RONCOGNO

Provincia di Trento

roncogno oggi.jpg (132292 byte)Vista odierna del forte

 

Sorge su di un largo terrazzo in parte artificiale al margine della zona alta del Cimirlo alla base meridionale delle pareti rocciose del monte Celva a est dell'omonimo paese sul fianco sinistro del Fersina a m.805. L’area fa parte del territorio catastale di Povo e dista km.8 da Trento.

I lavori iniziarono nel 1879 e finirono nel 1881 ( secondo altre fonti nel 1872 ). Venne in seguito rimodernato nel 1904.

Armamento principale:

Quattro cannoni da 120 mm. Mod. 61 in casamatta ( il settore orizzontale di tiro era di 45° ).

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Pianta austriaco dell'opera

Cenni storici:

Era chiamato dagli austriaci Batterie am Sattel von Roncogno. All'inizio del conflitto fu considerato dagli austriaci, antiquato e di vecchia concezione. Fu disarmato e i pezzi spostati in caverne. Radiato dal Demanio Militare italiano il 12-08-1927 con R.D. n.1882. E’ ora di proprietà del comune di Trento. Nel 1989 fu liberato dalla vegetazione che lo invadeva, ripulito all’interno e all’esterno, in taluni punti restaurato, a cura dell’Agenzia del lavoro della Provincia autonoma di Trento che provvide pure a sistemare il luogo a parco.

Notizie sull'opera:        Planimetria dell'opera

Assieme al sovrastante forte Cimirlo, doveva ripetere il solito schema della difesa a tenaglia e proteggere la Valsugana. Si trattava di opera in casamatta di pietra calcarea come le altre realizzazioni di quel periodo. Bassa ( dai 4 ai 6 metri ) organizzata sul piano terra, disegna un irregolare ferro di cavallo. Alla disposizione, convergente, del corpo di oriente e di occidente, corrisponde a meridione un elemento leggermente a rotonda che li unisce dando al complesso un’unità urbanistica. Al punto di saldatura c’è un piccolo saliente quadrangolare, parzialmente in calcestruzzo, parato lapideo meno curato, finestrella centrale tra due fuciliere. Ai piedi di esso un’apertura di conci di pietra a pieno sesto immette in un ambiente terragno, ora crollato e murato.

L’ingresso è posto a nord, nella breve corte tra i due corpi opposti. E’ introdotto dal piazzale di manovra ora in parte rimboschito. A oriente, cioè verso il declivio della valle inferiore del Fersina, un fossato di gola defila l’opera. Il muraglione è di pietre calcaree megalittiche, è a scarpa, scende per un tratto nel bosco verso il valico, è più elevato del forte, la sommità, orlata da un boschetto di pino nero, è a terrapieno.

Il prospetto nord dell’ala occidentale è modestamente a capanna, quello dell’ala orientale è a coronamento piatto. Il primo è munito di tre fuciliere, il secondo di quattro in ordine binato. il portale centrale è a sesto ribassato. Il portalino dell’ala est è a sesto pieno. Fuciliere e guardioli completano l’assetto fortificatorio "interno". Sui prospetti ovest e sud si aprono quattro finestroni-cannoniere a sesto ribassato di conci poggiati su un lungo basamento monolitico. Sono alternati da otto fuciliere. Le strombature sono esterne.

Il prospetto est, verso il fossato, sette fuciliere ordinate in due gruppi distinti, è a largo timpano a falde sfasate. Il che esalta quell’aria "rustica", "montanina" di questa bella costruzione che è anche la più singolare dell’intero sistema difensivo ottocentesco dei dintorni di Trento. Rusticamente ammirevole nella sua semplicità architettonica è pure l’interno. Le pareti e le volte a botte sono completamente di conci a vista. Il lungo corridoio, trasversale, leggermente arcuato, corrisponde al corpo ovest e sud. E’ scandito da nove arconi a nicchia, quattro sul lato nord, cinque su quello opposto dove si apre l’ingresso al saliente. Il breve vano del settore est è accessibile dalla portina laterale. Il pavimento è in battuto. La copertura, pacatamente a cupola, è di calcestruzzo.

Il forte era servito da una strada militare che saliva da Povo e che al valico si dipartiva in tronchi che servivano le varie postazioni. Era in collegamento con le batterie e gli apprestamenti difensivi del M.Celva.

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Schizzo austriaco dell'opera 

Vie d'accesso all'opera:

Dalla città di Trento portarsi a Roncogno. Da qui si sale al monte Celva dove sorgeva il forte Roncogno.