DOSSO DEL SOMMO

Provincia di Trento

dosso delle somme dopoguerra.jpg (262282 byte)Sorge a quota 1670 m. sul ciglio meridionale del piccolo altopiano di Serrada a sud della baita Martinelli nel comune di Folgaria.

Fu iniziato nel 1911 e terminato nell’anno 1914.

Armamento principale:

Quattro obici da 100 mm. mod. 9 in cupole girevoli, ogni cupola pesa 24 tonnellate, ha il diametro di m.1.50 e uno spessore di 350 mm. La gittata era di 7.000 m.

 

Il forte nel dopoguerra

Armamento secondario:

Due cannoni da 60 mm. dietro scudo corazzato e 22 mitragliatrici.

Cenni storici:

Era l'opera più grandiosa e moderna della cintura corazzata degli altopiani faceva parte dello Sperre Folgaria. Era infatti classificato al 5° posto assoluto fra tutti i forti del grande Impero Austro-Ungarico. Il suo scopo principale era quello di impedire la risalita dalla sottostante Valle di Terragnolo e di controllare il versante settentrionale del Pasubio. Era il più avanzato verso sud della catena Folgaria/Lavarone e rappresentò un baluardo insormontabile per le truppe italiane quando nell'estate e nell'autunno del 1915 tentarono di avanzare in trentino invano.

Nei primi mesi di guerra venne bombardato con 10.000 proiettili di vario calibro ( il 40% di essi colpirono il bersaglio senza tuttavia provocare seri danni ). Per la verità alcuni colpi da 280 mm sparati dagli obici della zona del Toraro e dei colpi da 150 mm. sempre dalla stessa zona, obbligarono le autorità austriache ad un sopraluogo alla fortificazione per verificare la funzionalità in data 25 maggio 1915.

Il 23 aprile 1916 il forte tirava sul Comando Italiano in posizione Coe e sulle trincee antistanti, fortemente presidiate nonché sulle postazioni italiane del Pasubio, del Monte Maggio e verso il Vicentino.

Sui 25 colpi sparati si osservarono 9 in pieno. Nella notte tra il 25 e il 26 spara sul M. Maronia dove un riflettore era in azione nonché sulla Sella di Calcare e sul Valico Maronia dove era un bersaglio in movimento; in tutto 20 colpi. Nel pomeriggio altri 15 colpi a shrapnel su quota 1431. Non fu mai assalito dalle fanterie italiane.

L’opera era comandata dal Capitano Leo Schwarz. Fu radiato dalle opere militari con R.D. del 12.8.1927 nr. 1882 per poterne recuperare il ferro. E' ora di proprietà del comune di Folgaria che lo acquistò il 18-08-1935 per 120 mila lire assieme ai forti del Sommo Alto e di Cherle.

Notizie sull'opera:

Pianta  del forte

Era chiamato anche forte di Serrada o Dosso delle Somme, dagli austriaci Panzerwerk Serrada. Progettista e direttore dei lavori fu l’Ing. Capitano dello Stato Maggiore del Genio militare austriaco R.Majer in seguito il capitano Karl von Bedekovic..

Il corpo delle casematte su tre piani di 2.5 metri d’altezza l’inferiore e di 2 metri gli altri,lungo una novantina di metri e largo otto ha nella sua corporatura due cupole degli obici e due casematte fisse ( una per ala ) con due mitragliatrici ognuna e munite di un piccolo riflettore per la vigilanza approssimata. Al centro del corpo delle casematte parte una robusta poterna di forte copertura, munita di feritoie per due piccoli riflettori fronte Nord-Est, vigilanti i reticolati di quota 1662. Questo passaggio unisce al corpo centrale un secondo corpo ad esso parallelo estendendosi a destra della poterna stessa.

Questo secondo corpo, di robusta costruzione, ha due piani sotterranei e porta sulla sua copertura due cupole per obice ( con interasse di 42 m. ). Tra le due cupole, una cupola girevole per osservatorio ( dal peso di 42 tonnellate ). All’estremo destro questo corpo porta due casematte metalliche fisse per mitragliatrici accoppiate per la difesa ravvicinata.

Poco più avanti, e sempre entro il recinto, sta un fortino armato con tre casematte metalliche fisse aventi azione sul terreno circostante. All’estremo Est della posizione, verso quota 1660 il fossato del forte, largo otto m. converge contro un robusto cofano di controscarpa.

Questo cofano è a due piani ed ha un’ampiezza di 25 m. circa. In centro fra la poterna e i due corpi, il terreno è sistemato per un’ampia postazione di fanteria.

Il retro del forte durante il conflitto

Una galleria partente dal forte, con lunghezza di 300 m. circa, porta verso Val Terragnolo ove, nei dirupi a picco sulla valle, è ricavata una caverna armata con due cannoni da montagna.

La copertura del forte era di calcestruzzo armato dallo spessore variabile dai due ai sei metri, nel quale era annegata una fittissima rete di putrelle di cinquanta centimetri di altezza.

Il collaudo della copertura fu fatto sparandole dei colpi di mortaio Skoda da 305 mm. Il tiro persistente dei tre obici italiani da 280 mm. piazzati sul passo della Borcola non gli arrecarono danno. Possedeva un gruppo elettrogeno per l’illuminazione interna ed esterna e anche per i ventilatori.

L’approvvigionamento idrico era assicurato da una stazione di pompaggio che dall’acquedotto dell’Astico alimentava una ( due ) cisterna interna ( capacità 280 ettolitri ) nel forte e anche il forte Sommo Alto.

Era collegato tramite tubi ottici con il forte Sommo Alto e la centrale ottica del Monte Cornetto. I collegamenti telefonici passavano per la centrale di Folgaria. La guarnigione era integrata da 60 Landschutzen. Anche questo forte era dipinto a macchie verdi-rossastre. Sul fronte di gola ( a nord-ovest ) corre un muro con feritoie; trincee in cemento completano a nord-est, sud-est e ad ovest, la cinta, lasciando però intervalli difesi da solo reticolato. Un reticolato cingeva il forte su tre ordini di metri 10 di profondità ciascuno.

Ad est del forte, le difese, oltre allo scopo di fronteggiare le provenienze dalla Val Terragnolo, assumono quello di concorrere allo sbarramento del passo Coe. Dista dal forte Cherle km. 5.100 e dal forte Sommo Alto km. 1.475.

 

Vie d’accesso all’opera:

Dal paese di Serrada, si prende la telecabina per il rifugio Baita Tonda e poi a piedi per circa mezz'ora sul sentiero 136. Altrimenti dal Passo Coè, a piedi mezz'ora.

 

 

Il forte ai nostri giorni