SOMEDA

Provincia di Trento

Foto dell'opera di Someda ai nostri giorni

 

Si trova in posizione sovrastante ( 1276 m. ) l’omonima località frazione della vicina Moena, nell’alta Valle dell’Avisio a km. 77 da Trento.

Fu eretto nel 1899.

Armamento principale:

Due obici da 150 mm. Mod. 80 in cupola girevole.

Armamento secondario:

Due cannoni da 120 mm. M.96 in cannoniera minima corazzata su affusto girevole e quattro mitragliatrici M. 93 e 12 fucili su feritoia da fucileria ( gewerhrlafetten ). Secondo altre fonti anche sei cannoni a tiro rapido.

Cenni storici:

Opera che faceva parte del progetto di fortificazione anche dei punti secondari del confine. Il suo scopo era il blocco della viabilità nella valle di San Pellegrino, verso Moena ( Sperre Paneveggio ). Malgrado tutto, nel 1915, fu considerato obsoleto e i suoi pezzi trasferiti in postazioni campali al Passo San Pellegrino. Dopo la guerra entrò a far parte del patrimonio del Demanio Militare Italiano che nel 1927 ( R.D. 12.8.1927 n. 1882 ) lo dismise e nel 1933 fu sottoposto ad una parziale demolizione. E’ ora di proprietà del signor Giovanni Battista Felicetti di Someda.

Il lato verso valle del forte

 

Notizie sull'opera:

Era chiamato anche Forte Moena e in tedesco Sperre Moena. Opera a pianta quadrangolare, compatta e massiccia. costruito in conci di granito squadrati con la cupola in calcestruzzo. L'interno è a due piani e la copertura di robuste volte a botte di calcestruzzo riccamente armato. La parte anteriore è ad uso bellico mentre quella posteriore è adibita al casermaggio della guarnigione.

La batteria dei cannoni si trova al primo piano. Dietro le casematte dei cannoni e sotto le stesse casematte si trovano i depositi di munizioni e le riserve. Un fossato, largo 4 m. e profondo 5 m. circondava parzialmente il forte.

Verso Someda, presentava sette aperture su due ordini, un portale d'ingresso ad arco ribassato e si notano ancora i segni delle scanalature dove correva la saracinesca e la scritta: " See/Hohe 1320, 650 M ". Verso valle quattordici feritoie per la difesa ravvicinata e otto finestroni verso monte.

Verso il passo la fronte dell'edificio diventa un piano inclinato ( soluzione già vista nel forte di Romagnano ). Contro gli attacchi delle fanterie nemiche, era protetto anche da un campo di reticolato profondo 12 m. e da campi minati, ampliati ulteriormente nel 1908. Due osservatori corazzati erano installati nel forte. L’approvvigionamento idrico avveniva tramite una delle sorgenti della valle San Pellegrino che alimentava la cisterna.

Le due strade di avvicinamento all’opera erano sotto il campo di tiro del forte. Fino a 2000 m. era possibile il tiro diretto dei cannoni verso la strada dell’Alpe di Lusia, sopra ai 2000 m. il tiro era effettuato dai mortai.

La strada della valle San Pellegrino era colpita direttamente fino sopra i 2000 m. L’osservazione dei tiri era effettuata attraverso due stazioni di segnalazione, collocate a Busa Grande e Plavac. La guarnigione era composta da 8 ufficiali e 146 militari . Era collegato telefonicamente con il vicino forte Dossaccio e con la caserma di Moena. L’illuminazione attorno al forte avveniva tramite tre fari ad acetilene incassati ( uno nel fronte, uno nel fianco sinistro e il terzo nella gola ) e da quattro proiettori a scomparsa.

Altra vista del forte oggi

 

In questo forte era adottata la soluzione del doppio fronte difensivo: concezione che voleva i pezzi puntati contemporaneamente sia verso monte sia verso valle della fortificazione.

Vie d'accesso all'opera:

Dal paese di Moena, ci si porta nella frazione di Someda e da qui dalla parte alta del villaggio su strada asfaltata, il segno del sentiero n. 680 fino al bivio per la mulattiera che sale in montagna. Si prosegue per l’asfalto, si supera il crocefisso ligneo. Per percorso pianeggiante che taglia la costa verde, si giunge a piedi in circa mezz'ora si arriva al forte.