COL VIDAL

Provincia di Belluno

                     

La facciata del casermone di Vidal Alto posizionato sul rovescio della batteria

 

Sorge sul Pian dei Buoi, sopra Lozzo di Cadore e fa parte dello stesso territorio comunale, a quota 1880 m. in località Col Vidal provincia di Belluno.

I lavori iniziarono nel 1911 per finire nell'autunno 1914.

Armamento principale:

Quattro cannoni da 149 A su cupole girevoli con copertura tipo Armstrong di 140 mm. di spessore in acciaio al nichelio del peso di 180 q.li

Armamento secondario:

Quattro pezzi da 75 A e otto da 70 Montagna.

Cenni storici:

Opera facente della Fortezza Cadore-Maè. Gia il 25 aprile 1915 l’imponente sistema di fortificazioni cadorine aveva perso gran parte di quel peso strategico di cui era stato accreditato ed investito negli anni precedenti. Comandante dell’opera era il Capitano Ostuni. Subito nel 1915 arrivarono ordini di prelevamento di munizioni ed altro dal forte e da altri della Fortezza Cadore-Maè, che diventava sempre più punto logistico e magazzino.

Il 23 maggio tutte le fortificazioni furono dichiarate in stato di difesa ed il 25 maggio in stato di resistenza. A differenza del forte di Monte Tudaio, le truppe di presidio al Vidal, il giorno 7 novembre 1917 abbandonarono le posizioni e alla spicciolata, senza fucili e zaini, si avviarono verso la strada nazionale.

C’è da dire che non ci fu azione di fuoco visto che le sue migliori bocche da fuoco erano già state prelevate in precedenza. Tuttavia pare che un ufficiale superiore avesse voluto tentare un’azione di artiglieria investendo Lorenzago ormai pieno di truppe nemiche, ma ne sarebbe stato dissuaso dalla considerazione dei danni che il paese avrebbe fatalmente subito.

Tutte le opere furono lasciati intatti, ed un tentativo di sabotaggio fu operato solo alla stazione della teleferica. Negli anni 1939-40, nell’ambito delle realizzazioni del cosiddetto Vallo Alpino, era stato ipotizzato un riassetto dell’opera ma poi non fu fatto niente.

col vidal depositi sotterranei.jpg (60597 byte)

Pianta dei depositi sotterranei del forte

 

 

Notizie sull'opera:

Il Ministero della Guerra assegnava nel novembre 1909 L. 190.000 per i lavori preliminari e nel marzo 1910 altre L. 400.000 per il completamento dei lavori. Il forte era formato da un insieme articolato di manufatti, concepiti come complementari tra loro ed uniti da una complessa rete di collegamenti e difese. Fu dotato di una teleferica per il trasporto dei materiali.

Arrivati al forte, si trova la vasta caserma ( posta sul rovescio del fronte principale ) su due piani, lunga poco meno di 80 metri, è rivolta in direzione sud-ovest e posta quindi sul rovescio del fronte principale, larga massimo 40 metri ed alta 7 metri è provvista al piano terreno di 8 porte e 9 finestre.

All’estremità destra dell’edificio e limitatamente al piano terreno, si sviluppava l’ala destinata ad ospitare vasche, pozzi e servizi igienici. A sinistra v’erano invece tre grandi stanze collegate tra loro da porte e destinate a ricovero truppa, le prime rampe della tromba delle scale ed infine 7 locali di varie dimensioni adibiti ad ufficio e magazzino, tutti comunicanti tra di loro e, in due casi, accessibili anche dall’esterno tramite porte.

Il piano superiore, dotato di 14 finestre sulla facciata, di 3 sul retro e di 2 sui fianchi, era adibito a camerate, come si può dedurre dai numerosi infissi metallici ancora visibili sulle pareti, atti a sorreggere i letti a castello, ma disponeva pure nell’ala destra di alcuni locali più piccoli, la cui planimetria corrispondeva sostanzialmente a quella del piano terreno. Un’intercapedine, larga 50 cm. correva tutto intorno al fabbricato per isolarlo dall’umidità e da eventuali infiltrazioni d’acqua.

Una grande vasca, capace di circa 100 mc. era ospitata nell’ala destra ed alimentata dall’acqua piovana raccolta dal tetto.

All’estremità destra del piazzale, lungo circa 110 m. parte una mulattiera, lunga una cinquantina di metri, che serviva una postazione di mitragliatrice, rivolta al controllo di tutte le provenienze dalla sottostante Val Campiviei. Una seconda caserma è sul fronte di gola della batteria e scavata tutta sulla viva roccia. Realizzata in blocchi di pietra squadrata e, lunga circa 45 metri ed alta fino ad un max. di 9.5 metri, appare dotata di 4 porte e di 9 finestre, di cui 3 al piano terreno. Il piazzale antistante è largo al massimo 45 m. e lungo 30 m.

Un locale riserva del forte

 

Per la prima porta di destra si accedeva alla sala, lunga quasi 14 m. e larga 4 che ospitava i generatori di corrente, per quella centrale ad un corridoio che dava adito alla rampa di scale per il piano superiore e per quella di sinistra a due locali di diversa grandezza ( il più piccolo era dotato di forno ).

Nella parte interna e retrostante i grandi locali scavati nella montagna e alla rampa che portava alla più elevata batteria corazzata largo 2 metri ed alto 3, dopo aver mantenuto andamento rettilineo per circa 90 metri, piega infine leggermente verso nord-ovest, portando, dopo altri 12 metri, al corridoio della batteria. La batteria corazzata consisteva in un blocco di calcestruzzo di forma rettangolare ( m.50 x 17 ).

In tale struttura erano stati ricavati i 4 pozzi con rampe d’accesso di 12 gradini, collegati da un corridoio lungo 46 metri. Lungo esso, erano state ricavate 5 riservette (m. 5,70 x 3) con volta in getto di calcestruzzo. Dalla parte sinistra della batteria si sviluppava un corridoio, lungo quasi 8 m. che serviva, tramite anche una rampa di scala in discesa, un osservatorio blindato, unico realizzato dei due progettati. Lo spessore dei muri esterni variavano da 1.2 a 2.0 metri. Era dotato di stazione ottica.

Vie d'accesso all'opera:

Dalla piazza principale di Lozzo di Cadore parte la cosiddetta strada del genio, che dopo circa 18 Km. porta al piazzale del forte.

 

Altre foto disponibili