzo)

 

La rinascita del Forte Aurelia, in primavera l’apertura al pubblico
Da corriere.it del 27 febbraio 2023

Il restauro di una delle quindici fortificazioni storiche di Roma

(edoardo sassi) Il restauro e il recupero del Forte Aurelia, una delle quindici fortificazioni storiche di Roma costruite all’indomani dell’Unità d’Italia per difendere la città da eventuali attacchi nemici.

Dal 1958, dopo tanti riusi - rifugio per sfollati, sede della Croce Rossa - è sede della Guardia di Finanza, che da anni ha avviato imponenti lavori di ripristino del sito monumentale: scavato il fossato originale, ripristinato il “Rivellino” - caratteristica struttura triangolare che precede l’ingresso - nuova vita alla rete di gallerie interne e alle storiche polveriere, realizzazione (in corso) di una sala ipogea per convegni e incontri.

Dalla primavera il sito, in via Aurelia Antica, sarà aperto al pubblico per visite e mostre temporanee.

 

Dalla riapertura di Forte Ogliastri all’idea: organizzare un’Ottobrata nei forti
Da tempostretto.it del 25 febbraio 2023

La struttura è chiusa da anni ma sarebbe una vera terrazza sullo Stretto. E Caruso pensa all'evento: "Si potrebbero gustare prodotti tipici ammirando panorami mozzafiato".

Di Giuseppe Fontana

MESSINA – “Io le considero le più belle terrazze da cui ammirare lo Stretto di Messina”. La definizione che Enzo Caruso, esperto di fortificazioni prima ancora di essere assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Messina, non può che trovare riscontro nel panorama di cui si gode affacciandosi da Forte Ogliastri. Si tratta del più “basso” dei forti di cui gode la città, o almeno dovrebbe godere visto che non tutti sono aperti e fruibili.

Ogliastri è proprio uno di quelli chiusi e se n’è parlato più volte nelle ultime settimane perché nei progetti dell’assessorato c’è anche la riqualificazione di 4 fortificazioni, tra cui questo. Gli altri sono, invece, Schiaffino a Santa Lucia, il Castellaccio all’interno della Città del Ragazzo e Gonzaga. Forte Ogliastri è forse il più facilmente raggiungibile rispetto a tutti gli altri nel territorio peloritano, a pochi minuti da Viale Giostra, “salendo” verso Tremonti.

La storia del forte e la pista di pattinaggio

Caruso ne racconta la storia, dall’utilizzo al lavoro “in tandem con Forte San Jachiddu, che sta più in alto”, fino agli alberi “piantati” durante la Seconda guerra mondiale per proteggersi dagli attacchi aerei mentre in passato la linea di tiro dei cannoni si rivolgeva verso il mare e per questo doveva essere libera. La parte più suggestiva tra gli spazi esterni è sicuramente una terrazza che si affaccia direttamente sullo Stretto. “Era stata pensata come una pista di pattinaggio – racconta Caruso riferendosi a interventi di diversi anni fa -. Era stato sistemato un bel tappeto verde, che però poi è stato coperto da sabbia per una manifestazione equestre e non è stato più sistemato. L’idea è di ripristinarla per promuovere manifestazioni sportive o per bambini, per godersi anche questo meraviglioso panorama”.

L’ottobrata dei forti

“Il forte si sta riprendendo i suoi spazi – prosegue Caruso – qui era stato pensato un parco che scende fino a giù e anche un parco giochi”. All’interno, tutto sembra immutato, dalle sale alle postazioni dei cannoni, che ricordano la storia di questo forte. “Dal punto di vista culturale e turistico – continua l’assessore -nessun forte può diventare da solo un attrattore. Ancora oggi abbiamo messinesi che non conoscono queste strutture. Stiamo pensando anche per questo con l’amministrazione Basile di organizzare un’ottobrata dei forti: da Salice a Larderia, al centro città o a Curcuraci. Questo decentramento sulle colline ci consentirebbe di gustare prodotti tipici e ammirare panorami in luoghi storici”.

Il palco e le attività culturali

C’è anche un piccolo anfiteatro con una tribuna in legno che, però, è marcita nel tempo e dovrà essere tolta, per ricavare nuovamente 300 posti e destinare l’area a eventi musicali e culturali: “Per ottenere la concessione a titolo gratuito il Comune ha dovuto garantire al demanio l’impegno di alcune cifre per la riqualificazione di alcune aree, come quella del palco, del teatro. Il legno si è deteriorato nel tempo e grazie alla collaborazione con il soprintendente Mirella Vinci abbiamo pensato di portare avanti un progetto con basolato lavico. E inoltre vogliamo recuperare alcuni ambienti che possano permettere l’organizzazione di esposizioni, mostre, concerti o attività teatrali”. Forte Ogliastri potrebbe diventare uno scrigno da mostrare a messinesi e turisti, con sullo sfondo la magia dello Stretto.

 

Londra ti invita a visitare un bunker della Seconda Guerra Mondiale
Da londononradio.com del 25 febbraio 2023

Il bunker, nella zona ovest di Londra, è stato utilizzato per aiutare la RAF a vincere la Battaglia d’Inghilterra.

Il bunker si chiama “Battle of Britain Bunker” ed è diventato una nuova attrazione turistica con tour guidati che vi portano a visitare un luogo che è stato per anni segreto sotto terra, raggiungibile scendendo 76 scalini.

Questo bunker dell’ex RAF Uxbridge coordinava la difesa aerea di Londra e dell’intero sud-est Inghilterra, aiutando a prevenire un’invasione tedesca.
Oggi entrare all’interno è molto suggestivo, gli interni sono intatti tanto che sembra quasi tornare indietro nel passato, quando le forze armate britanniche cercavano nuove strategie per sconfiggere il nemico.
All’interno della mostra troverai oggetti originali tra cui rottami di aerei e apparecchiature per le telecomunicazioni.
Anche i bambini possono partecipare, giocando con mappe interattive e vestendosi da piloti.

I biglietti per il Battle of Britain Bunker possono essere prenotati online tramite il sito Web o per telefono allo 01895 238154.

 

A Bagnoli di Sopra dibattito acceso sul futuro dell’ex base di San Siro
Da lapiazzaweb.it del 24febbraio 2023

Milani: “Alberi al posto dei missili: è la prima tappa dell’iniziativa di rinaturalizzazione dell’ex base”

Dopo l’annuncio dei progetti da realizzare nell’ex caserma dell’Aeronautica di San Siro e nella base di lancio non si spenge il dibattito intorno al destino di queste strutture così a lungo al centro dell’attenzione dell’intero paese. Mentre il confronto politico è approdato in consiglio comunale una di queste iniziate si concretizzerà a breve con la piantumazione di 1600 alberi e arbusti sul terreno dell’ex base di lancio. “Alberi al posto dei missili – spiega il sindaco di Bagnoli di Sopra Roberto Milan – è la prima tappa dell’iniziativa di rinaturalizzazione dell’ex base. Da luogo d’armi questo terreno diventa luogo di pace a servizio della nostra comunità. L’intervento di “Centoboschi” con la cooperativa rodigina “il Tarassaco” non è solo un omaggio alla natura ma un gesto di pace”. Il progetto prevede la creazione di un ampio bosco che occuperà circa la metà dei 14 ettari di superficie disponibile. Spicca l’attenzione alla biodiversità grazie alle numerose essenze che hanno trovato dimora.

Intanto però a sollevare nuovi interrogativi sull’ex area militare sono Diego Boscarolo e Luca Martinello: “Cosa c’è di vero nelle voci circa la volontà di trasferire laboratori del Cnr di Padova o di quelle che riguardano l’interesse di aziende private che lavorano nella ricerca e assemblaggio di nuovi motori per aerei da guerra o droni?”, si chiedono gli esponenti del mondo ambientalista e del Movimento 5 Stelle. Il tema è stato toccato anche in occasione dell’ultimo consiglio comunale con l’approvazione della variante urbanistica dell’area, passata da servitù militare a zona di servizio.

“In realtà – sottolinea il sindaco – più che di una variante si tratta della riconferma delle previsioni urbanistiche già adottate lo scorso giugno per le aree ad interesse pubblico, fra le quali rientrano anche le ex basi, interessate da decisioni assunte ancora nel 2019“. A chi solleva il timore che questo provvedimento possa aprire la strada a nuovi insediamenti produttivi, anche nell’area agricola posta fra le due ex basi, Milan risponde senza esitazioni: “In questa zona non è ammessa nessuna attività industriale né saranno insediamenti che possano provocare inquinamento o altro genere di emissioni. Questo provvedimento di carattere urbanistico comunque esula totalmente dal bando di riqualificazione dell’ex area di lancio da destinare ad eventuali attività scientifiche. Ma come ho già ripetuto non c’è niente di concreto, nemmeno come prima ipotesi. Diverse idee sì – fra le quali la proposta di un campo da golf – ma, tutte da verificare nella loro fattibilità”.

 

"Base militare, tutto sotto silenzio Trasparenza sulle aree ex Cisam"
Da lanazione.it del 23 febbraio 2023

Auletta all’attacco: "Siamo stati l’unica forza politica a scoprire il progetto e rimaniamo contrari".

"Tutto tace sul fronte della nuova base militare" è la denuncia che Ciccio Auletta, consigliere comunale e candidato sindaco, lancia dal presidio organizzato ieri mattina di fronte alla base Cisam a San Piero a Grado. "Dopo l’incontro Crosetto-Conti- etrucci, come se la gestione del territorio fosse affare privato di Fratelli d’Italia – attacca Auletta - sono passati oltre due mesi e nessun tavolo, interistituzionale o meno, è stato convocato. Da quell’incontro è emersa una notizia della proposta fatta dal presidente del parco Lorenzo Bani di realizzare gran parte della base nell’area Cisam a San Piero a Grado. L’area si trova a poche centinaia di metri da Camp Darby, si estende per oltre 450 ettari, il 98% dei quali boscati. Sparsi in quest’area immensa ci sono alcune aree coperte, edifici e piazzali". Sulla planimetria esatta dell’ex Cisam "abbiamo chiesto alla Regione Toscana, al Comune di Pisa, alla Provincia di Pisa e all’Ente Parco totale trasparenza sulle aree che sarebbero coinvolte, sugli impatti che avrebbe un potenziamento militare, ma senza ricevere alcuna risposta.

Allo stesso modo – spiega Auletta - è fuorviante parlare di assenza di progetto come ha detto nella sua unica uscita pubblica il candidato del centrosinistra Paolo Martinelli, visto che il progetto della base esiste, ci sono ben due decreti, e siamo stati noi per primi a scoprirlo e a diffonderlo pubblicamente". Una posizione "netta" tiene a precisare il candidato sindaco: "Siamo stati la forza politica (Diritti in comune) che ha scoperto il progetto, siamo totalmente contrari alla realizzazioni della base sia a Coltano o altrove". "I terreni proposti – aggiunge Tiziana Nadalutti, Una città in comune - sono già utilizzati a fini militari, cosa che rappresenta un’anomalia all’interno dell’area protetta, il compito del Parco deve essere quello di favorirne la rinaturalizzazione, non il permanere e addirittura potenziare insediamenti incompatibili con la tutela ambientale, 190 milioni del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione si devono utilizzare per le priorità sociali di questa città – non per un’ennesima distruzione del parco, che proprio in questi giorni subisce un pesante attacco rispetto ai suoi confini e ai processi decisionali che lo investono".

Enrico Mattia Del Punta

 

Base di Coltano: "Cisam non è l'alternativa, si devono rinaturalizzare le aree militari nel Parco"
Da pisatoday.it del 22 febbraio 2023

Torna a schierarsi contro ogni realizzazione della base il gruppo del candidato sindaco Auletta, che attacca sul tema trasparenza

Tiene alta l'attenzione sulla base di Coltano la lista del candidato sindaco Francesco Auletta, che in una conferenza stampa stamani, 22 febbraio, ha fatto il punto della situazione su ciò che al momento è noto sul progredire del progetto. La grande opera è al centro della concezione politica del territorio, hanno spiegato gli attivisti, che si sono ritrovati all'ingresso del Cisam per illustrare il proprio programma. Secondo loro appoggiare, non opporsi o finanche tacere sul progetto, è uno spartiacque fra considerare o meno la tutela dei bisogni delle persone e dell'ambiente come primari rispetto logiche di potere e interessi economico-militari.

"Da parte del Ministero della Difesa - scrivono Una città in comune e Rifondazione Comunista - tutto tace sul fronte della nuova base militare. Dopo l’incontro Crosetto- Conti-Petrucci, come se la gestione del territorio fosse un affare privato di Fratelli d’Italia, sono passati oltre due mesi e nessun tavolo, interistituzionale o meno, è stato convocato. Proprio da quell’incontro il Ministro aveva confermato il Comune di Pisa come luogo esclusivo dove collocare la base, escludendo come ipotesi la proposta del Presidente della Regione Giani di spostare almeno parte della base a Pontedera. Da quell’incontro è emersa una notizia che in pochi hanno colto appieno e cioè che la gran parte della base verrà fatta nell’area Cisam a San Piero a Grado. La proposta non parte da Fratelli d’Italia e nemmeno dall’Arma dei Carabinieri, ma viene sin dal scorso giugno da chi massimamente dovrebbe preoccuparsi di tutelare le aree interne al Parco, cioè il presidente Lorenzo Bani. Un cortocircuito quasi comico, se non si stesse parlando di destinare immense aree di un parco naturale a infrastrutture militari".

L’area a cui si fa riferimento si trova a poche centinaia di metri da Camp Darby. Ha un'estensione di oltre 450 ettari, il 98% dei quali boscati. Sparsi in quest’area immensa ci sono alcune aree coperte, alcuni edifici e piazzali. "L'idea di 'recuperare le strutture esistenti' è pura fantascienza - insiste la lista - basta avere un'idea minima dell'area di cui parliamo e dei volumi che invece la base dovrebbe occupare". C'è poi il fattore trasparenza: "E' trascorso un mese e mezzo da quando abbiamo inviato una richiesta di chiarimenti alla Regione Toscana, al Comune di Pisa, alla Provincia di Pisa e all’Ente Parco, sulle aree che sarebbero coinvolte, sulle implicazioni e gli impatti che avrebbe un potenziamento militare. Non abbiamo ricevuto risposta, nonostante i nostri solleciti".

Dal punto di vista della politica del territorio, "compito del Parco deve essere quello di favorirne la rinaturalizzazione, non il permanere e addirittura potenziare insediamenti incompatibili con la tutela ambientale". Poi l'attacco, in particolare al Pd: "E' assolutamente fuorviante parlare di assenza di progetto come ha detto nella sua unica uscita pubblica il candidato del centrosinistra, Martinelli, visto che il progetto della base esiste, che ci sono ben due decreti, e che siamo stati noi per primi a scoprirlo e a diffonderlo pubblicamente, mentre centrosinistra e centrodestra lo tenevano nascosto nei cassetti. La realtà è che alcune forze politiche fanno finta che non ci sia e che non si sappia quante e quali strutture militari e civili comporranno la base. La politica dell'attesa avrebbe portato la città a subire la base militare a Coltano punto e basta, invece grazie alla nostra scoperta e soprattutto alla mobilitazione popolare che ne è seguita abbiamo imposto una discussione pubblica ed una (momentanea) interruzione dell'iter. I fatti dimostrano dunque l'esatto contrario di quanto affermato dal candidato di centrosinistra".

"Continuiamo a pensare - concludono Auletta e compagni - che non ci sono zone franche né spazi buoni per questa base militare. E lo diciamo dal primo minuto per l'enorme impatto che avrebbe su un territorio già saturo di strutture militari, lo diciamo perché 190 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione si devono utilizzare per le priorità sociali di questa città e non per costruire una infrastruttura per la guerra. Lo diciamo perchè pensiamo che ci sia un collegamento inscindibile tra questione democratica, pace e ambiente e non, come vaneggia qualcuno, per una 'pregiudiziale verso l'arma', formula buona per la destra ma che viene anche utilizzata dal centrosinistra".

 

Scoperto un bunker della Seconda Guerra Mondiale nel cantiere del Parco della Salute
Da lastampa.it del 20 febbraio 2023

Nessuno sapeva che lì sotto ci fosse la struttura che si estende su una superficie di circa 300 metri quadrati e raggiunge una profondità di una decina di metri

TORINO. Una scala, parzialmente crollata nel primo tratto, pareti rinforzate in cemento armato con disegni geometrici in bianco e nero ai lati, un cunicolo buio che si inoltra nelle profondità dell’area dove sorgerà il nuovo polo sanitario torinese Parco della Salute. Ieri, durante i lavori di bonifica dei terreni accanto al grattacielo della Regione, dove un tempo c’erano gli stabilimenti dell’ex Fiat Avio, è venuto alla luce un rifugio antiaereo risalente probabilmente alla Seconda Guerra Mondiale. Le ruspe, impegnate nell’asportazione della terra, si sono imbattute nell’ingresso del bunker. Gli scavi, nella zona del lotto 1 appaltato dalla Città della Salute, sono stati subito interrotti e sono scattate le procedure previste in caso di ritrovamenti bellici: sono intervenuti i vigili del fuoco e le pattuglie della polizia. «La zona è stata delimitata, nessuno si è avventurato all’interno. Abbiamo subito provveduto ad avvisare la Soprintendenza per gli accertamenti del caso» spiega l’architetto Gian Paolo Cirnigliaro, uno dei responsabili del cantiere. Il bunker, stando ad un primo sopralluogo, si estende su una superficie di circa 300 metri quadrati, e raggiunge una profondità di una decina di metri. Già nella costruzione della viabilità sotterranea del grattacielo, gli operai si erano imbattuti in alcuni cunicoli adibiti a rifugi antiaerei.

 

È in un posto strategico e mozzafiato: l'unico castello in Sicilia dei Cavalieri Teutonici
Da balarm.it del 20 febbraio 2023

Il fortilizio nasce come "marhala" per offrire ospitalità ai viandanti. Qui l’architettura e la geologia si fondono diventando parte integrante del paesaggio stesso

Di Marco Giammona

Unica testimonianza sino ad oggi ritrovata in Sicilia di architettura militare dei Teutonici è il castello della Margana, che costituiva il punto di forza del sistema di controllo del territorio e delle vie di comunicazioni affidato ai cavalieri da Federico II.

Il castello in passato denominato come “castrum” o “fortilicium” o “petra Marganae” è posto lungo la strada provinciale Vicari-Prizzi, vicino al borgo “Portella della croce”, presentando tutte le caratteristiche tipiche del castelletto feudale arroccato, in cui l’architettura e la geologia si fondono diventando parte integrante del paesaggio stesso.

In questa posizione, spettacolare e strategica, il maniero si erge maestoso sulla sommità di una roccaforte naturale alta circa 465 metri s.l.m., accessibile solo da una gradinata che si sviluppa in tre lunghe rampe scavate nella roccia, al centro di quello che fu un tempo un vasto feudo della Commenda della Magione, nel vallone dove scorre il fiume di Prizzi che lì diventa torrente Morgana, costituendo un valido punto di osservazione insieme ad un ampio sistema di difesa collegato ai vicini castelli di Vicari, Caccamo e Caltabellotta.

Il fortilizio nasce come “marhala”, cioè come ostello per offrire ospitalità a chi percorreva la strada che ancora oggi, passando dalla Margana, collega Vicari e Prizzi.

Nel maggio 1150 Re Guglielmo I fece dono di alcuni fiorenti casali all’Ospedale di San Giovanni Battista dei Lebbrosi di Palermo tra cui quello di Margana con 31 villani, e di Realginet (quest’ultimo nel territorio di Corleone) con 23 villani fissandone con cura i confini, come risulta da una trascrizione del Mongitore: «Et in super concedemus, et dona musei dem Hospitali Casale Marganae, quae est in contradae Bicari».

Anche nel 1154 il geografo arabo Muhammad Idrisi, nel descrivere i territori conquistati dal re Ruggero II incontra il territorio di Margana e così ne parla: «Il suo fiume, che è quello di Termini […] si spinge oltre verso Margana, rimanendo tuttavia lontano un miglio a nord di questo casale, che dista quattro miglia da Prizzi.

Proseguendo il suo corso giunge fin sotto Vicari, gli rimane discosta un miglio a destra; da Margana a Vicari corrono tre miglia». Nel 1197 Enrico VI, dopo aver cacciato dalla Sicilia i Cistercensi, concede il monastero della SS. Trinità della Magione con tutti i suoi beni all’ordine dei Cavalieri Teutonici, che vi stabilivano la “mansio” (dimora) dell’Italia meridionale. Nel 1258 secondo quanto riportato dal Fazello, i Teutonici rivendicano anche il possesso del feudo di Margana e vi fondarono la chiesa della SS. Trinità e un castello.

Sempre riguardo alle origini del castello il Mongitore riferisce che con un diploma del 14 novembre 1351, Manfredi Chiaramonte, Vicario del Regno di Sicilia, concede, a nome del re Ludovico d’Aragona, al precettore della Magione, Giovanni di Mincimberga, la licentia aedificationis, ossia la facoltà di costruire una torre nel territorio di Margana per la salvezza e la difesa dei frati e delle persone abitanti nel detto feudo.

Dunque la vera origine del castello si potrebbe far risalire a tale data (1351) e nella torre di cui si parla si potrebbe riconoscere, sia per i suoi caratteri tipologico-costruttivi, sia per la sua posizione strategica, un corpo di fabbrica di forma rettangolare, ancora oggi esistente, posto sul punto più alto della rupe rocciosa in direzione ovest.

Nel 1430 viene data al “mastro” Tommaso Fadaluni la direzione dei lavori di ampliamento relativi alla costruzione di un muro di cinta “un baglum circum circa dictum castrum”, largo tre palmi e alto tre canne, di una porta “ad voltam de cantonibus intaglatis” nel baglio e di una torre sopra la porta di detto baglio, e qualche anno dopo, nel 1435 i Teutonici ottengono da Alfonso V d’Aragona la licentia populandi per costruire un villaggio ai piedi del castello, anche se tale concessione rimarrà senza esito.

Solo dopo il 1492 con l’abolizione dell’Ordine Teutonico infatti, il castello abbandonerà lentamente le caratteristiche militari e si trasformerà in un centro prevalentemente a carattere economico.

Il castello, nel suo nucleo principale, si presenta come un volume articolato ed è costituito da ambienti sottomessi e scavati nella roccia, alcuni sviluppati su più piani, altri addossati a strutture esistenti, altri modificati a seconda delle esigenze che via via si manifestavano.

L’originario impianto sembrerebbe essere costituito dalla torre rettangolare posta sul punto più alto della rupe e nota come “Sala del trono”, alla quale si accede dopo aver oltrepassato un portale a sesto acuto, la cui edificazione, non si è certi se attribuirla al 1258, come riporta lo storico Fazello, o al 1351, come riporta il Mongitore.

Si accede ad essa da uno dei due lati corti, attraverso un modesto portale a sesto acuto, sul cui concio di chiave è sovrastato da tre stemmi teutonici: il primo rappresenta la croce tipica dell’ordine, il secondo la croce con l’aquila e il terzo un leone rampante.

L’ambiente interno è costituito da un unico vano, illuminato solo da due feritoie fortemente strombate e aperte verso valle. Nel castello vi erano anche una cappella a pianta rettangolare, priva di finestre, dove si conserva un affresco con le nozze mistiche di Santa Caterina e Santa Alessandra, attribuito al famoso pittore palermitano Tommaso de Vigilia.

E anche diversi ambienti come la “Panetteria” e la “Dispensa” al primo livello e le “camere dei frati Teutonici” al secondo livello, una “camera municionis”, uno “stabulo” (stalla, scuderia) ed una “domus curatoli” (dimora del curatore, amministratore).

Al di fuori del perimetro del castello nel 1688, veniva eretta la chiesetta dedicata a “S. Maria de Alemanna” ed altri corpi di fabbrica adibiti a granaio e stalla che si incontrano lungo la strada che conduce al castello.

Altre strutture hanno completato la metamorfosi del castello medievale in una suggestiva masseria fortificata, lasciata in un mediocre stato di conservazione. Ad oggi il Castello della Margana è di proprietà privata e attualmente risulta disabitato.

Come raggiungere il Castello: Da Palermo: strada statale 121 per Agrigento, uscire a Vicari. Dopo pochi km prendere a destra per Prizzi, e dopo circa 10 km, al bivio di Portella della Croce, girare a sinistra, si raggiunge il Castello di Margana dopo circa 2 km.

 

Piozzano, 123mila euro per la messa in sicurezza dell'ex polveriera
Da liberta.it del 18 febbraio 2023

Il Comune di Piozzano ha ottenuto un finanziamento di 123 mila euro per la messa in sicurezza dell’ex polveriera di Cantone.

Si tratta di un’area boschiva in cui da decenni nessuno fa più manutenzione, tanto che i vecchi sentieri sono ricoperti da arbusti e vegetazione incolta.

“Appena possibile assegneremo i lavori tramite bando – annuncia l’assessore alla protezione civile Robertino Barocelli –.

Si tratterà di una messa in sicurezza nel senso che bisogna ripulire i sentieri da tronchi, vegetazione incolta e anche dagli alberi caduti nel gelicidio”.

 

Il treno blindato contraereo (C. 20) donato da Hitler a Mussolini attraversò anche Cefalù e Termini Imerese
Da cefalu.org del 17 febbraio 2023

Il treno blindato contraereo germanico (C. 20) donato da Hitler a Mussolini attraversò anche la stazione ferroviaria di Cefalù e Termini Imerese.
Il 22 luglio del 1940 a Nettunia con una solenne cerimonia (presenti alcuni gerarchi del Partito Nazionale Fascista, e militari della Luftwaffe), il generale Maximilian Ritter von Pohl (1893 – 1951) in rappresentanza di Adolf Hitler (1889 – 1945) consegnò a Benito Mussolini (1883 – 1945) due vagoni blindati con armamento antiaereo, dono del Führer in persona.
Le due vetture erano destinate ad integrare il treno del Capo del Governo. Il Duce (che da lì a pochi giorni avrebbe compiuto il suo cinquantasettesimo compleanno), passò in rassegna una compagnia di artiglieri schierati al margine della ferrovia, e ammirò l’insieme dei 16 pezzi c.a. da 20 mm sistemati nei due vagoni. In quella occasione i serventi alle mitragliatrici, effettuarono una apposita esercitazione dando prova della precisione di tiro contro i bersagli predisposti.


In realtà, gli ambedue “Flakwagen” leggermente corazzati, avevano alle due estremità una postazione antiaerea quadrinata da 20mm a cielo aperto. Nel centro delle carrozze blindate erano state ricavate degli spazi destinati alla truppa, e al comandante: sala riunioni del comando, letti e cucina. I due vagoni erano forniti di impianto elettrico per la illuminazione e il riscaldamento.La storiografia è concorde che il “complesso di scorta ferroviario” non sia stato mai utilizzato dal Duce e dai gerarchi del P.N.F. Tuttavia, è certo che i vagoni furono impiegati come batteria mobile antiaerea a difesa dei cieli della periferia di Roma.

Dal 14 febbraio 1943 il C. 20 fu inviato in Sicilia per proteggere i convogli nella tratta Messina – Palermo e Messina – Siracusa.

Nell’incursione aerea di Messina avvenuta il 28 aprile, uno dei vagoni fu colpito dal fuoco statunitense. Il bombardamento causò numerose vittime e inflisse ingenti danni all’intero centro storico e all’impianto ferroviario peloritano.
Al momento dell’Operazione Husky (10 luglio-17 agosto 1943) il complesso blindato era disgiunto: una sezione della batteria si trovava a Napoli (Stazione Ferroviaria Campi Flegrei), in attesa di riparazioni. L’altra, invece, rimase nella Stazione di Castroreale Bagni in provincia di Messina (Cfr. Lorenzo Bovi, Calogero Conigliaro, Giuseppe Todaro, “Treni armati in Sicilia”. Ediz. Illustrata, Edizioni Ardite 2022). Con l’approssimarsi dell’avanzata anglo-americana il vagone assegnato in Sicilia venne autosabotato. Abbiamo chiesto al Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo (1) del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”, di parlarci dell’oramai noto Treno blindato regalato dal Führer al Duce, e che ottanta anni fa attraversò anche la stazione ferroviaria di Cefalù e Termini Imerese. «In occasione del suo cinquantasettesimo compleanno il Duce ricevette, tra gli altri, un regalo particolare. Particolare perché proveniente nientedimeno che dal Fuhrer, ma anche perché si trattava di un treno, e non un trenino elettrico, ma un vero e proprio treno. Per la precisione due vagoni blindati contraerei che, secondo le intenzioni di Hitler, Mussolini avrebbe dovuto collegare al proprio convoglio in occasione dei suoi spostamenti, per potenziarne la difesa contro la minaccia aerea nemica. Un breve video dell’Istituto Luce sulla visita del Duce al suo prossimo regalo, è visionabile all’indirizzo (https://www.youtube.com/watch?v=dWKcDmG7Znk).

I vagoni, di ottimo design e funzionalità, comprendevano una porzione centrale adibita al trasporto e ricovero dei serventi,

mentre le due estremità ospitavano sul cielo altrettanti affusti Mauser 2cm FlaKvierling 38, ossia delle quadrinate da 20mm a tiro rapido, messe a punto dalla Mauser da pochissimo tempo. Con una cadenza di tiro pratica di 1.200 colpi al minuto ed una quota di ingaggio massima di 2.000 metri, per oltre 4.500 di gittata, si trattava di un’arma micidiale per gli aerei alleati colti a bassa quota che, specie nel 44-45, sui cieli della Germania, avrebbe mietuto tantissime vittime tra i vari Jug (P-47), Mustang (P- 1), Typhoon, ecc. Non si conosce con esattezza l’impiego di tali speciali vagoni, se non il fatto che alla fine vennero inviati in Sicilia, piccola goccia nel mare di quel ben altro che sarebbe servito per arginare la marea in arrivo.
Come per gli altri treni armati, la sorte finale fu l’abbandono, la cattura, la distruzione o l’autosabotaggio.

Nel diario di guerra del 727th Railway Operating Battalion (Transportation Corps, Military Railway Servuice, US Army), (l’equivalente del nostro Genio Ferrovieri) edito nel 1948 a cura dell’Università del Michigan (https://www.youtube.com/watch?v=dWKcDmG7Znk), a pag.59 vi è una foto di uno dei due vagoni, evidentemente catturato in perfette condizioni. La didascalia della foto, piuttosto beffarda e sarcastica, sottolinea come lo stesso vagone sia ora usato dagli Alleati nei convogli degli approvvigionamenti al fronte, per abbattere gli aviatori di quell’Adolfo, amico di Benito».

Note:
(1) Geologo, già funzionario presso il Comune di Termini Imerese (PA), appassionato di storia militare e membro del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”.

Bibliografia e sitografia:

Il Duce a Nettunia. Il duce visita il treno blindato contraereo donatogli dal Fuehrer: https://www.youtube.com/watch?v=dWKcDmG7Znk Transportation Corps, Military Railway Servuice, US Army, 1948. Comune di Messina, Città di Messina bombardamenti aerei nella Seconda Guerra Mondiale edito dal Comune di Messina, 1979
Virginio Trucco, “I treni armati”, Tecnica Professionale N° 7 Luglio/Agosto 2013.
Giuseppe Longo 2018, Il ruolo storico ed “eroico” del Treno Armato di Termini Imerese durante la Seconda Guerra Mondiale (Luglio
1943), Cefalùnews, 27 dicembre.
1. Giuseppe Longo, 2020, “La storia dei treni armati della Regia Marina”, Cefalunews, 28 luglio.
2. Giuseppe Longo, “Il treno armato tra i due conflitti mondiali”, in “Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini 3 Imerese”, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.), Palermo, 2021.
3. Giuseppe Longo, 2021, “Prima Guerra Mondiale: Le navi da guerra su rotaia. L’esordio in Adriatico”, Cefalùnews, 27 novembre.
4. Michele Antonilli, Mario Pietrangeli, “Il ruolo delle ferrovie nella seconda guerra mondiale”, Amarganta, 2022.
5. Lorenzo Bovi, Calogero Conigliaro, Giuseppe Todaro, “Treni armati in Sicilia”. Ediz. Illustrata, Edizioni Ardite 2022.
6. Giuseppe Longo 2022, “Seconda Guerra Mondiale. La galleria ferroviaria dismessa di Termini Imerese (PA)”, Cefalunews, 16 Maggio 2022.
7. Giuseppe Longo 2022, Le corazzate ferroviarie della Regia Marina nel territorio metropolitano e il Treno Armato di Termini Imerese T.A. 152/1/T, Cefalunews, 15 giugno.
8. Giuseppe Longo 2022, L’epopea del Treno Armato di Termini Imerese (T.A. IV 152/1/T), Cefalunews, 17 giugno.
9. Giuseppe Longo 2023, Nuove immagini del Treno Armato antinave di Termini Imerese (T.A. IV 152/1/T), 9 febbraio.
www.archivioluce.com
http://ww2f.com/
Foto di copertina: Il Treno blindato contraereo germanico.
Foto a corredo dell’articolo: Mussolini scende dal treno donatogli da Hitler, lo accompagnano alte autorità tedesche. Archivio Luce.

Giuseppe Longo

 

Quattro caponiere in affidamento per la socialità
Da lanazione.it del 17 febbraio 2023

Con la Caritas diocesana e l’associazione. You Stay Experience . l’avvio del processo virtuoso.

Un passato da sentinelle di pietra, un futuro da crocevia della socialità che allarga il cuore e delizia il palato: quattro su sette, tanto per iniziare, quelle più prossime alla chiesa di San Pio X, in via dei Colli e quella di Porto Castellazzo. Così il nuovo corso delle caponiere messe a bando dal Comune della Spezia sulla via del recupero-valorizzazione della cinta muraria ottocentesca costruita a protezione dell’Arsenale. Per le prime tre a concretizzarlo sarà Mondo Nuovo Caritas, associazione di volontariato promossa dalla Caritas diocesana. L’aggiudicazione della concessione - della durata di 12 anni - risale al febbraio del 2022. Risale ad aprile invece, ed ha già dato bella prova di richiamo per l’offerta gastronomica e gli eventi culturali realizzati, la caponiera di porta Castellazzo. La gestione è stata assunta da ’You Stay Experience’, affiliata alla Capit, Cooperativa Attività Popolare Italiana. Fino a metà agosto sono stati svolti i lavori di rigenerazione dell’area abbandonata a se stessa. Poi la riaperta al pubblico: così le mura che si facevano scudo sono diventate suggestiva cornice dell’accoglienza. A guidare l’operazione è stato Alessandro Longo, presidente dell’associazione aggiudicataria

 

Anche il Forte Siacci di Reggio Calabria tra i vincitori de "I luoghi del cuore"
Da ilmetropolitano.it del 16 febbraio 2023

“I luoghi a volte si svestono per noi della loro storia e si rivestono con nuovi abiti, con nuove luci, quelle della memoria immaginata… E vivono di attese”.

Di Miriam Sgrò

Oggi il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) e Intesa Sanpaolo hanno presentato i risultati dell’11esima edizione del censimento nazionale de “I Luoghi del Cuore”, che si conferma la più importante campagna italiana di sensibilizzazione dei cittadini sul valore dell’ immenso patrimonio naturale italiano.

Dai risultati della pubblicazione si evince che, per la Calabria e specificamente per la provincia di Reggio Calabria, si posiziona con 1440 voti al 2 posto – 174esimo in Italia- Forte Siacci di Matiniti Superiore, Campo Calabro (RC).

Il Forte Siacci è il più grande forte dello Stretto di Messina, per dimensioni, per valore architettonico e per funzioni, insieme al gemello Forte Masotto sito sulla sponda siciliana. Fu costruito tra il 1884 ed il 1888 in soli quattro anni. Fa parte del sistema di fortificazioni costituito dalla corona dei Forti Umbertini, per volontà di Re Umberto I di Savoia, allo scopo di difendere lo Stretto da eventuali attacchi militari stranieri e per dare una continuità difensiva all’ intero territorio nazionale.

Il forte presenta la forma di un poligono di quattro lati, trapezoidale, circondato da un profondo fossato continuo, lungo 205 metri e alto circa 80, interrotto da un magazzino a forma di cuneo. Con il suo terrazzo, i magazzini e le sale interne, con i suoi sistemi difensivi e con i sofisticati sistemi di aerazione naturale e di raccolta delle acque, con i sotterranei già adibiti a polveriera, situati in una splendida posizione panoramica sullo Stretto di Messina, è al centro, insieme ad altre due fortezze, dell’area naturale protetta ZPS – Zone di protezione speciale – Costa Viola. L’area in cui è collocato è stata dichiarata di notevole interesse pubblico con Decreto del ministero della Cultura ed è pertanto sottoposta a tutela paesaggistica.

Imponente, sta lì, e adesso racconta un’altra storia che parla del suo riuso, del recupero conservativo e della sua rifunzionalizzazione, obiettivi che rappresentano una sfida per il Comune di Campo Calabro e per la Calabria tutta.

È attualmente visitabile in alcuni percorsi già resi fruibili, dopo un primo intervento di ripristino dell’accessibilità di fossati e terrazzi.

 

Cittadella e le sue mura: quinta "miglior destinazione turistica" d'Europa per il 2023
Da serenissima.news del 15 febbraio 2023

Cittadella è risultata la quinta “miglior destinazione turistica” d’Europa nel 2023. Si tratta di una votazione online a livello globale promossa ogni anno da “European Best Destination“, organizzazione con sede a Bruxelles.

Al contest online hanno partecipato oltre settecentomila persone da 178 Paesi. Prima si è piazzata Varsavia, seguita da Atene, Maribor in Slovenia, Vienna e poi Cittadella. Si tratta di una importante spinta promozionale per la città murata veneta, perché le più importanti testate del settore turistico a livello mondiale dedicano ampi servizi alle città che si piazzano ai primi posti.

Carta vincente di Cittadella, oltre naturalmente ad una campagna di comunicazione evidentemente ben strutturata, sono state le sue mura. Cittadella è l’unica città murata in Europa ad aver conservato sostanzialmente integro il camminamento di ronda medievale, che si può percorrere per intero, lungo tutto il perimetro delle mura, all’altezza dei merli.

Oltre settantamila visitatori, ogni anno, fanno il giro delle mura di Cittadella vero e proprio museo a cielo aperto, al quale si aggiunge la vista spettacolare che si gode dalla cinta muraria, che spazia dalle Dolomiti e dalle Alpi ai Colli Euganei verso Sud. Il punto più alto del percorso è la Torre di Malta, che raggiunge i 30 metri d’altezza, ed ospita il museo archeologico e il museo dell’assedio.

 

Migliorare la strada per il forte Chaberton, eccellenza piemontese dimenticata
Da lagendanews.com del 14 febbraio 2023

TORINO – Migliorare la strada per il forte Chaberton (Consiglio Regionale del Piemonte).

“Strada dello Chaberton, eccellenza piemontese dimenticata?” è il quesito che la consigliera Monica Canalis (Pd) ha posto alla Giunta regionale nel corso del sindacato ispettivo. Dalla risposta dell’assessore al Turismo, Vittoria Poggio, letta in Aula dall’assessore Matteo Marnati, emerge che “per lo sviluppo di un progetto di recupero di fruibilità della strada di accesso al Forte dello Chaberton, con valorizzazione e recupero del percorso, occorre che gli enti proprietari della strada italiani e francesi definiscano una proposta progettuale. La Direzione Turismo e Sport può coordinare le attività di ricerca dei partner e
collaborare nella definizione del progetto”.

“Delusa dalla risposta” si è detta Canalis perché “la messa in rete con Exilles, Fenestrelle, Vinadio e Bramafam rappresenterebbe un elemento di qualificazione per la rete delle fortificazioni. Lo Chaberton si trova oggi su suolo francese, ma dal punto di vista storico e culturale è parte integrante della rete dei forti piemontesi”. L’esponente del Pd ha ricordato che aveva proposto un ordine del giorno, approvato all’unanimità a fine 2020, per la valorizzazione delle fortificazioni alpine piemontesi. “A settembre la Giunta regionale ha indicato altre 5 strade storiche come prioritarie e quella per lo Chaberton non sarebbe stata selezionata con l’argomentazione che non è una strada regionale ma è un bene patrimoniale dello Stato. Non credo, tuttavia – ha detto Canalis -, che le strade selezionate siano tutte di proprietà regionale”.

 

La sentinella di pietra sul lago d’Orta
Da iltorinese.it del 14 febbraio 2023

Grigia e serissima, la Torre di Buccione – che non ha, evidentemente, un’anima – non può sapere che la sua citazione più conosciuta è contenuta in uno dei libri più belli e più ironici di Gianni Rodari, quel “C’era due volte il barone Lamberto ”, La sentinella di pietra sul lago d’Orta  ambientato lì attorno

C’è chi, nel lento trascorrere del tempo, vigila. Infatti, d’inverno , quando il lago è velato, a pelo d’acqua, dalla nebbia, sembra che stia lì, sentinella di pietra sul colle, a difesa del silenzio e della pace di questa terra cusiana, sulla sponda orientale del lago d’Orta.Grigia e serissima, la Torre di Buccione – che non ha, evidentemente, un’anima – non può sapere che la sua citazione più conosciuta è contenuta in uno dei libri più belli e più ironici di Gianni Rodari, quel “C’era due volte il barone Lamberto”, ambientato lì attorno. Nel racconto del grande scrittore omegnese, dopo l’invasione dell’isola di S.Giulio da parte dei banditi che sequestrarono il barone, i giornalisti di mezzo mondo si disputarono gli “osservatori “migliori per seguire le varie fasi della vicenda. E se i giapponesi ( i più sistematici.. ) occuparono i punti più alti, cioè l’Alpe Quaggione e la vetta del Mottarone, scrutando il lago da nord a sud, da Omegna a Gozzano, l’unico punto altrettanto alto e panoramico per guardare il lago da sud a nord era proprio la Torre di Buccione, “occupata in forze dalla Tv messicana”. Non male come “utilizzo” nel XX secolo. Ma , riposta la fantasia e ripristinando la storia per com’è stata, bisogna dire che il primo documento che cita la fortificazione risale al 1200: il castello di Buccione fu teatro di un accordo stipulato alla presenza del vescovo Pietro IV tra i feudatari locali ed i rappresentanti del comune di Novara. Incontratisi nel prato sotto la Torre, che svettava con i suoi quasi trenta metri d’altezza sul colle, cercarono un’intesa per mettere fine alle dispute sulle questioni territoriali della Riviera. Nel 1205 il castello venne indicato come dimora del Vescovo e trent’anni dopo, in un altro documento, si ribadiva che la Torre e le fortificazioni di Buccione erano “indiscussa proprietà vescovile”. Il filo che lega questi documenti non solo testimonia la “presenza” della fortificazione di Buccione ma rappresenta tre momenti della originale evoluzione della Riviera di S.Giulio sotto il profilo istituzionale ed amministrativo, con i passaggi – nell’arco di trecento anni , dal Mille al XIII secolo – da signoria di “possesso territoriale” a signoria di “potere giurisdizionale” del vescovo di Novara, tant’è che per sbrogliare la complessa matassa fu persino necessario l’intervento degli arbitri dell’Imperatore.

Una mediazione non proprio pacifica visto che il Comune di Novara – impegnato ad espandere i suoi possedimenti – aveva creato ex-novo un suo avamposto tra il castello di Mesma e la Torre di Buccione ( il “borgo” della Mesmella ), insinuandosi come un cuneo nei possediemnti del vescovo così che , di conseguenza, gli arbitri imperiali dovettero ordinare la distruzione del borgo, restituendo all’autorità vescovile i castelli ed i villaggi posti a nord della Baraggia di Briga, con tutti gli annessi e connessi, cioè i diritti ed i poteri. Ma l’origine della Torre, secondo alcuni studiosi, ha radici ben più antiche dei cenni documentali già citati: radici che affondano nelle ombre e nei chiaroscuri dell’alto medioevo. Uno studioso che ha minuziosamente “rivisitato” la storia dell’imponente fortificazione – il Marzi – scrisse che “ si estendeva fino a coprire la vetta del colle”, identificandone due fasi di costruzione: “l’erezione della cortina e delle stanze del presidio sono da collocarsi intorno agli anni 1150-1175” mentre risultavano “troppo esigui gli elementi per datare i recinti successivi e il ridotto avanzato”. Resta il fatto che a rivelare le due fasi si possono citare almeno un paio di elementi: i parametri murari e la disposizione delle buche per il ponteggio. Le opinioni di carattere storiografico sono disparate: c’è chi giura si tratti di un manufatto di epoca romana, chi lo giudica invece opera dei Longobardi e chi ancora frutto di scelte ed indicazioni dei vescovi novaresi. Secondo il Marzi, nel suo “ Sulle origini del castello di Buccione “, edito dal comune di Orta S.Giulio nel 1984, gli autori vanno ricercati invece nei signori locali, legati da vincoli feudali al vescovo, forse i da Castello di Crusinallo.

Resta un fatto, abbastanza chiaro: il castello divenne una piazzaforte vescovile, in stretto contatto con il castello dell’isola di S.Giulio – eretto nel V secolo – di cui costituiva, insieme ad altre “torri” edificate sulle sponde del Cusio, una delle “teste di ponte” di un fitto ed articolato sistema di fortificazioni poste a guardia dello stato episcopale, una sorta di “enclave” indipendente nell’ambito dell’Italia del nord, nell’arco di ben sei secoli, dal 1219 al 1817. In cima alla torre, come si usava dire “..sospesa tra terra e cielo”, era posta la campana con cui si annunciavano gli imminenti pericoli: l’ultimo, prezioso, esemplare – fatto fondere nel 1610 – è tutt’oggi custodito nel giardino della sede del municipio di Orta. Il “castello di strada” e la torre, nei fatti, rappresentavano un’unica turrita fortezza alta, per l’esattezza, ventitre metri, con funzioni di segnalazione, suddivisa al suo interno in tre impalcati di legno che ne consentivano l’abitazione da parte della guarnigione . Il piano inferiore ( dove si apre l’ingresso attuale, risalente al 1800, mentre l’antico ingresso si trovava a circa sette metri da terra ) serviva da “caneva”, cioè da magazzino per i viveri e per l’acqua, necessari in caso d’assedio. Al secondo ed al terzo piano erano situate le latrine, con condotte convogliate verso il cortile per lo scarico dei liquami.

Al piano alto si trovava la cella – con la volta a crociera – munita di una bertesca organizzata su mensole, dalla quale si potevano spiare e combattere i nemici che minacciavano l’ingresso inviando loro dei “gentili omaggi” a base di pietre e, nei casi più ostinati, calderoni d’olio bollente. La fortificazione si completava di una cortina muraria esterna con camminamenti, feritoie, merli, ancora visibili all’inizio del ‘700 quando vennero descritte dallo storico rivierasco Lazzaro Agostino Cotta. Le mura, al loro interno, ospitavano un cortile rettangolare che includeva la “nostra” torre, mentre – in epoca successiva – venne edificato sul lato a nord un altro recinto che, stando ai resoconti del Cotta, poteva contenere fino a cinquecento soldati, ed un ridotto avanzato – situato sul crinale verso il lago – studiato come punto di controllo sulla strada che veniva percorsa da merci e viandanti. Oggi la Torre, impavida ed altera costruzione che domina il Cusio meridionale, dopo aver subito – in passato- le offese di vandali e teppisti, merita le cure di chi – per generazioni – è nato e cresciuto alla sua ombra. E la Riserva Regionale che oggi la tutela è stata pensata proprio per questo. Un nobile scopo per la nobile causa di una nobile ed ardita costruzione medioevale.

Marco Travaglini

 

Vincenzo Pagliuca – Bunker
Da artribune.com del 14 febbraio 2023

In anteprima per Foto Forum Bolzano, il fotografo presenta una selezione di 31 fotografie scattate in Alto Adige tra il 2018 e il 2021.

Informazioni

Luogo: GALLERIA FOTO-FORUM
Indirizzo: Via Weggenstein 2/1 - Bolzano - Trentino-Alto Adige
Quando: dal 14/02/2023 - al 18/03/2023
Vernissage: 14/02/2023 ore 19
Autori: Vincenzo Pagliuca
Generi: fotografia, personale

Comunicato stampa

Circa 350 bunker furono edificati prima dello scoppio della seconda guerra mondiale lungo il confine con l’Austria, sul territorio conteso del Sud Tirolo. Un enorme sistema di fortificazioni dismesso dall'esercito nel 1993.
Vincenzo Pagliuca esplora il valore educativo di questo patrimonio che affonda le radici in un capitolo drammatico della storia d'Europa e altresì nelle metamorfosi potenziali nel futuro. Da quella organica che lascia alla natura il compito di nascondere la tragedia nell'oblio vegetale del tempo, a quella della volontà prometeica che piega anche i bunker a nuove funzioni, nuova vita, ad un fine sempre e del tutto umano

Alla conservazione che manifesta elementi architettonici e ne esalta la bellezza come atto eroico, fino ai bunker tali e quali, in cui non vi è sopravvento sulla storia, ma dura memoria, e dunque riflessione. Steve Bisson

In anteprima per Foto Forum Bolzano, il fotografo presenta una selezione di 31 fotografie scattate in Alto Adige tra il 2018 e il 2021.

Eröffnung: 14.02.2023, 19:00 Uhr
Ausstellung: 15.02. - 18.03.2023

Etwa 350 Bunker wurden vor Ausbruch des Zweiten Weltkriegs entlang der Grenze zu Österreich auf dem umstrittenen Gebiet Südtirols gebaut. Ein riesiges System von Befestigungsanlagen, das 1993 von der Armee außer Dienst gestellt wurde. Vincenzo Pagliuca untersucht den pädagogischen Wert dieses Erbes, das in einem dramatischen Kapitel der europäischen Geschichte verwurzelt ist, sowie seine möglichen zukünftigen Metamorphosen: Von der organischen, die der Natur die Aufgabe überlässt, die Tragödie im vegetativen Vergessen der Zeit zu verbergen, bis hin zum prometheischen Willen, der selbst die Bunker zu neuen Funktionen, zu neuem Leben, zu einem immer und vollkommen menschlichen Ziel beugt. Von der Denkmalpflege, die architektonische Elemente offenbart und ihre Schönheit als heroischen Akt hervorhebt, bis hin zu den Bunkern, die einfach sind, wie sie sind, in denen es keine Überwältigung durch die Geschichte gibt, sondern eine raue Erinnerung und somit eine Reflexion.
Steve Bisson
In einer Vorschau für das Foto Forum Bolzano präsentiert der Fotograf eine Auswahl von 31 Fotografien, die zwischen 2018 und 2021 in Südtirol entstanden sind.
Opening: 14.02.2023, 7pm
Exhibition: 15.02. - 18.03.2023

About 350 bunkers were built before the outbreak of the Second World War along the border between Italy and Austria, on the disputed territory of South Tyrol. A huge system of fortifications was decommissioned by the army in 1993.
Vincenzo Pagliuca explores the educational value of this heritage, rooted in a dramatic chapter of European history, as well as its future potential metamorphoses: from the organic one, which leaves to nature the task of burying the tragedy under the vegetal oblivion of time, to the one sparked from that Promethean will that bends even bunkers to new functions, to new life, to an end that is always and entirely human; from preservation, which reveals architectural elements exalting their beauty as a heroic act, to the bunkers as they are, an image where there is no overpowering of history, just harsh memory and, therefore, reflection. Steve Bisson

In a preview for Foto Forum Bolzano, the photographer presents a selection of 31 photographs taken in South Tyrol between 2018 and 2021

 

 

Iran, ecco "Oghab 44": la nuova base aerea sotterranea "a prova di bomba" americana
Da fattieavvenimenti.it del 14 febbraio 2023

Si tratta della prima base aera di questo tipo per l’aviazione militare di Teheran ed è espressamente progettata per resistere alle bombe del tipo “MOP”, ossia quelle fatte per penetrare oltre le pareti di cemento dei bunker o la terra compatta

E’ stata recentemente inaugurata la basa aerea sotterranea dell’aviazione militare iraniana “Oghab 44”, che in iraniano significa “Aquila 44”, nome che coincide con il 44esimo anniversario della Rivoluzione islamica dell’Iran.

La nuova base aerea sotterranea dell’esercito di Teheran, prima del suo genere in Iran e costruita dentro una montagna ovviamente non specificata, ha la capacità di ospitare e fornire manutenzione a vari velivoli dell’aeronautica, inclusi caccia da combattimento, bombardieri e droni. La base possiede infatti officine aereonautiche per la manutenzione dei caccia e delle attrezzature per la navigazione, oltre a serbatoi di stoccaggio del carburante che la rendono praticamente autonoma.

“Oghab 44” però non sarebbe l’unica base aerea sotterranea dell’aeronautica militare iraniana, ce ne sarebbe infatti un’altra non ancora resa pubblica e che non è chiaro se sia già operativa o meno.

Come mostrato dal video ad inizio articolo e trasmesso dagli organi di stampa di Teheran, la base – costruita all’interno di una montagna – sembra essere stata costruita appositamente per resistere anche alle bombe GBU-57 MOP (Massive Ordnance Penetrator), ossia una bomba guidata anti-bunker statunitense che con un peso di 13.600 kg, è considerata quella con la più alta capacità di penetrazione, arrivando anche a 60 m all’interno del cemento e che sono lanciate dai bombardieri strategici americani B-2 Spirit.

Dal video si nota inoltre che gli aerei della base aerea sotterranea diOghab sarebbero dotati di missili da crociera a lungo raggio.

 

Proceno e Torre Alfina: due castelli a guardia delle terre di confine e della via Francigena
Da tusciatimes.eu del 14 febbraio 2023

Un itinerario romantico e molto suggestivo nella stagione invernale, dedicato a due splendide testimonianze di fortificazioni medievali, realizzate a protezione di un territorio di confine e attraversato dalla via Francigena: il Castello Cecchini Bisoni di Proceno e il Castello di Torre Alfina.

Domenica 19 febbraio il nostro viaggio inizia dal piccolo borgo di Proceno sulla via Francigena, il più importante percorso per i collegamenti tra il Nord Europa e Roma. Affacciato sulla Valle del Paglia Proceno incanta sin da lontano il viaggiatore con il suo fiabesco profilo dominato dal Castello Cecchini Bisoni, una delle dimore storiche meglio conservate della Tuscia. Il Castello rappresenta un gioiello di architettura difensiva medievale, mantenuto con grande amore dai proprietari Cecilia e Giovanni, che ci attenderanno per un caffè e per accompagnarci nella visita della loro dimora un raro esempio di rocca con torre, mura di cinta e ponte levatoio uno dei 19 ancora funzionanti in Italia.

Dopo la piacevole tappa con Cecilia e Giovanni, lasceremo il Castello di Proceno e ci sposteremo a Torre Alfina.

La posizione strategica del Castello di Torre Alfina a guardia di vie di comunicazione, ne indica la funzione difensiva in un sistema facente capo a Orvieto. La storia del castello e del borgo si intreccia con quella dei Monaldeschi della Cervara. Proprio a Sforza Monaldeschi della Cervara, famoso uomo d’armi, si deve l’iniziativa di trasformare l’antica struttura fortificata in elegante residenza di campagna sul modello rinascimentale.

La nobile famiglia orvietana ne conserva la proprietà fino alla metà del XVII secolo, quando per via ereditaria passò alla famiglia Bourbon del Monte che a fine ‘800 lo vende al banchiere di Anversa Edoardo Cahen, il quale attuò una trasformazione in stile neogotico, secondo la moda del tempo.

Ai piedi del castello si trova il borgo di Torre Alfina, sorto nei secoli intorno alla primitiva torre di guardia e nominato dal 2007 uno dei borghi più belli d’Italia Tutto intorno al borgo e al suo castello regna naturalmente il Bosco del Sasseto.

ESCURSIONE A CURA DI: Anna Rita Properzi, guida turistica abilitata dalla Regione Lazio e guida ambientale escursionistica iscritta nel Registro Italiano AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) con polizza assicurativa RCT attiva.

PRENOTAZIONI E INFO: tramite il sito www.annaritaproperzi.it oppure tramite whatsapp 333 4912669, canale telegram https://t.me/lepasseggiatediannarita, o mail annaritaproperzi@gmail.com

APPUNTAMENTO: domenica 19 febbraio, ore 9. 30 a Proceno, con parcheggio in Via Porta Fiorentina, (alle spalle del Castello); – h. 11.00 circa partenza con le auto per il borgo di Torre Alfina, con parcheggio in Via Gaetano Donizetti. Ai partecipanti verrà inviata a posizione google del primo luogo di incontro.

DURATA DELLA VISITA dalle 9.30 alle 13 circa

COSTO VISITA 10 € Gratuito per i bambini fino a 12 anni;QUOTA INGRESSI 10€ che comprende ingressi per i due castelli.

Per chi vorrà godere ancora della sua atmosfera incantata dei borghi e del paesaggio dell’Alfina, potrà fermarsi per una gustosa tappa enogastronomia in relax.

 

Come funzionano i bunker antiatomici e come fanno a fermare le radiazioni nucleari?
Da geopop.it del 13 febbraio 2023

Costruiti in profondità i bunker antiatomici sono dei rifugi capaci di schermare le radiazioni, evitando la contaminazione, e proteggerci in caso di esplosioni nucleari. Vediamo come funziona la loro azione schermante e come sono fatti.

Come fa un bunker antiatomico a resistere a un’esplosione nucleare? E come viene costruito? La costruzione di un rifugio antiatomico parte dalla scelta del sito dove scavare, questo perché bisogna posizionarlo almeno a 1,5 metri di profondità: solo così si bloccano in partenza una buona quantità di radiazioni. I bunker più grandi, come quelli militari, hanno degli standard di sicurezza ancora più elevati e sono costruiti a profondità maggiori, che vanno dai 10 metri a diverse centinaia di metri sottoterra.

Questo secondo tipo di bunker viene costruito in modo analogo alle gallerie autostradali, usando l’esplosivo e il martellone. Le pareti, il soffitto e il pavimento dei tunnel vengono poi rivestiti con una combinazione di materiali densi come il cemento armato e il piombo (per bloccare la radiazione alpha e beta) e con uno strato di materiali assorbenti come il boro o la grafite (per assorbire la radiazione gamma). Le pareti dei bunker per funzionare al meglio devono avere uno spessore minimo di 60 cm, perché più sono spesse più il bunker fornisce protezione ai suoi abitanti.

Come fa un bunker a resistere a un’esplosione?

Oltre a proteggere dalle radiazioni, i bunker devono anche essere in grado di resistere, appunto, alle esplosioni nucleari. I bunker sono progettati per resistere ai danni delle esplosioni, utilizzando tecniche particolari come la costruzione di una struttura a "scatola all'interno di una scatola": questo consente di distribuire lungo le diverse pareti della struttura la pressione dell'esplosione, ammortizzando l'impatto.

Come sopravvivere in un rifugio antiatomico

Un'altra importante caratteristica dei bunker antiatomici è la loro capacità di fornire aria respirabile e acqua potabile agli abitanti del rifugio per un lungo periodo di tempo. In caso di emergenza le persone potrebbero essere costrette a stare rinchiuse per settimane o addirittura mesi, per questo i rifugi antiatomici sono progettati per fare in modo che l’aria sia sempre pulita e infatti vengono utilizzati dei filtri HEPA, che sono in grado di rimuovere particelle molto piccole, come polvere, batteri e virus.

Oltre a ciò, per rendere l’aria ancora più sicura i bunker vengono progettati con un sistema di ventilazione che permette di mantenere al suo interno una pressione negativa. Paragoniamo il bunker a una enorme scatola ermetica, collegata a un ventilatore che spinge l’aria dall’interno del bunker verso l’esterno. Quando si attiva, nella scatola si creerà una pressione inferiore rispetto all’esterno, proprio perché la quantità di aria al suo interno diminuisce. Ma se in questa scatola apriamo un altro foro, la pressione negativa nella scatola risucchierà altra aria dall’esterno.

Quindi se ci sono particelle radioattive presenti nell'aria esterna, verranno trascinate dal flusso d'aria verso l'interno, ma poiché all'entrata del rifugio viene installato un sistema di filtraggio, queste particelle verranno rimosse prima di entrare all'interno del rifugio. In questo modo, la pressione negativa e il sistema di filtraggio aiutano a mantenere l'aria all'interno del rifugio il più pulita possibile e a impedire la diffusione di eventuali contaminanti radioattivi. Pensate che questo tipo di tecnologia viene utilizzata anche negli ospedali, specialmente nei reparti di malattie infettive, e nei laboratori di ricerca, per evitare la diffusione di virus pericolosi.

Le porte blindate dei bunker

La sicurezza dei bunker è possibile anche grazie alle spessissime porte blindate che li chiudono. Queste porte sono solitamente molto pesanti e dotate di guarnizioni ermetiche che impediscono la fuoriuscita di aria e la penetrazione di particelle radioattive all'interno del rifugio. Inoltre, le porte sono dotate di serrature e sistemi di chiusura di sicurezza che garantiscono la protezione degli occupanti del rifugio.

Città sotterranee

I bunker poi devono avere sistemi di raccolta dell'acqua piovana o di trattamento dell'acqua per fornire acqua potabile a chi li occupa. Questo perché queste strutture (soprattutto le più grandi), quando sono in servizio, diventano vere e proprie città sotterranee. Ad esempio, nel sottosuolo della città di Lucerna, in Svizzera, si trova il bunker civile più grande del mondo. È concepito per proteggere fino a 20.000 civili ed è dotato di tutti i servizi possibili e immaginabili, come un ospedale e anche delle celle di sicurezza a disposizione della polizia. All’interno infatti ci sono alloggi, cucine e servizi igienici per migliaia di persone. Quelli più moderni sono progettati per essere autonomi e autosufficienti, con sistemi di generazione di energia (come pannelli solari o generatori a combustione) per alimentare le luci e le apparecchiature. In questo modo le persone possono sopravvivere all'interno del bunker senza dipendere da infrastrutture esterne.

La situazione in Italia

La quantità di bunker in giro per il mondo è difficile da quantificare in termini numerici, ma si stima che ce ne siano centinaia di migliaia, la maggior parte dei quali è stata costruita durante la Guerra Fredda, quando era più sentito il rischio di un eventuale attacco nucleare. Ad esempio in Italia il bunker antiatomico più grande si trova a Affi, in provincia di Verona. Si chiama WEST STAR, ospitava il comando NATO e ha una superficie di 13.000 metri quadrati, situato a 150 metri sottoterra nel Monte Moscal. È in grado di resistere a 100 chilotoni di energia nucleare e può ospitare fino a 1.000 persone. Altri rifugi si trovano nelle grandi città italiane, a Torino ce ne sono due: uno a piazza Risorgimento e uno sotto al Palazzo Civico; a Milano c’è il Rifugio antiaereo 87, un bunker ampio 220 mq; a Roma, invece, se ne possono trovare diversi in tutta la città, ad esempio a Villa Ada, un altro sotto Palazzo Venezia, e a pochi chilometri da Roma le famose gallerie del Monte Soratte un rifugio antiatomico che durante la Guerra Fredda avrebbe protetto il governo; anche a Napoli ce ne sono diversi, come la Galleria Borbonica e il rifugio antiaereo di Sant'Anna di Palazzo nei Quartieri Spagnoli.

Il caso della Svizzera

Ci sono anche dei casi particolari come la Svizzera, dove vige una legge specifica sui bunker, risalente agli anni 50’ e fatta per proteggere l’intera popolazione da un attacco nucleare, che dice che ogni nuova costruzione deve essere dotata di un rifugio.

Come conseguenza di ciò ad oggi, su tutto il territorio svizzero, sono presenti circa 365.000 rifugi privati e pubblici, in grado di offrire protezione a oltre 9 milioni di persone. Se pensate che gli svizzeri sono 8,6 milioni, questo significa che i bunker svizzeri possono ospitare un numero di persone superiore a quello degli abitanti.

 

Tornano le visite guidate al Bunker Breda nel Parco Nord
Da ilgazzettinometropolitano.it del 10 febbraio 2023

Torna l’appuntamento al Parco Nord con le visite guidate ai Bunker Breda, i rifugi antiaerei della V° Sezione Aeronautica della Breda, che sono presenti in tutto il settore est del polmone verde del Nordmilano.

«Questi rappresentano il luogo ideale per stimolare una riflessone sul passato e sulla storia locale – spiegano dal Parco Nord -, per rafforzare i legami sociali, la consapevolezza e la crescita sociale. Il ruolo decisivo del Parco nel processo di riqualificazione permette di lavorare su nuove interpretazioni identitarie della città e del territorio.Dentro ai bunker vengono organizzati incontri, visite, installazioni artistiche e multimediali, performance e narrazioni, concerti, proiezioni di filmati e esposizioni fotografiche. I visitatori dialogano con cittadini che hanno vissuto gli eventi legati alla lotta di Liberazione ed alla Resistenza nella Seconda Guerra Mondiale, il periodo della grande espansione industriale e la riqualificazione dell’area Nord Milano. I visitatori contribuiscono attivamente alla costruzione di una grande narrazione collettiva, lasciando il loro contributo analitico ed emotivo.I Bunker Breda ospitano un allestimento permanente, e sono visitabili durante i weekend di apertura mensile. Attraverso voci, immagini e paesaggi sonori il pubblico è guidato in un percorso di conoscenza e di condivisione fortemente emozionale».

Le visite guidate si terranno sabato 11 febbraio alle 15 e sabato 4 marzo, sempre alle 15. Per informazioni e prenotazioni si può contattare il numero 338.89.24.777 o l’indirizzo mail bunker@eumm-nord.it.

 

CASTELLI E FORTEZZE: SUL CONFINE TRA PORTOGALLO E SPAGNA UN INTRICATO SISTEMA DIFENSIVO, PATRIMONIO ARCHITETTONICO E PAESAGGISTICO
Da turismoitalianews.it del 9 febbraio 2023

Eugenio Serlupini, Lisbona / Portogallo

De Espanha nem guerra, nem bom vento, nem bom casamento”, ovvero “Dalla Spagna né guerra, né buon vento, né buon matrimonio”. E’ uno dei tanti proverbi popolari che nel corso dei secoli in Portogallo hanno voluto sottolineare la robustezza delle fortezze costruite lungo il confine tra i due regni. Un intricato sistema difensivo lungo il confine luso-spagnolo che oggi rappresenta un patrimonio non solo architettonico, ma anche paesaggistico. Come la fortezza-baluardo di Valença do Minho, l'eroico castello di Miranda do Douro o come il castello e la fortezza di Marvão. Uno spettacolo da vedere.

(TurismoItaliaNews) La difesa dei confini nazionali è sempre stata un’esigenza al primo posto. Soprattutto nel passato, quando invasioni e scorrerie praticamente erano all’ordine del giorno. Non di meno per il Portogallo, regno potente e strategico, porta del Mediterraneo e avamposto sull’oceano, punto di partenza privilegiato per commerci ed esplorazioni. E’ stato in questo contesto che Lisbona ha saputo sviluppare nel tempo un complesso sistema difensivo lungo il confine con la Spagna, punteggiato sulle cime delle colline da innumerevoli castelli, torri, torri di guardia, roccaforti e chiese fortificate, oltre a forti e fortezze, pensati per rafforzare la strategia difensiva della nazione e dei suoi centri urbani. E che oggi rappresentano una formidabile attrazione turistica, dato che alcune strutture sono a dir poco spettacolari.

“Le cinque linee geografiche di penetrazione degli eserciti invasori, vale a dire Valença do Minho, Brecha de Chaves, Ribacoa, Zebreira e Alentejo, sono state presidiate, nel corso dei secoli, da castelli e fortezze, che hanno definito e caratterizzato l'umanizzazione del paesaggio – spiega Augusto Moutinho Borges della Commissione per la Storia Militare presso il ministero della Difesa e membro dell'Accademia portoghese della Storia presso il ministero della Cultura del Portogallo - gli insediamenti erano costituiti da recinti murati, inizialmente di carattere medievale, e dal 1640 da architetture militari fortificate. Erano supportati da una complessa rete predefinita, con una serie di elementi architettonici ed infrastrutturali che consentivano gli spostamenti tra i villaggi, come ponti e pontili, acquedotti per l’approvvigionamento idrico e, nelle cittadelle, strutture militari come caserme, oltre a vari componenti per la protezione e l’affermazione del potere civile”. Nella loro complessità difensiva, i castelli e le fortezze hanno comportato interazioni sociali ed economiche tra vita militare, civile e religiosa, e soprattutto fatto fronte a cicli di invasioni che, per secoli, sono arrivate sempre dal confine luso-spagnolo, dando origine proprio a proverbi come “Dalla Spagna, né guerra, né buon vento, né buon matrimonio”.

Portogallo Castelli

La valorizzazione di questi luoghi di grande fascino rappresenta per il Portogallo una carta da giocare a favore del turismo, come dimostra la serie di francobolli, in distribuzione dal 23 febbraio, dedicati a castelli e fortezze di frontiera. “Un sistema di difesa militare che i nostri antenati – aggiunge Augusto Moutinho Borges – hanno sviluppato sulla linea di confine con la Spagna, definita come un segno di separazione tra i due regni iberici. Grazie all’abilità pittorica dell’artista Marín García e alle fotografie di Adelaide Nabais, Augusto Moutinho Borges, Fátima Loureiro e Luís Chaves, i dentelli postali mostrano sette castelli e fortezze che ci conducono in un percorso storico lungo il confine, dove possiamo vagare tra iconici simboli dell’identità militare portoghese”.

La scelta è caduta sulla fortezza baluardo di Valença do Minho, sull’imponente castello e palazzo di Bragança, protetto da una cittadella compatta; sull'eroico castello di Miranda do Douro, con le allegorie estetiche della cattedrale e la leggenda del Bambino Gesù di Cartolinha; sulla fortezza di Almeida a Ribacoa, evocata nella storia militare con il grido di battaglia “Anima ad Almeida e da Almeida d’ora in poi sempre anima”, che riflette la lotta e la resistenza del popolo contro gli invasori fisici e ideologici; e poi il castello e la fortezza di Marvão, che proteggono il centro della regione in una perfetta combinazione di architettura medievale e paesaggio; la fortezza del castello con un fantastico sistema di forti presso la maestosa Praça de Elvas; e l’antico castello templare con mura fortificate a Castro Marim.

“Ci sono più castelli e fortezze di confine di quelli che siamo in grado di mostrare su questi francobolli – sottolinea Augusto Moutinho Borges - ma quelli selezionati sono rappresentativi dell'architettura militare in Portogallo e riflettono gli sforzi compiuti attraverso la guerra e dai militari per proteggere il Paese. Sono un'eredità che oggi è diventata un punto di riferimento prezioso nella nostra storia militare, alla quale la storia portoghese nel suo insieme è intimamente legata. Negli anni si sono sviluppate pratiche per evocare la storia di ogni fortificazione che, come rete, sono fondamentali per identificare l’ascendenza portoghese, esaltando i nostri predecessori, in modo che la memoria storica possa intrecciarsi con la memoria futura. Eredità fondamentali per noi per affermare l'identità del Portogallo oltre i suoi confini”.

 

Mosca e i timori per l'estensione della guerra. "Fanno ristrutturare i bunker antiatomici"
Da quotidiano.net del 7 febbraio 2023

Lo riporta il Moscow Times, citando funzionari russi. Il Cremlino avrebbe ordinato l'ammodernamento dei rifugi in tutto il paese, anche in aree lontane dal confine ucraino-russo

Mosca, 7 febbraio 2023 - Il Cremlino ha ordinato l'ispezione e la riparazione sistemica dei rifugi antiatomici in tutta la Russia. Lo riporta il Moscow Times, citando funzionari russi. Molte delle migliaia di bunker e rifugi, di epoca sovietica, erano in disuso da decenni. Con la guerra in Ucraina che si protrae, sembra che le autorità locali stiano spendendo centinaia di milioni di rubli per renderli nuovamente agibili, riferisce il giornale indipendente con sede a Mosca.

"La decisione di ispezionare la rete di rifugi antiatomici è stata presa dal governo in primavera", ha dichiarato un funzionario russo, citando le riunioni governative che si sono tenute sull'argomento. "Il comando per un'ispezione su larga scala e per sistemare le cose è stato dato dal Ministero delle Situazioni di Emergenza, dal Ministero della Difesa e da altri ministeri civili", ha aggiunto. La scelta nasce in un contesto di crescente tensione: da una parte ci sono i frequenti riferimenti a un'eventuale catastrofe nucleare, dall'altra gli attacchi che ormai interessano anche il territorio russo. Infatti, a dicembre sono stati lanciati tre raid contro basi aeree militari russe, a centinaia di chilometri dal confine ucraino. Kiev, tuttavia, non ha mai ammesso un suo coinvolgimento.

Nonostante non ci siano annunci ufficiali riguardo alla ristrutturazione dei rifugi, gli sforzi delle autorità locali per rinnovare la rete di protezione civile sono noti e riportati dai media locali da mesi. Per la prima volta, quattro funzionari hanno confermato al Moscow Times che sono in corso aggiornamenti coordinati dal governo centrale. I lavori sono iniziati a febbraio 2022, subito dopo l'inizio dell'invasione e continueranno quest'anno, ha affermato un funzionario russo. Le direttive di Mosca, inoltre, non riguardano solo i territori vicini al confine con l'Ucraina, ma anche le aree a più di 7.000 chilometri dal fronte. Negli ultimi mesi sono spuntati appalti pubblici sostanzialmente ovunque in Russia che cercano imprese per la riparazione dei rifugi antiatomici.

Il ritrovato interesse per i rifugi è riconducibile ai timori per una guerra nucleare, nati a seguito della decisione di Putin di alzare il livello di allerta ad 'alto' nel paese lo scorso febbraio, ha affermato un ex funzionario alla testata russa. "L'allerta è solo la punta dell'iceberg", ha detto. "I lavori dietro le quinte sono invisibili". Così come la ristrutturazione dei rifugi non è l'unico modo in cui si manifesta la crescente militarizzazione della Russia: basti pensare alla mobilitazione parziale o all'installazione dei sistemi di difesa aerea nel centro di Mosca.

 

Ex polveriera di Brescia, un'assemblea pubblica per tenere vivo il «sogno» del parco
Da giornaledibrescia.it del 6 febbraio 2023

Trenta giorni per salvare il sogno di un parco naturalistico nell’ex-Polveriera della Valle di Mompiano. A segnalare il rischio che tutti gli sforzi fatti negli ultimi dieci anni vengano vanificati è l’associazione Brescia Green, che proprio sul tema promuove un’assembla pubblica stasera, lunedì 6 febbraio, alle 20.30 nella sala del Lavatoio in via Rampinelli 5.

Nello specifico l’associazione intende organizzare una raccolta firme volta a far sì che il Consiglio comunale approvi le osservazioni al Pgt per il riuso e la ristrutturazione della struttura sita nella Valle di Mompiano. Questo, «dopo la bocciatura - si legge nel volantino della convocazione -, lo scorso 23 gennaio in Consiglio comunale di tre emendamenti», e con l’obiettivo di «non buttare alle ortiche dieci anni di promesse, progetti e impegni elettorali».

Pertanto, poiché la quarta variante al Pgt può essere ancora modificata e non c’è nulla di definitivo, Brescia Green («associazione culturale che promuove la partecipazione dei cittadini nella tutela dell’Ambiente come bene inalienabile») chiede l’aiuto di tutti coloro che hanno a cuore la struttura e l’area verde, segnalando che i giorni a disposizione per farlo sono 30.

 

Tour nel Bunker antiaereo
Da ecodibergamo.it del 5 febbraio 2023

Tour guidato all'interno dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale di Dalmine.

Il biglietto comprende l'ingresso ed il tour guidato nei rifugi antiaerei di Dalmine in Via Trieste (durata 45 minuti circa).

Punto di ritrovo e partenza: ingresso dei rifugi.

Si ricorda che i bunker sono ubicati a circa 20mt di profondità. Vi si accede con scala e non è presente ascensore.

Attenzione:
Il tour parte in orario, si raccomanda la puntualità.
Tutte le attività si svolgono anche in caso di maltempo.
L'acquisto non è rimborsabile.
E' vivamente consigliato (ma non obbligatorio) indossare la mascherina almeno chirurgica durante tutta la durata del tour.

Sono previste riduzioni per: RESIDENTI nel Comune di Dalmine: biglietto ridotto euro 4,00 a persona OMAGGIO per bambini fino ai 14 anni e persone diversamente abili Al vostro arrivo presso i bunker, verrete invitati ad esibire documento in corso di validità che attesti la residenza nel Comune di Dalmine. In assenza di tale documento verrete invitati a saldare la differenza.

Due turni: ore 10 - ore 11

INFORMAZIONI  prezzo: 8 euro prenotazione: consigliata telefono: 029.0939988 email: info@bunkerdalmine.it visita il sito

 

MESSINA. 8 FORTI ALLE ASSOCIAZIONI, 4 DA RIQUALIFICARE
Da tempostretto.it del 1 febbraio 2023

Raimondo Mortelliti e con cultura, sport e scuola come temi principali, è tornata ad occuparsi della valorizzazione dei forti cittadini. Messina ha fortificazioni lungo tutto il proprio territorio, molte delle quali sono attualmente gestite da associazioni. Altre, invece, devono essere recuperate, inseriti nel patrimonio del Comune di Messina e, con una gestione lungimirante, utilizzate nell’offerta ai turisti e ai cittadini.

Sono 8 i forti disponibili

A spiegarlo, con la consueta attenzione, è stato l’assessore alla Cultura Enzo Caruso: “I forti che sono in mano alle associazioni sono stati strappati all’incuria e sono diventati contenitori culturali di eccellenza. Quelli che sta acquisendo il Comune, invece, vivono una fase diversa. Bisogna mettere a sistema i piani di gestione e di restauro per poterli rendere fruibili. Nel frattempo si può contare su quelli già esistenti: sono 8 quelli disponibili. Ci manca adesso un’adeguata promozione per inserirli nei pacchetti da offrire ai turisti su Messina”.

DALLE BARACCHE A FONDO SACCÀ AL PROGETTO DI FORTE PETRAZZA: LE OPERE DELLA FONDAZIONE DI COMUNITÀ

“Sono convinto che intorno alla visita di un forte – prosegue Caruso – si possa creare un indotto. Chi gestisce il forte apre il cancello e può offrire un contenuto importante. Ma serve anche far lavorare i mezzi di trasporto con cui arrivare sui luoghi interessati e tutto ciò che si trova lungo la strada. Bar, pasticcerie, ristoranti, negozi, luoghi in cui degustare. Bisogna inventarsi un lavoro in una città che ha fame di lavoro. Questo territorio è nelle condizioni di poterlo fare, dando opportunità a quelle persone che vogliono essere imprenditori di se stessi”.

I 4 progetti

Sono 4, invece, i progetti di cui l’assessore ha parlato in Commissione: Ogliastri, Schiaffino, Gonzaga e Castellaccio. Bisognerà investire dei fondi per riqualificarli e offrirli alla cittadinanza, ma prima il Comune dovrà acquisirne la gestione.

FORTE GONZAGA, 3 MILIONI E 400MILA EURO PER LAVORI E RESTAURO

Caruso spiega: “L’amministrazione sta chiedendo per tutti e quattro i forti la gestione, la titolarità del bene, per poter rintracciare e poi investire i fondi. Ma serve una concessione almeno ventennale, perché se fosse anche solo di 5 anni non ci sarebbe il tempo tecnico di trovare il finanziamento e poterlo mettere in pratica. Così invece avremmo il tempo di attirare i finanziamenti e realizzare i lavori”.

 

Forte Aurelia, posata la prima pietra della Sala Polifunzionale Ipogea
Da romatoday.it del 1 febbraio 2023

Prende nuova vita il Forte Aurelia grazie al lavoro della Guardia di Finanza. L'obiettivo è quello di creare un'area museale fruibile a tutti i cittadini

Martedì 31 gennaio presso la Caserma “Cefalonia Corfù” di Via Aurelia Antica è avvenuta la cerimonia di posa della prima pietra della Sala polifunzionale Ipogea, che è parte del complesso monumentale “Forte Aurelia”.

Il Forte Aurelia è uno dei 15 Forti che, integrati da 4 Batterie, costituiscono il “Campo trincerato”di Roma, realizzato il giorno successivo della breccia di Porta Pia . Dopo il 1958 è diventato centro logistico della Guardia di Finanza che ora punta alla riqualificazione e recupero del sito storico al fine di renderlo fruibile e visitabile alla cittadinanza con l’obiettivo di realizzare un’area museale ed espositivo del centro e della storia del Corpo. Il progetto di recupero interessa tutta l’area della caserma e si basa sulla valorizzazione della centralità del Forte al suo interno, attraverso la redistribuzione delle cubature degli altri edifici al fine di far coesistere ambienti con finalità culturali e strutture con funzioni istituzionali proprie della Guardia di Finanza. Al progetto ha collaborato il Provveditorato interregionale alla Opere Pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna. Il progetto è stato finanziato con fondi della Guardia di Finanza, dell’Agenzia del Demanio e del Ministero della Cultura, che ha inserito la struttura nel “Piano Strategico grandi Progetti Beni Culturali”.

In questo contesto si è inserita la realizzazione della Sala polifunzionale Ipogea del Forte, un nuovo spazio di circa 850 mq che darà al Forte nuovi spazi destinati a ospitare cosi di formazione, convegni, meeting e seminari e occasioni di incontro con la cittadinanza. Per la realizzazione di quest’ultima ambiziosa opera la Guardia di Finanza ha potuto contare anche sul sostegno economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri–Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni, che cofinanziato l’intervento in occasione dei 150 anni di Roma capitale d’Italia e su quello tecnico del Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche. L’iniziativa Rientra nel progetto di ricomposizione architettonica e paesaggistica di tutta l’area della Caserma Cefalonia Corfù, un unicum nel panorama romano e nazionale.

Alla cerimonia conclusa con la scopertura di una targa commemorativa presso il cantiere della Sala Ipogea hanno partecipato esponenti della politica come Matteo Salvini, vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e ufficiali come ii Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. C.A. Giuseppe Zafarana.